“Il Professore e il Pinguino”, il film più umano dell’anno

“Mi sono ritrovato senza sesso e con un pinguino.”
Potrebbe essere una frase pronunciata da un accanito lettore di fumetti di Batman o da un appassionato di band musicali bergamasche, invece è una delle battute più memorabili de “Il Professore e il Pinguino”, commedia dolceamara in cui un umorismo sottile e genuino si mescola al più intimo e straziante dramma umano, intrecciandosi al tempo stesso con la storia con la “S” maiuscola, senza che nessuno di questi elementi vada minimamente a sommergere o fagocitare gli altri, ma anzi facendoli amalgamare e coesistere con naturalezza. Se volete sapere il perché, preparate il vostro barattolo di sardine e introduciamo l’argomento della lezione: quando i nostri amici animali ci fanno riscoprire la nostra umanità.
Vorrei avere il becco
Liberamente tratto dalle memorie del professor Tom Michell contenute nel libro “The Penguin Lessons” (che è tra l’altro il titolo originale del film) e ambientato sullo sfondo dei tumulti politici che attraversarono l’Argentina negli anni ’70, il film segue il percorso del professore (interpretato da Steve Coogan) dal suo arrivo nel prestigioso college St. Georges, in concomitanza con il colpo di stato militare del 1976, passando per il suo incontro con un cucciolo di pinguino ricoperto di petrolio sulle spiagge uruguaiane: l’animale verrà salvato dal professore e, con non poche difficoltà, portato al college, dove sarà battezzato “Juan Salvador” in riferimento a “Il Gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach.
Ciò che emerge in maniera più evidente guardando il film è lo humour sardonico e discreto, di stampo tipicamente britannico, che permea la pellicola soprattutto durante i suoi primi due terzi: Tom Michell è mostrato fin da subito come l’outsider che come noi del pubblico deve adattarsi ad un contesto tutto nuovo, ci suscita risate continue con il suo atteggiamento costantemente imperturbabile, rifiuta di comunicare realmente con allievi e colleghi, ma contemporaneamente, pur col suo atteggiamento cinico e disinteressato, dimostra di capire i suoi interlocutori più chiaramente di quanto essi stessi non facciano.
L’empatia, dote naturale di Michell smorzata da anni di solitudine e dolore per i tragici eventi del suo passato, si risveglia con l’incontro con Juan Salvador, una creatura la cui natura è definita proprio dall’empatia e dalla ricerca di una compagnia che viene identificata nel professore, rendendo così i due personaggi speculari, ma al tempo stesso opposti. In questo senso “Il Professore e Il Pinguino” si delinea come la storia della rinascita di un uomo che grazie all’incontro col suo amico animale, riscopre i suoi sentimenti e impara nuovamente ad esprimerli, proprio laddove si sarebbe aspettato di reprimerli maggiormente.
Restiamo umani
Sì, perché per quanto appassionante possa essere la lettura delle memorie di un professore di ventitré anni che porta un pinguino a lezione con sè (quale era Tom Michell nella realtà) di base si tratta di materiale relativamente scarno da trasporre in pellicola.
Ed ecco che, per rendere il tutto drammaturgicamente molto più interessante, il protagonista diventa un uomo vissuto di mezza età la cui sofferta storia personale si intreccia con le altrettanto complicate vicende che scossero l’Argentina in quel periodo (andando a toccare temi quali l’oppressione fascista e la violenza politica e arrivando a intrecciarsi con la vicenda dei desaparecidos) mentre lui impara nuovamente a comunicare anziché tacere, a creare quei legami reali che per molto tempo si era negato, a risvegliare le coscienze dei suoi studenti invece che essere un banale educatore, e a prendere una posizione contro le ingiustizie di questo mondo soprattutto quando è più rischioso… tutto questo per aver incontrato un pinguino che per la maggior parte del tempo non fa che defecare sul suo pavimento.
Insomma, “Il Professore e il Pinguino” è una meravigliosa sinfonia in cui convivono lacrime e commedia, storia e dramma umano, tensione e dolcezza senza che nessuno di questi entri in contrasto con gli altri, ma soprattutto è una storia che parla di umanità attraverso il punto di vista di un animale. Probabilmente non uscirete dalla sala col sorriso sulle labbra, probabilmente la visione vi lascerà l’amaro in bocca, ma per citare il professor Michell, sarete “tristi, ma felici di essere tristi”.