Gina Pane, prima mostra antologica dedicata all’artista

Fino all’8 luglio presso il Mart di Rovereto, corso Bettini 43 è possibile visionare la prima mostra antologica dedicata a Gina Pane (1939-1990), una delle più importanti esponenti della Body Art internazionale. In mostra sono presenti oltre 160 opere: installazioni, dipinti, disegni, video, fotografie, sculture e oggetti utilizzati nelle sue performance.
L’artista ha affermato:”Se apro il mio corpo è affinché voi possiate guardarci il vostro sangue, è per amore vostro”. Attraverso questa importante retrospettiva, ideata da Gabriella Belli, a cura di Sophie Duplaix con la collaborazione di Anne Marchand (erede dell’artista), il Mart riesce a svelare la coerenza concettuale del percorso artistico di Gina Pane, attraverso un percorso che parte dai dipinti geometrici fino alle “azioni” degli anni Sessanta e Settanta, per poi arrivare alle “Partitions”
e “Icônes” realizzate tra il 1980 al 1989. Oltre 160 opere provenienti dai maggiori musei d’arte contemporanea internazionali e da diverse collezioni private.
Gina Pane è stata, durante gli anni Settanta, una delle artiste più celebri per la Performance Art, essa ha rappresentato la sua poetica attraverso una serie di “azioni” ricche di elementi simbolici. Le ferite che si autoinfliggeva con una lama di rasoio, hanno suscitato in quegli anni uno shock visivo fortissimo; il corpo era offerto come specchio allo spettatore, e il sangue come se fosse un dono vitale.
Questo atteggiamento ricco di sofferenza fisica ha contribuito purtroppo, a identificare l’artista con la sola esperienza della Body Art, così questa mostra vuole proporre invece, un percorso che faccia luce su tutta la sua produzione, certamente più varia rispetto alla sola Body Art. Il tema del sacro, per esempio è una tematica molto importante della sua opera; l’onnipresenza della croce e il corpo sofferente del martirio, formano un insieme di riferimenti che ritroviamo in modo ossessivo in tutto il lavoro di Gina Pane.
Le prime opere esposte in mostra sono dipinti e sculture dove il tema del corpo ne è già l’epicentro. I dipinti e le sculture di questa fase mettono in evidenza l’interesse per il colore e per le forme minimaliste, evidenziando quindi la sua formazione di pittrice, sempre rivendicata da lei stessa. Il corpo è al centro anche delle sue performance, come in “Hyde Park Gazon” del 1965-1966, dove un volume ricurvo rinvia a un vocabolario “minimale”.“Pierres déplacées”, del 1968, è il primo intervento dell’artista nella natura.
Gina Pane muove delle pietre affinchè ricevano i raggi del sole, cambiando in modo simbolico il corso degli eventi. “Situation idéale: Terre – Artiste – Ciel” del 1969 è un’opera in cui l’artista si staglia in piedi formando una linea verticale perpendicolare al cielo e alla terra, stabilendo in modo simbolico un territorio in questo spazio intermedio.
Nello stesso periodo realizza “Solitrac” (1968),un film dove evoca l’angoscia e il panico della solitudine. All’inizio degli anni Settanta Gina Pane realizza le “azioni” in un primo momento in studio sola, successivamnete in luoghi istituzionali, con la presenza del pubblico. Sono performances ideate in modo calcolato e preciso; ogni gesto nasce da una sequenza di azioni che non lascia spazio alla casualità.
La lama del rasoio diventa un elemento ricorrente, che ha la funzione di provocare ferite superficiali da cui il sangue dell’artista sgorga portando il dono di sé agli altri. Queste “azioni” diventano per l’artista il mezzo per accorciare le distanze tra gli individui, per avvicinarsi al dolore del prossimo.
In “Azione sentimentale” (Galleria Diagramma, Milano, 1973), Gina Pane con una coreografia prestabilita nata intorno a un mazzo di rose rosse e bianche, sensibilizza il pubblico sulla condizione femminile.
Alla fine degli anni Settanta, l’artista intraprende nuove sperimentazioni. Terminate le performance, infatti, seguono le installazioni in cui il corpo è assente, ma che evocano le azioni precedenti con foto e oggetti dove è evidente una forte carica simbolica. Stiamo parlando delle Partizini, dove lo spettatore è portato ad un coinvolgimento più fisico; la scena è composta da una serie di oggetti e fotografie disposte in modo da lasciare al pubblico il compito di ricostruire i pezzi che compongono l’opera.
Il lavoro sui materiali, in particolar modo il vetro e i metalli occupa un posto importante nelle opere ispirate ai santi e ai martiri, come nel lavoro intitolato François d’Assise trois fois aux blessures stigmatisé. Vérification – version 1, 1985 – 1987, o anche Le manteau aux stigmates pour pauvre et riche del 1986 – 1988.
Gina Pane ha lavorato nel corso degli anni sulle diverse sfaccettature del corpo: sociale, biologico, cosmico; un corpo dove la carica emotiva e spirituale diventa un registro universale senza tempo. Oggi Gina Pane è considerata un punto di riferimento esemplare per la Performance Art.
Lucia Arezzo
4 aprile 2012