Ilva, Calenda annulla le trattative e gli operai scioperano
I lavoratori dell’Ilva di Taranto e di Genova hanno deciso di scioperare contro la proposta del piano industriale presentata da AM InvestCo (Arcelor Mittal, Marcegaglia e Intesa Sp).
AM InvestCo non riassumerà più di 4.200 lavoratori dell’Ilva e si farà carico di 9.930 dipendenti e 45 dirigenti. Inoltre chi rimane perderà molte garanzie contrattuali in quanto riassunto con i nuovi contratti consentiti dal Jobs Act. A Taranto sono previsti tagli al personale fino al 28%, pari a 2.900 esuberi, ma la più colpita è Genova, il cui impianto di Cornigliano vedrà tagli per il 40% della propria forza lavoro: da 1499 impiegati a 900. Questi i dati all’interno del documento che l’Ilva ha inviato ai sindacati, indicandolo come punto di partenza per la trattativa che si sarebbe dovuta tenere al Ministero per lo Sviluppo Economico, nel quale si legge inoltre che «non vi sarà continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto dai dipendenti con le società, neanche in relazione al trattamento economico e all’anzianità», tutele che i lavoratori vedranno scomparire proprio a causa del Jobs Act. Vi è pure la possibilità di un altro taglio di 1.000 dipendenti una volta messi gli impianti a pieno regime. I 4.200 esuberi saranno impiegati nell’attività di ambientalizzazione degli impianti, lavoro che terminerà al massimo nel 2023, momento in cui i lavoratori saranno dunque licenziati.
Dati i presupposti, che non rispettano gli impegni dichiarati nel bando, il ministro Calenda ha deciso di far saltare il tavolo delle trattative che si sarebbero dovute tenere oggi proprio al Mise «Bisogna ripartire dall’accordo di luglio, dove si garantivano i livelli retributivi. Se non si riparte da quell’accordo la trattativa non va avanti. Abbiamo iniziato l’incontro con l’azienda comunicando che l’apertura del tavolo in questi termini è irricevibile, in particolare per gli impegni sugli stipendi e l’inquadramento, su cui c’era l’impegno dell’azienda. Non possiamo, come governo, accettare alcun passo indietro su retribuzioni e scatti di anzianità acquisiti che facevano parte degli impegni». Marco Bentivogli, segretario Fim, ha puntato il dito sulle azioni errate della politica negli ultimi anni, le cui spese ricadono inevitabilmente sulle spalle dei lavoratori «Troppi errori della politica che i lavoratori non devono pagare».
Gli operai degli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure hanno dunque deciso di scioperare già dal primo turno e l’adesione è stata quasi totale. I lavoratori dell’impianto di Genova Cornigliano si sono mossi in corteo verso la prefettura, portando uno striscione che recitava «Pacta servanda sunt» (i patti devono essere rispettati) ed urlando «La gente come noi non molla mai». Nonostante il lancio di qualche petardo e l’utilizzo di fumogeni non c’è stato alcuno scontro, anche se la tensione rimane.