Immigrazione controllata: è possibile? Emma Bonino parla a Più libri, più liberi

Migranti, rifugiati e cooperazione internazionale, senza però dimenticare gli impegni elettorali europei dei prossimi mesi: sono questi gli spunti emersi nel dibattito sull’immigrazione controllata a Più libri, più liberi, la fiera della piccola e media editoria italiana di scena a Roma.
Sul palco ci sono Emma Bonino, leader di +Europa, Jean Claude Mbede Fouda, camerunense e primo esiliato a entrare nell’albo dei giornalisti professionisti, Elly Schlein, europarlamentare e membro di Possibile (il partito creato da Civati in seguito alla scissione dal PD) che ha collaborato alla riforma e al superamento del Regolamento di Dublino sui migranti, e la moderatrice Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale dal 2007.
Emma Bonino, con uno stile diretto e tagliente, si è scagliata subito contro il governo attuale e in particolare contro Salvini (criticato anche da Mimmo Lucano sempre a Più libri più liberi), colpevole di alimentare un clima di paura per fini elettorali e di aver sdoganato sentimenti che prima venivano messi a tacere. Entrando nel merito, la leader di +Europa si è detta fortemente critica nei confronti del DL Sicurezza perché si tratta di un decreto “masochista e autolesionista” che aggraverà ulteriormente il problema creando nuovi irregolari. Nella storia umana la migrazione dei popoli è stata sempre una costante, dunque non ha senso provare a impedire questo fenomeno ma bisogna poter gestire e governare i flussi migratori.
Emma Bonino è poi passata all’altro tema portante del dibattito: il ruolo dell’UE e le prossime elezioni europee. Alla domanda della moderatrice Camilli che chiedeva se +Europa correrà alle elezioni la risposta è stata un netto sì. Il partito di Emma Bonino si sta già preparando all’appuntamento elettorale e non è intenzionato ad attendere gli sviluppi delle altre forze politiche. Un’alleanza con la destra al momento sembra impossibile mentre sull’altro fronte la la crisi del PD e la frammentazione della sinistra costringono +Europa a muoversi da solo almeno per il momento.
Il rischio maggiore è che dalle urne possa uscire un risultato favorevole ai movimenti e ai partiti di estrema destra che così avrebbero il potere di nominare tutte o quasi le figure di vertice delle istituzioni dell’UE.
L’Europa non può essere salvata da chi la deride e la ripudia ma solamente da chi la ama. E in questo senso una vittoria delle estreme destre contrapporrebbe all’Unione Europea uno scenario in cui 27 Stati membri agiscono da soli in balia di potenze più forti (Russia e USA) e di eventi incontrollabili singolarmente come le numerose crisi della regione del Mediterraneo.

Anche Mbede Fouda è stato critico nei confronti di Salvini e lo ha fatto portando come esempio la sua storia personale. Dopo essere stato costretto ad abbandonare il Camerun per via delle persecuzioni del governo contro i giornalisti, nel 2008 è arrivato in Italia (proprio nel periodo in cui Lega e PdL vincevano le elezioni con gli slogan sul rimpatrio dei migranti, all’alba della crisi finanziaria). Da allora Mbede Fouda è diventato un ritratto vivente di cosa può produrre una immigrazione qualificata: prima ha ottenuto il titolo di professionista presso l’Ordine dei giornalisti, poi ha lavorato nella cooperazione internazionale in Etiopia e in vari media internazionali.
Gli interventi dell’europarlamentare Elly Schlein sono stati invece diretti agli aspetti più tecnici e istituzionali della questione migratoria, in particolar modo sulla riforma del Regolamento di Dublino del 2003.
Secondo Elly Schlein è un “sistema ipocrita” perché costringe i migranti e i rifugiati a dover chiedere asilo nel primo Paese di arrivo. Il che spesso si trasforma in una trappola burocratica per coloro che magari non vogliono o non possono fermarsi in Grecia, Spagna o Italia perché hanno parenti o conoscenze lavorative in altri Paesi. Ed è proprio questo che la riforma proposta dalla Schlein chiede all’Unione Europea: meccanismi di ricollocamento basati sui legami affettivi (siano essi familiari, di lavoro o di studio) e non semplicemente sulla località di primo arrivo.
Sul Global Compact Elly Schlein ha denunciato anche l’ambigua posizione dell’Italia: che prima si è fatta promotrice e poi si è tirata indietro schierandosi dalla parte dei Paesi del blocco di Visegrad.
Questo è avvenuto sulla scia di serie di campagne di disinformazione che propagandavano una invasione dell’Europa o addirittura una cancellazione dei confini nazionali. In realtà i dati ci dicono che sono proprio i Paesi in via di sviluppo ad accogliere la maggior parte (86%) dei rifugiati e dei migranti di tutto il mondo.
Per quanto riguarda invece la questione immigrazione in Italia le critiche maggiori sono state proprio per la Lega, colpevole di aver firmato tutte le peggiori leggi su questo tema a partire dalla Bossi-Fini (che non prevedeva vie di accesso regolari e legali per l’Italia e che dunque rendeva tutti irregolari).

La proposta di Elly Schlein è quella di superare il sistema dei centri di accoglienza che di fatto ghettizzano gli ospiti e che finiscono per essere guidati da meri interessi economici (spesso anche legati alla criminalità organizzata “italianissima”) e di arrivare ad un modello di “accoglienza diffusa“: pochi migranti per ogni città, secondo quote ben definite e con un lavoro di concerto con l’Unione Europea.
Le priorità in questo senso sono tre: creare delle missioni umanitarie europee per rispettare la Carta di Nizza, aiutare, riformare Dublino e aprire corridoi umanitari legali e regolari per contrastare anche il traffico illegale di esseri umani.
Il rischio, anche per l’europarlamentare, è una vittoria dei sovranisti alle elezioni europee che però si tradurrebbe in un frazionamento dell’UE Già oggi Orbàn e Kurz (teoricamente allineati di Salvini) hanno rifiutato le quote dei migranti e bocciato la manovra economica italiana: segno evidente che l’internazionale nazionalista è un paradosso che non sta in piedi.
D’altra parte gli altri attori non sembrano più credibili. La sinistra italiana si sta arenando su questioni interne di alleanze e convenienze elettorali mentre le attuali istituzioni europee si sono adeguate ai nazionalismi.
Forse la soluzione per governare e ripensare l’immigrazione è proprio nelle parole di Emma Bonino che, parafrasando lo slogan di Salvini “prima gli italiani“, ha dato voce ad un pensiero che troppo spesso viene taciuto dai media e dalle istituzioni.
Prima le persone!