NEXT DOMINA | Carla Braccialini, 85 anni di passione

Scattante, attentissima, partecipativa, un’onda sbarazzina, candida, si fa strada tra il nero dei capelli che le incornicia il volto minuto dove due occhi neri come la pece sono sicuramente dotati di raggi X. Palazzo Vecchio,ill Salone dei Cinquecento, un parterre di relatori, tra tanti relatori, una sola donna Carla Braccialini.
Come prende la parola la platea si anima, all’impeto della sua tipica parlata fiorentina dall’eloquio schietto. “Mi chiedono” dice stupita, “da dove attingo l’ispirazione per le mie borse che suscitano tanto consenso. Ma dico che domanda è codesta? Io sono nata qui, in questa città. Chiunque viva qui, volere o nolere, ha il privilegio di convivere con i capolavori che rendono Firenze unica al mondo per l’architettura, la scultura la pittura. Non è un caso che sia nata proprio qui, poco più di cinquecento anni fa l’Accademia delle Arti del Disegno, voluta da Giorgio Vasari e fondata da Cosimo I, e il primo accademico fu Michelangelo… palazzi chiese sculture, giardini il duomo e i suoi marmi policromi per non parlare dei tesori conservati ovunque… so di essere stata molto fortunata e oggi sono sgomenta che la scuola abbia scippato ai giovani questi saperi, saperi su cui io ma non solo io, abbiamo costruito la nostra attività, la nostra vita. L’arte è nel nostro DNA… questo significa essere italiani.”
Dice di essere sempre stata affascinata dalla visione del mondo! Fascino che si riverbera su suoi interlocutori. Anch’io non posso che essere incantata da questa ragazza intraprendente, coraggiosa, elegantissima ed agile, nonostante abbia doppiato la boa dei suoi primi 85 anni! La passione è palpabile…
“In V elementare avevo imparato a memoria un reportage di Luigi Barzini Senior sullo’Estremo Oriente… sognavo ad occhi aperti, nel mio immaginario ero Sandokan”. Un Sandokan nostrano a Settignano dove la famiglia era sfollata durante la guerra. Firenze non fu dichiarata Città aperta, poté contare solo solo sull’amore di chi l’amava che si ribellava all’accanimento di chi la voleva distrutta. Ebbe ferite profonde e insanabili, sparirono i palazzi dalle facciate dipinte, così come la scellerata e inutile distruzione dei ponti… fu risparmiato solo Ponte Vecchio. I fiorentini impotenti assistevano allo scempio. Carla, che non amava né bambole, né la maglia né l’uncinetto, aveva la sua banda di ragazzini intrepidi e scatenati, con cui andava in cerca di “avventure”.
Con la stessa esuberanza di allora, mi fa vivere l’emozione che provò a guerra finita. I rischi dietro ogni angolo non la fermano, incurante di qualsiasi ulteriore restrizione o prudenza, inforca la bicicletta per buttarsi a rompicollo giù giù dalle curve strette e raggiungere la sua Firenze, colpita a morte… e stupenda. La percorse tutta, soprattutto i quartieri che conosceva poco o niente.
Rifredi, Porta Romana, a zonzo fino a notte per sentirla, trovarla e ritrovarla, per sentire la vita scorrere nuovamente. Si sposa a soli 17 anni, e anche se il marito era il suo esatto opposto misero su famiglia, quattro figli, allora non c’erano certo le mamme nonne…
Serenamente ammette che la sua fortuna è stata il non saper fare, ma saper vedere unita ad una fantasia straripante. L’idea era trovare qualcosa di nuovo, tentare, sperimentare. Creò quella che ora si direbbe una rete d’impresa coordinando gli artigiani della paglia. Lo spunto offerto da un lontano parente che esportava quantità di paglia in America. Di qui l’idea di sfruttarla meglio, che è poi un dono tanto modesto, offerto dalla natura, per farne la base di un prodotto elegante.
La realtà, aggiunge sorridendo, è che “proprio non sapevo fare il pellettiere”. Proprio cosi. Il pellettiere si dice a Firenze. La paglia invece era manipolabile anche da lei, e dove non c’era la manualità suppliva la fantasia, con tanto di orrore” degli addetti ai lavori scandalizzati dalle sue pratiche per niente ortodosse. Così nacquero le sue prime borse che fecero furore nelle Riviere, sia a ponente che a Levante in Liguria, Rapallo, Santa Margherita, Sanremo, Alassio o Bordighera, ambite mete del bel mondo di allora.
L’estate troppo fugace non era sufficiente ad assicurare la continuità alla neonata azienda. Doveva nascere una borsa per l’inverno. La borse di pelle di allora, continua, obbedivano a canoni molto rigidi e quindi ci poteva essere spazio per qualcosa di più fresco, comunque elegante ed esclusivo. I tipici Cestini estivi furono sostituiti da intrecci di pelle e forme più invernali, più spiritose più allegre.
Niente Pitti allora per lanciare un nuovo prodotto, ma Firenze faceva comunque scuola. La fortuna arrivò grazie ad un caro amico che aprì un negozio a piazza del Duomo dove Le sue borse fantasiose, ma in qualche modo classiche, trovarono un trampolino di lancio eccezionale, e le signore del bel mondo, che allora era davvero esclusivo ed elegante, si davano appuntamento qui per assicurarsele. Poi il boom.
La richiesta da parte del Raspini, di una linea in esclusiva. L’arcobaleno le diede l’idea, e le sue borse diventavano tanti arcobaleni, fatti di striscioline di pelle di capretto, di tanti colori diversi appunto. Fuori serie sì, ma con i canoni giusti.
Grande intraprendenza grande coraggio, e pur sola, era ormai rimasta vedova, affrontò la malavita che già allora traeva enormi guadagni dalla contraffazione. “Riuscimmo a sequestrare e a far sigillare un’impressionante quantità di merce contraffatta. Accompagnata da un ufficiale giudiziario armato di ceralacca, e da un avvocato, battemmo porta porta i quartieri Spagnoli a napoli e consegnammo tutto in tribunale. La vicenda si risolse in una bolla di sapone, ma intanto eravamo stati in grado di reagire.
Ora la Presidente ha ceduto il bastone del comando e finalmente si dedica alla sua grande altra passione: i viaggi, per soddisfare la curiosità che le suscitavamo le mete che toccava con il suo lavoro e che non aveva mai potuto soddisfare appieno.
In questo giardino meraviglioso in un’ansa dell’Arno, la cornice ideale di questo “ritratto”, l’incontro si conclude con una sorpresa… in famiglia la vis creativa non era una sua totale esclusiva, in realtà suo fratello era un pittore tanto dotato quando riservato ma io ho avuto la fortuna di scoprirlo e chissà che possa essere conosciuto anche da tutti noi che amiamo l’arte e la bellezza.
La casa sul fiume di Carla