Italiani, popolo di santi, poeti, navigatori e assenteisti

Nel comune di Ficarra (Messina) 23 dipendenti su 40 sono indagati per assenteismo, più precisamente per truffa aggravata e continuata ai danni dell’ente pubblico e di false attestazioni o certificazioni. Secondo il gip «I carabinieri hanno svelato l’esistenza di un vero e proprio sistema fraudolento e patologico ai danni della pubblica amministrazione, sviluppatosi e rafforzatosi nel tempo in un contesto di anarchia amministrativa».
Niente di nuovo sul fronte italiano. Non è una novità che i dipendenti pubblici italiani si assentano dal lavoro, oppure si presentano solo per timbrare il cartellino e poi sparire. Quest’ultimo è il caso per ovvi motivi più eclatante.
Il rapporto pubblicato dal centro di ricerca Ermes mostra una situazione allarmante che caratterizza il nostro paese. Il numero medie per quelle che sono le assenze retribuite nei 2291 comuni presi in esame si attesta attorno ai 50, ma ci sono casi che fanno letteralmente sbarrare gli occhi. Basta infatti osservare la cima della classifica per osservare come nel comune di Locri si raggiunga il numero record di 99,4, seguito da La Maddalena, Condofuri, Pace del Mela e Terracina. La situazione, comunque, seppur presenti una solo apparente distinzione fra nord e sud, si presenta in modo variegato, tanto che troviamo Cittanova (provincia di Reggio Calabria, come Locri) in cui si registrano 21 giorni medi di assenza ed allo stesso modo accade nella provincia di Monza a Biassono e Carnate, dove troviamo rispettivamente 14 e 77 giorni di assenza medi.
Altro dato caratteristico è la proporzione quasi diretta tra il numero di giorni di assenza e la grandezza del comune: più il comune è grande più aumentano i giorni di assenza. Questo probabilmente è dovuto ad una maggiore difficoltà di controlli capillari nei grandi centri o al fatto che nei comuni minori i dipendenti si conoscono tutti l’un l’altro.
Va inoltre rilevato che nel corso degli anni, dal 2010 ad oggi, il valore medio si attesta sempre sui 50 giorni di assenza. Il lupo perde il pelo ma non il vizio?
I casi più eclatanti sono quelli che riguardano la società Atac di Roma, celebre alle cronache per l’assenteismo spudorato e cronico dei propri dipendenti, oltre che per i disagi offerti ai fruitori del servizio di trasporto pubblico. Se si confrontano i dati, nel trimestre che va da luglio a settembre 2017 l’Atac ha registrato un assenteismo del 13%, il doppio rispetto a quello rilevato nella sua “sorella” milanese. Il capodanno 2015, non a caso, divenne celebre proprio per la peculiarità dei dipendenti pubblici romani: su 24 macchinisti necessari per il corretto funzionamento delle metropolitane solo 7 erano a lavoro, mentre la bellezza dell’84% dei vigili urbani si era dichiarato assente avvalendosi della malattia, o giustificandosi dichiarando donazioni del sangue, a quanto pare decise all’ultimo minuto.
Il 2015, comunque, pare sia stata un’ottima annata per gli assenteisti e soprattutto per i furbetti del cartellino. Il caso di Sanremo rientra sicuramente negli annali: 195 dipendenti pubblici indagati con un’inchiesta iniziata due anni prima, in cui sono stati scoperti dipendenti che andavano a timbrare il cartellino e poi ritornavano a casa o a svolgere altre mansioni, alcuni se lo facevano timbrare dai colleghi. Un dipendente andava addirittura a fare canoa per poi condividere la sua esperienza sui social network.
I casi da citare, volendo, sono numerosissimi. Come già accennato in Italia siamo tristemente abituati a chi al posto di svolgere il proprio lavoro fa di tutto pur di evitarlo, ma trovando sempre uno stratagemma per percepire ugualmente lo stipendio, ovviamente a carico di tutti i contribuenti.
Eppure il trend cambia decisamente rotta se si osserva il comportamento nelle aziende private, dove addirittura i lavoratori italiani, attestandosi ad una media del 5,4%, risultano persino essere i più presenti rispetto alla media europea.
Questi dati dimostrano che ovviamente non siamo un popolo di fannulloni come si potrebbe pensare scivolando subito in qualche stereotipo, ma è legittimo pensare che ci si approfitta facilmente degli impieghi pubblici.
L’ultimo governo Renzi ha approvato, nell’estate del 2016, la riforma della pubblica amministrazione che porta il nome dell’allora ministro Madia. Tra i vari cambiamenti apportati risultano proprio provvedimenti più severi nella lotta agli assenteisti, quelli però che non approfittano di malattie o 104, legge che consente il congedo dal lavoro retribuito se si assiste un parente disabile, ma coloro i quali timbrano e se ne vanno ancora prima di entrare (non a caso ad accelerare il passaggio della riforma fu proprio il caso del comune di Sanremo). Con la riforma il dipendente va convocato in contraddittorio dopo 15 giorni, e il termine può essere rinviato di altri 5 giorni in caso di impedimento motivato. Durante la sospensione si ha diritto all’assegno alimentare. Oltre al licenziamento l’accusato deve anche subire il processo di fronte alla Corte dei Conti per danni all’immagine della pubblica amministrazione. Inoltre vengono ulteriormente responsabilizzati i dirigenti.
Evidentemente aggravare le pene non ha cambiato la mentalità poco stacanovista di alcuni dipendenti, per cui è probabile che servano ulteriori strette, ma anche premi ai lavoratori che si dimostrano corretti nello svolgere i propri compiti, perché il lavoro è sì un diritto, ma anche un dovere e spesso ci si dimentica fin troppo facilmente della “fortuna” di avere un impiego stabile oggi.