Niki de Saint Phalle al Mudec, quando l’arte cura, trasforma e libera

Il Mudec di Milano offre una retrospettiva di Niki de Saint Phalle, la prima in un museo civico italiano. Dal 5 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025, grazie alla collaborazione con Niki Charitable Art Foundation e la curatela di Lucia Pesapane, possiamo conoscere un po’ più da vicino una delle artiste più importanti del XX secolo.
In mostra circa 110 opere, di cui una decina di grandi dimensioni, insieme a quelle su carta e a video. Ci sono anche vestiti della Maison Dior che ricordano il suo passato di modella.
Niki de Saint Phalle nasce vicino Parigi nel 1930 da una aristocratica famiglia franco americana. Si sposta all’età di tre anni negli Stati Uniti. Viaggia molto grazie all’agiatezza della sua famiglia ma soffre sin da piccola per la rigidità della società patriarcale borghese occidentale, che tende ad escludere, ghettizzare, schiacciare.

Capisce che essa, così come la religione, ha costruito narrazioni ragnatele per imbrigliare la donna, destinata solo a far l’angelo del focolare e procreare.
Vuole quindi diventare un’eroina per rubare agli uomini il ruolo di protagonista e affermare il femminile. Ma per farlo, bisogna combattere.
E Niki de Saint Phalle allora spara! Spara su tutto, ma non simbolicamente.
Imbraccia davvero un fucile e spara sulle sue stesse creazioni dalle grandi dimensioni.
Come nella serie “le cattedrali” o “gli altari” risultanti da elementi tratti dall’apparato mitografico occidentale. C’è in esse, tutto il repertorio storico, allegorico e simbolico della società patriarcale e clericale, a partire dalla grande magnificenza.
Tra guglie, elementi architettonici maestosi, mitre, pastorali, ferule e gioielli, si nascondono però, sacche di vernice rossa. E non di un rosso magenta, o papavero, ma un rosso cardinale che, quando la sacca è colpita dalla pallottola, si riversa come un mare mortifero sull’intera opera, imbrattandola di lordure.
É così che fa la sua entrata sulla scena artistica parigina agli inizi degli anni Sessanta, con questi gesti dissacranti e distruttivi, ma mediatici.
È infatti tra le prime artiste donne ad utilizzare lo schermo ed i media per promuovere la sua arte e il suo impegno sociale nei confronti delle minorità etniche e dei più fragili, malati, bambini, animali e donne.
Tutto il suo iniziale percorso artistico sembra un urlo di rabbia, di rivolta contro crimini e soprusi del maschio bianco.
Le sue serie “le spose, i party, le streghe e le prostitute”, che colpiscono ancora oggi per la violenza e la radicalità dell’intento critico, corrispondono per esempio alle gabbie costruite nei secoli da una società patriarcale.
Nel film Daddy poi, Nicky rivela in modo spietato il rapporto di dominio tra i sessi, uccidendo infine simbolicamente la figura del padre a fucilate. Qualche anno dopo, nel libro Mon Secret racconterà della violenza subita da parte del padre quando aveva 11 anni e della rabbia verso la madre, testimone passiva.
Ma l’arte, si sa, può curare, trasformare, liberare.
La mostra offre un percorso artistico cronologico dagli esordi alle ultime creazioni e, parallelamente, tratteggia anche quello di crescita spirituale. Liberata dalla rabbia angosciante, Niki arriva infatti ad abbracciare il perdono in una sorta di panteismo culturale e gioia.
Comincia così, negli anni Settanta, la serie delle Nanà. Sono sculture colorate di donne felici, danzanti e monumentali, anche di colore. Invadono, con forme ingombranti piazze, città e parchi. Diventano anche case e strutture per bambini.

Nel 1978 inizia i lavori del giardino dei tarocchi a Garavicchio frazione di Capalbio su un terreno donatole dalla famiglia Caracciolo. Sarà il suo capolavoro, un cammino spirituale, una passeggiata esoterica durante la quale il visitatore si imbatte in draghi, principesse, oracoli, profeti, prima di trovare la via d’uscita.

Negli anni Ottanta il centro Pompidou le dedica la prima retrospettiva.
Davanti alla piaga dell’AIDS, Niki si mobilita per la prevenzione scrivendo il libro AIDS.
Nel 1993 si trasferisce a San Diego per problemi di salute. Studia la scultura nativa mesoamericana e la spiritualità messicana che traduce in sculture di grandi teschi luccicanti e in una serie di totem. Muore a San Diego nel 2002.
“Niki de Saint Phalle” è prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e vede come Institutional Partner Fondazione Deloitte. Essenziale è stata la collaborazione con la Niki Charitable Art Foundation.
Mudec Via Tortona 56, tel. 02/54917 (lun-ven 10.00-17.00)
Date 5/10/2024 – 16/02/2025
Orari Lun 14.30 ‐19.30 | Mar, Mer, Ven, Dom 09.30 ‐ 19.30 | Gio, Sab 9.30‐22.30
Biglietti Intero € 16 | Ridotto € 14
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura