Black Music. Giudicare un disco dalla copertina
La musica è un’arte performativa e, come tale, non basta sentirla, è necessario anche vederla. I live consentono di ottenere un coinvolgimento a 360° nel mondo dell’artista, ma come fare quando (chiusi nella propria stanza) si cerca di entrare in contatto personale e intimo con la musica? L’obiettivo è immergersi nella dimensione sensoriale dell’album e riuscire a percepire l’arte tramite i cinque sensi. Udito: ascoltare i suoni che si dipanano. Tatto: toccare con mano il disco o il vinile prescelto. Gusto: gustare metaforicamente il piacere dell’ascolto. Olfatto: sentire l’odore della fatica e della passione dell’artista. Vista: imparare a conoscere l’album dalla copertina.
“Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. […] Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. […] Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino da tè, sulla scrivania, sul piano del tavolo, sul mappamondo. Togliti le scarpe, prima. Se vuoi tenere i piedi sollevati; se no, rimettitele.” (Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore)
Sorella della letteratura, la musica necessita momenti di condivisione e attimi di raccoglimento personale, in cui ci si ritrova nudi faccia a faccia con sé stessi e si impara a conoscere anche l’autore. Non si giudica un libro dalla copertina. Perché no? La cura estetica del prodotto è parte delle scelte stilistiche dell’artista. Sì, si giudica un libro dalla copertina, come si giudica un disco dalla cover. Negli ultimi anni, esponenti più o meno noti della Black Music hanno trasformato le cover in vere e proprie opere d’arte, che inglobano a pieno il concept dell’album e ne rappresentano il biglietto d’ingresso per la propria mostra personale. Ecco alcuni esempi…
Sons of Kemet – Your Queen Is A Reptile
Minimal ma curata in ogni dettaglio è la cover dell’ultima impresa dei Sons of Kemet, band jazz afrobeat britannica formatasi nel 2011 e composta da Shabaka Hutchings, Tom Skinner, Theon Cross e Eddie Hick. Sassofonista e clarinettista, King Shabaka è una garanzia, membro anche dei Shabaka and the Ancestors e The Comet Is Coming. Nato dalla commistione tra il jazz e il ritmo afro, Your Queen Is A Reptile rappresenta un tuffo nell’intercultura e nella sublime contaminazione stilistica, mentre racconta la storia di donne leggendarie che hanno lasciato il segno.
La cover mostra una schiera femminile di amazzoni coraggiose, creando un ponte di inclusione tra il mondo globalizzato e la realtà indigena che trova riflesso anche nei pezzi contenuti al suo interno. I colori caldi dell’arancione e del marrone richiamano l’arsura del luogo, ricco di storie personali da raccontare, di tradizioni e di leggende afrocaraibiche. Your Queen Is A Reptile è un percorso nel sostrato matriarcale che resiste e permea di sé tutti i cambiamenti della storia.
Kokoroko – Kokoroko
Rimaniamo in campo jazz con l’omonimo disco dei Kokoroko, collettivo musicale afrobeat formato da otto musicisti britannici. Una ventata di aria fresca, un tutt’uno organico e carismatico che nasce dall’unione perfetta tra musica e danza. Kokoroko è il superamento dei confini territoriali, è il ritorno alle origini, abbattendo i muri delle discriminazioni e tendendo la mano al diverso.
La cover dell’album è simbolo delle migrazioni. La natura è la protagonista. Un mare agitato che separa e crea barriere, mentre la terra attende, pronta ad accogliere lo straniero. Un gruppo di figure umane danza senza riposo, sul suolo, sulle acque e nel cielo, superando i limiti umani e creando un continuum che mette in contatto luoghi e uomini, senza differenze e diseguaglianze.
Quavo – Quavo Huncho
Dal jazz alla trap con Quavo, pseudonimo di Quavious Keyate Marshall, rapper e produttore discografico statunitense, membro del gruppo hip hop Migos. Il suo sound aderisce alla perfezione con le contemporanee tendenze musicali, conquistando un’ampia fascia di pubblico soprattutto tra i più giovani. Quavo Huncho è il suo album di esordio da solista e in ogni fibra si respira la sua personalità, sin dalla cover.
Due occhi spiccano all’interno della natura incontaminata e, in unione con essa, incorniciano un volto umano. Tutto sa di Quavo, sebbene l’artista abbia riconosciuto una carenza di identità personale nell’album a livello stilistico e testuale, ma la cover è di certo il suo riflesso. In una natura da Sturm Und Drang appare Quavo, che cerca di emergere tra ali da drago e aquile rapaci.
Childish Gambino – “Awaken, My Love!”
Esplosione di energia per Childish Gambino, pseudonimo dell’eclettico Donald McKinley Glover. Soul, RnB e funk si mescolano a pieno in “Awaken, My Love!”, un album psichedelico che allontana per il momento l’istrionico Gambino dall’atmosfera hip hop e lo spinge a guardarsi dentro con un’intensità differente, aprendo le porte del suo nido domestico, a partire dal rapporto con il figlio cui è dedicata Me and Your Mama.
La cover della terza fatica di Gambino è una fotografia targata Ibra Ake, in cui la modella Giannina Oteto indossa un particolare copricapo disegnato da Laura Wass. L’artista, già nota per aver creato copricapi per Beyoncé ed Erykah Badu, ha utilizzato 157 tubi e 824 perline per creare quello che è protagonista della cover di Gambino. L’oggetto sprigiona ambiguità e intensità, una commistione di sfumature che caratterizza anche la sua musica.
Christian Scott aTunde Adjuah – Axiom
Storia di una famiglia votata al jazz e alle tradizioni, intime rivelazioni, sound caldo e confortante, questo è Axiom di Christian Scott aTunde Adjuah. Da New Orleans, nipote del sassofonista Donald Harrison Jr, Scott è un instancabile stakanovista che ama la sua arte e continua a comporre pezzo dopo pezzo la sua bacheca prolifica di album di notevole spessore.
Chieftain della tradizione del movimento dei Black Indians, urla a gran voce le proprie origini afroamericane e lo fa anche per mezzo della cover di Axiom, una dimostrazione perfetta e inconfutabile della sua identità. Come un assioma, il jazz di Scott si apre all’expansive music, incrementandosi di sfumature. Nella cover c’è l’artista ma anche l’uomo, di profilo, mentre mostra la sua intima essenza culturale che si ritrova poi rappresentata a pieno anche nell’album.
Makaya McCraven – Universal Beings E&F Sides
Costola dell’omonimo disco del 2018, Universal Beings E&F Sides è il nuovo progetto discografico di Makaya McCraven. Batterista dall’animo jazz, è un creatore visionario e rivoluzionario che permea di sé ogni brano creando un unicum perfetto. Universal Beings E&F Sides è la colonna sonora di un documentario che accompagna il pubblico in un percorso che attraversa la storia della sua vita personale e artistica.
La cover è un dettaglio dell’album precedente da cui trae origine. Il batterista americano nato in Francia rappresenta volti di uomini e donne in rivolta interiore, che provano a distruggere un sistema coercitivo che li svilisce. Siamo esseri umani, ma abbiamo fatto del nostro meglio per alzare muri e dividere i popoli.
Idris Ackamoor & The Pyramids – Shaman!
Evocativo e onirico: così è Shaman!, il nuovo disco nato dalla collaborazione tra il polistrumentista Idris Ackamoor e la sua ensemble The Pyramids. Il collettivo jazz affronta nell’album tematiche introspettive e intime, lasciando per un momento da parte l’attivismo politico che li contraddistingue. Shaman! si articola in quattro atti in cui la mortalità dell’uomo è messa perennemente in contrasto con la vita e le emozioni, nella speranza dell’esistenza di una realtà oltremondana in cui possano risiedere gli affetti di cui si sente la mancanza sulla terra.
Lo sciamano è al centro della cover, con i riti di conoscenza del proprio io e di corrispondenza di amorosi sensi con i defunti. Il contrasto tra colori caldi e freddi mostra cromaticamente il dissidio tra l’amore e la morte. Il ghepardo possiede paradossalmente l’unico sguardo umano della scena, accanto a occhi vuoti che spaventano ma al tempo stesso sanno di sapienza. Corpi con volto di luce ballano intanto nello sfondo, in cerca di salvezza.
Kamasi Washington, Robert Glasper, Terrace Martin e 9th Wonder – Dinner Party: Dessert
Dinner Party: Dessert è figlio del progetto musicale omonimo che ha visto il fertile incontro tra Kamasi Washington, Robert Glasper, Terrace Martin e il rapper producer 9th Wonder. Il risultato è un abbraccio suggestivo tra jazz contemporaneo, hip hop e RnB, il dolce perfetto per chiudere la nostra rassegna. Gli stessi protagonisti del gruppo hanno definito il progetto un incontro tra amici di vecchia data, il racconto di esperienze di vita vissuta insieme, un invito a una cena indimenticabile.
La cover è un manifesto underground dell’arte del collettivo Dinner Party. Tra colori accesi e contrastanti, volti cubisti e postmoderni, spiccano scritte che rappresentano la vera essenza dell’album: un progetto old school che unisce artisti (ma anche amici) del mondo jazz e hip hop ponendo al centro la musica, il fil rouge che li mantiene sempre saldi e uniti, nonostante le differenze.