Sapienza razionalista: scopriamo l’architettura della città universitaria
Sotto i lavori dell’archivio storico dell’università: La Sapienza, svolto da Carla Onesti, e dopo un intervento interculturale, come accenna la P.ssa Covre, fortemente voluto da Manuel Carrera, i lavori di archivisti, appunto, come Carla Onesti, la partecipazione attiva e “simpatica” del prof. Giorgio Muratore e di vari storici, tra cui Claudio Zambianchi, ci si accinge a parlare, più dell’architettura che dell’aspetto artistico della città universitaria tra la più famose in Italia e nel mondo. Si è detto che dal Razionalismo (questa la corrente storico-artistica nell’architettura di quegli anni, cioè degli anni trenta), degli istituti di Chimica e Botanica di Giuseppe Capponi, al rettorato di stampo monumentalistico di Marcello Piacentini (morto nel 1960), si introduce, in tutti i suoi aspetti, il percorso dell’architettura italiana che fa parte di un lato dell’urbanistica di quegli anni.
Uno dei lati più caratteristici ed interessanti che riguarda la fase progettuale della città universitaria, è costituito dal confronto con altre realtà europee; incontro artistico, e storico, anche forse, voluto da Mussolini nel 1932 circa, quando si diede vita al progetto di riunire in un’unica struttura la “culla” del sapere, appunto. Piacentini fu direttore dei lavori e capo dell’equipe degli architetti coinvolti nell’impresa edilizia .Egli consentì ai giovani artisti di studiare l’articolata situazione edilizia estera coeva, prendendo in esame le ultime tecnologie. Tale apertura internazionale, si tradusse in effetti “tecnici” proprio nel 1932 con Gaetano Minnucci, redattore della rivista: “Architettura” Il viaggio di quest’ultimo, viene dedicato agli impianti realizzati per i gabinetti scientifici e toccò diverse sedi di importanti istituzioni universitarie: Madrid, Parigi, Amsterdam, Lipsia, Monaco. Il dossier diventò vero manuale.
Il viaggio in Germania di G. Capponi porta al progetto degli edifici di Botanica e Chimica Farmaceutica, probabilmente avvenuto proprio nel 1932. Ma nasce tutto dall’ambiente tedesco, dai rapporti intercorsi con questo assetto urbanistico-architettonico. Tutti questi dati confluiranno nel suo: “Osservazioni ed appunti su alcuni impianti “di serre esistenti presso istituti Botanici in Germania del 19 marzo 1935., stilata da Capponi. Ma veniamo all’interessante intervento di G. Muratore che spiega, in un’ampia prospettiva, tutta la storia dell’intervento architettonico, e quasi artistico della Sapienza. Egli afferma che, il fascismo richiedeva solo la “tessera” al partito, ma non aveva certo bloccato gli interventi creativi di allora. Con Capponi e Pagano si realizza il più differente degli edifici, quello di Matematica.
La pianta ha una sua simmetria, ma i “rialzati” vengono realizzati da Michelucci. Con Pagano , anche se nella realizzazione di Fisica Vecchia, si trovi una “diversità”, vi si riscontra nell’architettura d’insieme, un’ “Unità nella varietà”. Resta da vedere la Cappelle, che è un edificio Picentiniano, costruito dopo la guerra. E la cappella va ad edificare un portichetto del Montuori. Tutto ha un rialzo successivo nel 1956. Secondo Muratore Fisica Vecchia è uno degli edifici più belli dell’architettura degli anni trenta. Sono gli istituti di Lettere e filosofia e di Giurisprudenza ad essere di poco antistanti al Rettorato, proprio per lasciar intendere la Gerarchia dei saperi e della Socialità di allora. E ciò significherà che il potere verrà retto da tali due ideologie.
La statua della Minerva è di Arturo Martini, artista noto negli anni trenta per una forte incisività antropomorfa anche nei suoi “visi” della deologia. Mignucchi realizza uno dei tanti corpi dove si trova l’Aula Magna di Lettere, e Chimica è di Aschieri. Michelucci realizza Geologia, pensando forse più a Le Corbusier che non a Gropius. La zona attorno al Rettorato è di Montuori. Per ciò che invece riguarda: Amleto Cataldo, un bravissimo e capacissimo scultore pensato per il Monumento ai Caduti, però qui, è completamente assente nel “Monumento allo spazio”. La zona del Rettorato è affidata, ancora una volta, a: Piacentini e
d un ifedelissimo Rapisardi è Giurisprudenza e Lettere. Quanto appaia solida l’edificazione di Michelucci, tanto invece piena di Vetrate quella delle aule Blu.
Interviene allora, in un interessante excursus artistico: Claudio Zambianchi, che ci dice che l’edificio di Pagano è il più lodato nel 1938, e nel ’31 ci furono molte mostre che avrebbero messo in crisi Piacentini, anche se la sua Città Universitaria è quella che resta il suo sogno, da volontà di creare la “Città del Sapere”, appunto, o anche: Città della scienza, (sempre se se ne voglia effetuare una differenza di fondo). Piacentini comunque “veniva” da Berlino e Londra, e da lì attinse ogni cosa. Qualsiasi aspetto che poi è stato rielaborato. L’architettura dei passatisti andava superata e farà di tutto per smontarne ogni erede. Anche per questo forse, si fece affiancare da un buon tecnico coordinatore: Minnucci, e il progetto nasce nel 1926. E’ un personaggio straordinario,scrive un libro per la Casa Popolare Olandese; si occupa di : acustica, infissi e quant’altro possa dirsi di effettivo uso sostanziale in visione di un vero e proprio studio per chi vi apprende qui.
Ad avere attese diverse sono il: Rettorato, con la torre, l’edificio di Chimica, Scienze Politiche e Giurisprudenza che hanno altezze ben diverse da quelle originali. La Sapienza, allora, avrà e godrà di uno stile mittleuropeo. Tra i suoi costruttori ricordiamo: Foschini: il più reazionario, il “più di sinistra” dell’epoca, un leader a V. di Ripetta, lo ritroviamo all’Eur, e facente parte della Loggia P2, con Licio Gelli. Si noti poi che tra i tanti dell’equipe: Michelucci, era stato da poco assunto per Piazza Vanezia, e si ricordi anche a Sabaudia, o per la Stazione di Firenze.
Segue lda Covre che ci introduce in un mondo particolare; ci trasporta quasi totalmente nell’”andar” dei lavori dell’epoca, e ci dice che: l’edificazione si restringe sull’edificio di Botanica di Giuseppe Capponi, dove viene meno tutto il segno Razionalista. Egli nasce a Cagliari e muore nel 1936, giovanissimo, a Capri. I primi lavori sono di ristrutturazione di interni, legati alla committenza tedesca, tratti da riviste di Cesare Valla: “Arti decorative”. Qui troviamo la scansione dello spazio rispetto ad aspetti cromatici, dov’è messa in evidenza la passione pittorica. La scansione cromatica, soprattutto nei rapporti tra grigio e giallo, è una scansione cromatica efficiente. In vari casi Capponi è affiancato da un’artista: Anna Barrobbio.
L’istituto di Botanica sarà del 1932-’35, ma nel ’36 ne entra la docente di scenografia . Ha rapporti con Nebbiosi e Nervi, e Roberto Papini ne parlerà dell’architettura nel tratto pittorico. In una lettera del 21 giugno 1932 ed in una seconda del 5 luglio dello stesso anno accadde che , per situazione economica dovuta ad un budget ristretto, si rendano necessari gli interventi per l’edificazione di Chimica del 31 ottobre 1935, dove le costruzioni davvero completate siano quelle centrali.Gli edifici in Giallo sono di Foschini.
Di Pagano i finiti, ma non arredati, ed in azzurro di Capponi. Ha legame con il Teatro a Pavia e anche con costruzioni di cinematografi. Qui è presente un quadrato che scandisce la facciata. Altri edifici di Botanica sono ben studiati nei suoi appunti; in realtà aveva pensato a due bracci a raccogliere le serre, ad accogliere intorno la fontana.
Chiude l’arch. Onesti, affermando che La Sapienza svolge un ruolo essenziale tra il 1934-’60, che il MIBAC ha finanziato un settore dell’archivio storico delle diverse strutture del piano. Vi sono 9725 fascicoli professionali di docenti, ed attraverso questo patrimonio, sono dati due fondi: il fondo per l’Archeologia e quello delle segreterie di Economia e Commercio (1906-1970). L’archivio storico di quest’ampio patrimonio artistico è sia di natura: fotografica che cartacea, ed è essenziale. Vi sono 481 disegni originali. Nel settembre 2009, il MIBAC ha concesso un fondo con cui sono stati schedati notevoli: bozze, schizzi, prospettive su carta lucida. Si conclude dicendo che il Razionalismo, alla fine, stava diventando un’architettura di stato, con Gropius, Bahaus. E conclude Muratore sostenendo che: Capponi, come braccio destro di Piacentini, “tradì” poichè diventò il grande urbanista della vita democratica.
Per chiudere però un discorso che ci ha riportato quasi ad un secolo di distanza,si può affermare che da ex-studentessa quale chi scrive sia, e che ha potuto approfittare degli spazi della Sapienza, si può ribadire che questi ultimi stessi edifici degli anni 2000 soprattutto, non danno poi un così terribile aspetto globale all’architettura in vista , ma che comportino, certo, una caratteristica di selezione dello spazio attorno a Botanica o a Biochimica, di cui poco si è parlato, , il quale, sarà pur vero, riduca la bellezza dell’”EDIFICIO SAPIENZA”, e che ancor più tolga allo sguardo ed anzi lo allontani dal verde, ma che , in totalità, comunque, la Città mantenga sempre una sua bellezza ed un suo fascino come costruzione, che, da Razionalista europea della prima università di Roma, lo si dica pure, rimane sempre, rispetto a tante altre “zone del sapere “ italiano, una delle più creative.
Michela Gabrielli
26 novembre 2012