Mughini, Moro e gli intellettuali

I tipi di Pendragon la sanno lunga, ridar vita a Gli intellettuali e il caso Moro non significa solo mettere sul mercato una perla nascosta dell’editoria italiana ma ribadire quanto il suo autore, Giampiero Mughini, sia stato ed è uno dei pensatori più liberi del nostro panorama culturale.
Correva il 1978: l’anno delle BR e del rapimento dell’allora Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, l’anno di quei famosi 55 giorni, delle foto della Renault 4 in via Caetani, l’anno di una delle pagine più calde della storia politica italiana del dopoguerra.
L’autunno di quell’anno un Intellettuale di nome Leonardo Sciascia, mise alla luce per Sellerio L’affaire Moro, elegante e velenosa critica alla classe dirigente del nostro paese, nel mentre al telefono di un trentasettenne Mughini la Feltrinelli commissiona un libro che non uscirà mai per davvero (ne usciranno circa duecento copie, difficilissime da trovare anche online). Sul rapimento Moro la documentazione non manca: articoli, approfondimenti, documentari, dibattiti e tutto ciò che ne deriva ma Giampiero, nel suo libricino aveva aggiunto quel particolare in più che l’ha sempre contraddistinto nella sua carriera: il coraggio di esser libero, di dire la sua fregandosene praticamente di tutto e tutti, non temendo mai un testa a testa o le possibili ripercussioni (ricordiamoci che nel 1978 Mughini lavorava per il quotidiano comunista Pese Sera).
Mughini che comunista non è mai stato (per rinfrescarci la memoria la lettura del suo Compagni addio è consigliata) non accetta compromessi, nonostante la sua posizione lavorativa che comunque abbandonerà dopo poco tempo, ed il suo Gli intellettuali e il caso Moro è l’esempio lampante di un’analisi e di una critica che solo un personaggio come Giampiero e pochi altri potevano muovere. È un libro da collezionisti? Sicuramente ma inquadrarlo come semplice opera letteraria è riduttivo, la vera perla del libro (serve un leggero sforzo in più ma ne vale davvero la pena farlo) è provare a portare quelle pagine ai nostri giorni per capirne le similitudini, chiaramente cambiando i nomi dei partiti, degli intellettuali, dei salotti e gli scenari geografici (a buon intenditor….) ma pensandoci bene non siamo lontanissimi da quel motto “Né con lo Stato né con le BR”.
Potrei citare l’irlandese George Bernard Shaw ma i geni li abbiamo in casa e quindi vada per una delle frasi più vere regalataci da Alessandro Manzoni “La storia insegna che la storia non insegna nulla”, leggere Mughini e poco dopo ascoltare un notiziario ne è la prova tangibile.