Ddl fumo (negli occhi). Le falle della proposta di legge sulle bionde
Questa sarà probabilmente l’ultima estate passata con le bionde così come le conosciamo; già da settembre infatti il Governo potrebbe decidere per un cambio radicale di look con l’obiettivo di renderle meno attraenti agli occhi di chi si rapporta con loro da tempo o di chi vorrebbe cominciare a farlo. Niente paura se siete sciupafemmine, le bionde in questione non passeggiano in bikini sulla battigia; le bionde di cui parlo sono le sigarette e presto il Governo potrebbe recepire la direttiva Ue sul tabacco volta a contrastare il tabagismo e a ridurre il numero di nuovi fumatori.
Il Ddl promosso dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin prevede queste misure: meno spazio al brand, il 65% della superficie del pacchetto sarà infatti occupata da immagini a colori che rappresentano persone su un letto d’ospedale o orribili particolari di corpi malati per patologie derivanti dal fumo. Eliminazione delle indicazioni sulle quantità di catrame, nicotina e monossido di carbonio sul lato del pacchetto (ritenute fuorvianti per il consumatore). Stop alle confezioni da 10 sigarette e dei pacchetti di tabacco da 30 grammi in quanto più appetibili – a detta del Governo – per i giovani che iniziano a fumare. Probabilmente – ma questa è solo la mia personale sensazione – spariranno pure i pacchetti ‘morbidi’, che al momento consentono un risparmio di circa 20 centesimi rispetto alla confezione in cartone. Verranno eliminate dal commercio anche le sigarette aromatizzate perché contengono aromi che modificano odore, gusto e intensità del fumo. La vendita di prodotti del tabacco ai minori sarà punita più severamente, con sanzioni che potranno arrivare fino alla revoca della licenza per l’attività. Nella bozza di decreto sono inseriti, inoltre, maggiori requisiti di sicurezza per le sigarette elettroniche come una chiusura a prova di bambino ed un sistema di protezione dagli spargimenti di liquido.
Siamo sicuri che queste misure serviranno a fare da deterrente? vediamo di analizzare alcuni punti a riguardo. Il sistema delle immagini minacciose è, in realtà, una copia di quanto già sperimentato negli Usa a partire dal 2012; sebbene ci sia stato un decremento nel numero di fumatori risulta difficile credere che tale diminuzione sia dovuta alla mera introduzione dei nuovi pacchetti pieni di immagini forti: negli Stati Uniti, infatti, a tenere lontano le persone dalle bionde ci pensano soprattutto le accise, che incidendo in media per il 44% sul prezzo finale fanno lievitare il costo dei pacchetti a cifre ragguardevoli; 12 dollari nello Stato di New York, 10 alle Hawaii e in Massachussets, 9,4 in Alaska (www.cigaretteprices.net). Il prezzo elevato è sicuramente un buon disincentivo ma l’auspicato crollo dei consumi è ancora un miraggio, immagini forti o meno. Chi fuma non guarda la confezione, apre il pacchetto e prende la sigaretta, senza tanti giri di parole. Il fumatore non è uno sprovveduto (almeno nella maggioranza dei casi) e già sa quali sono i rischi a cui si espone: tentare di sbatterglieli in faccia per indurlo a riflettere non ha senso, specie se si considera che la dipendenza è psicologica e legata alla nicotina che, come precisato dal presidente dell’associazione dei consumatori Carlo Rienzi, va inserita “tra gli elementi che creano dipendenza, come oramai accertato dalla letteratura scientifica internazionale”.
Altro punto al vaglio nel Ddl è l’estinzione delle diciture a riguardo del contenuto di monossido di carbonio, catrame e nicotina; le percentuali e l’indicazione sarebbero fuorvianti dato che le sostanze nocive presenti nelle sigarette sono molte di più. Meglio – secondo il Governo – togliere tutto. E perché? la differenza tra una sigarettina ‘leggera’ e una ‘Marlboro rossa’ c’è e non è togliendo la scritta che si tutela un fumatore o la persona che vuol cominciare a fumare. Tra l’altro le diciture cui siamo abituati oggi furono introdotte – paradossalmente – per fare chiarezza (una volta compariva solo nicotina e condensato): tornare all’oscurantismo certo non gioverà e denota soltanto poca coerenza, che scarseggia anche in considerazione della proposta di togliere dal mercato le confezioni da 10 e il cosiddetto drum. Per questi due ultimi prodotti il fattore chiave su cui insiste il Governo è il prezzo; essendo inferiore alla classica confezione da 20, è più facile per un giovane procurarsi le bionde o il tabacco per fumare. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un mero palliativo perché il fumatore – o chi vuol cominciare – si adeguerà sicuramente in qualche modo ed aggirerà in breve la questione.
Più che con l’aumento di prezzo, le immagini raccapriccianti o i divieti, il tabagismo andrebbe combattuto alla radice eliminando le sostanze nocive che vengono utilizzate per lavorare il tabacco ed eliminando del tutto la nicotina, sostanza che più di tutte innesca processi a livello psicofisico tali da offrire una sensazione di appagamento – provvisorio – e la perpetrazione di un circolo vizioso che si autoalimenta nascondendosi dietro l’apparente inoffensività del gesto ripetuto milioni di volte. In commercio esistono già sigarette e ‘tabacco’ alle erbe, privi di nicotina e – appunto – tabacco: meglio sarebbe promuovere la conoscenza di questi prodotti anziché continuare ad alimentare Philip Morris e simili, magari incrementando le campagne mediatiche e rendendo fruibili a tutti le informazioni che spesso rimangono celate in qualche remota pagina web in inglese. Certo, la teoria del ‘proiettile magico’ è risultata essere un fallimento completo, ma nel corso del tempo le cose cambiano e in una realtà fortemente mediatizzata, in cui il Governo potrebbe inserirsi come incentivatore di dibattiti e confronti, sarebbe utile l’apertura di spazi comuni in cui favorire il dialogo tra persone fumatrici e/o intente a voler smettere o iniziare. Questi ultimi – in verità – già esistono ma nonostante la presenza all’interno di molti di essi di medici ed esperti, sarebbe auspicabile il varo di uno spazio gestito direttamente dal Ministero, che vada oltre il mero numero verde da contattare ‘a bisogno’.
Davide Lazzini
20 luglio 2015