Per i novantaquattro anni di The Jazz Singer

L’almanacco delle date celebri
Nell’almanacco delle celebri date da ricordare, il 6 ottobre è denso di eventi significativi: nel 1892, a 83 anni, si spegneva Lord Alfred Tennyson, poeta tra i principali esponenti dell’epoca vittoriana; nel 1960, sempre lo stesso giorno, Spartacus, la famosissima pellicola di Stanley Kubrick che vede protagonista Kirk Douglas, ha il suo momento di gloria nella première mondiale. Nel 1993 Michael Jordan decide di ritirarsi ufficialmente dalle scene sportive e dai campi di basket, senza rammarico ma con grande delusione dei suoi fans.
Il 6 ottobre di novantaquattro anni fa segna, anche, una tappa imprescindibile per la storia del cinema universale: sugli schermi americani viene proiettato il primo film sonoro, The Jazz Singer (Il cantante di jazz), per la regia di Alan Crosland e la produzione di Warner. Il 1927 segna, peraltro, l’uscita del sovversivo Metropolis, di Fritz Lang, che tuttavia mantiene la “tradizionale” morfologia del cinema muto. In realtà, pur riconoscendo al film americano un’enorme progressione tecnologica, le parti mute restano preponderanti rispetto all’intera durata della pellicola; ma le salienti porzioni in sincrono, tra le quali spicca la nota battuta “Wait a minute, wait a minute. You ain’t heard nothin’ yet!” , rappresentano quasi un miracolo cinematografico. Il film, dunque, segna un momento importante non solo per la straordinaria capacità tecnica di sincronizzazione tra sonoro e parlato, che fino a quel momento era relegata alle didascalie e ai sottotitoli, su cui molto si dibatteva, ma vi si rintracciano anche connotazioni narrative di grande importanza.
Dal Vitaphone alla blackface
Nonostante la trama apparentemente modesta, è possibile rintracciare in filigrana l’apparizione del fenomeno della blackface sul protagonista Al Jolson, in un lungometraggio di grande distribuzione e diffusione. Jolson era, peraltro, già molto popolare, e la sua trasformazione nel film, seguita nel 1928 da un altro successo cinematografico (The Singing Fool), destò molto più scalpore delle innovazioni tecnologiche quali l’utilizzo di un nuovo macchinario, il Vitaphone, e della straordinaria colonna sonora firmata Neil Diamond per la Capitol Records (al posto dell’usuale Columbia Records). Senza svelare troppo della trama, per chi ancora non avesse visto il film, Jackie è un giovane artista di origini ebree (come del resto il vero nome dell’attore Jolson, Yoelson, suggerisce) appassionato di jazz. Al suo rifiuto di cantare in Sinagoga, Jackie viene duramente osteggiato dalla sua famiglia, in particolare dall’intransigente padre, che lo obbliga praticamente alla fuga dalla casa natale e ad un mutamento radicale di identità.

Cambia nome in Jack Robin e si trasforma in un autentico, quanto stereotipato, cantante jazz di colore. Solo grazie alla relazione con una celebre cantante, Mary Dale, Jackie/Jack riuscirà a riconnettersi alle sue radici e riconquistare fiducia, successo e approvazione. Rispetto ad altri film della storia del cinema, soprattutto americano, nella variazione razziale e nel passaggio dal colore bianco al nero della pelle, non si legge alcuna connotazione di rigenerazione politica e sociale, ma un rovesciamento identitario rocambolesco, per cui il giovane jazzista può nascondere la sua natura di immigrante in fuga grazie alla sua nuova maschera che gli garantisce, paradossalmente, una nuova libertà e una nuova rigenerazione umana e urbana.