MArteLive 2019. I vincitori in esposizione a Trastevere fino al 6 marzo
Fino al 6 marzo, presso la Galleria ART G.A.P. di via San Francesco a Ripa in Roma, sarà possibile scoprire alcune delle opere vincitrici della Biennale MArteLive 2019.
La finale, a cui avevano partecipato i migliori artisti di ogni categoria, si era tenuta a dicembre negli spazi del Planet Club, sempre nella Capitale. Alla fine di quelle tre giornate, sono stati designati i vincitori di ogni categoria, che per quest’anno sono: Silvia Struglia per la Sezione Pittura, Jia Kun per quella di Scultura, Eva Monaco per Illustrazione, Stefania Marchetto la sezione di Street Art, Giulia Crivellaro per Grafica. Iolanda di Bonaventura si aggiudica invece il premio per la miglior Fotografia mentre Andrej Chinappi e Maria Allegretti vincono la sezione Videoarte (qui l’evento Facebook della rassegna).
Silvia Struglia vince la sezione Pittura del MArte Live 2019
Tra le opere che saranno visionabili nella galleria romana, alcune sono firmate da Silvia Struglia, giovane vincitrice della sezione Pittura, con una serie di opere evidentemente ispirate dalla musica.
Molte delle opere esposte sono infatti corredate di QR code, utile a risalire a quali tracce hanno influenzato l’artista durante la realizzazione dei suoi dipinti. Una playlist che spazia dai Tool a Tori Amos, passando per Peter Gabriel. La pittura di Silvia Struglia si nutre delle vibrazioni esterne, dei battiti cardiaci come delle grancasse prog-rock.
Il suo incedere evocativo, talvolta istintuale – che in molti hanno potuto ammirare durante un live painting organizzato durante la serata inaugurale del 29 – hanno convinto la giuria del MArteLive, la quale le ha conferito il premio «Art G.A.P. Daniela Semprebene».
Andrej Chinappi e Maria Allegretti si aggiudicano la sezione Video-Arte
Con il progetto Casa del tempo, Andrej Chinappi e Maria Allegretti vincono il MArteLive nella sezione dedicata alla videoarte.
L’idea alla base del cortometraggio è quella di filmare e dare nuova vita a tutti quegli edifici che negli anni sono rimasti in stato d’abbandono: industrie, manicomi, case private, teatri o grandi ville ritornano a dialogare con lo spettatore e si fanno testimoni del tempo che passa, diventano emblema del cambiamento paesaggistico operato dall’ uomo.
Ciò che era pulito, ordinato, riconoscibile, nel lavoro di Chinappi e Allegretti diventa sporco, decostruito, indecifrabile.
Nella presentazione del progetto, il duo di artisti asserisce: «I luoghi abbandonati che ancora sopravvivono in Italia sono scrigni del tempo, gabbie sospese dove fare esperienza dello scorrere dei giorni; sono riserve temporali uniche. Gli edifici che vengono costruiti oggi, al contrario, non sono fatti per invecchiare ma per essere identici e sempre pieni e riconoscibili. Le rovine, al contrario, attraverso la coscienza della mancanza rappresentano un momento di riflessione perché sfuggono all’identico e ci offrono l’occasione di recuperare una forma di umiltà davanti al tempo e alle cose».