Rifugiati, il punto di vista europeo sulla condizione accoglienza in Italia, “si vive come animali”.
Questo è un paese dove ti offrono asilo e poi fanno di tutto per costringerti ad andartene. (Nayu)
Pirandello insegna quanto sia utile provare a guardarsi attraverso gli occhi altrui, quanto sia difficile accettare quella vista e osservare i cambiamenti della nuova prospettiva. Questo articolo tenta di vedere le cose da fuori, riportando parti di articoli di giornali stranieri, che si sono espressi circa la situazione italiana ‘migranti e rifugiati’. Il 19 agosto, lo sgombero di 800 rifugiati eritrei ed etiopi dal palazzo a Piazza Indipendenza, a Roma, ha suscitato reazioni forti non soltanto in Italia, ma anche nel resto d’Europa. Sulla rivista “Internazionale” di questa settimana, almeno quattro pagine sono dedicate allo sgombero di Piazza Indipendenza e alle dinamiche con cui è stato svolto sia il 19, sia la protesta del 24 agosto, nella medesima piazza. I manifestanti vi erano accampati da giorni, per protestare contro lo sgombero, quando gli agenti in tenuta antisommossa sono intervenuti armati di manganelli e idranti. Alcuni rifugiati hanno lanciato bottiglie, sassi e bombole del gas contro i poliziotti, che li hanno inseguiti fino alla stazione Termini, dove un agente ha racchiuso lo spirito dell’intervento in un’unica semplice frase: “Se tirano qualcosa spaccategli un braccio”. A colpire è stato principalmente il grado di violenza utilizzato nella gestione della protesta: bambini portati in questura e donne inermi, una addirittura con le stampelle, colpite dal getto degli idranti. A questo proposito, The Times (Regno Unito) titola: “Attacco all’alba con idranti e manganelli”. L’articolo raccoglie una serie di testimonianze da chi ha perso casa e ora si ritrova a vivere per strada, rintracciando un chiaro collegamento con l’attentato di Barcellona, avvenuto due giorni prima. Riporto una delle parti più salienti: «sembra chiaro che l’Italia concede lo status di rifugiato o altre protezioni a migliaia di migranti che fuggono dalla guerra per poi abbandonarli, dando a pochissimi un aiuto per trovare una casa, un lavoro o per fare un corso di lingua, come succede in Germania e nei paesi scandinavi. Persone che potrebbero essere tranquillamente integrate nell’economia italiana sono emarginate e ignorate. Hiwot (41 anni, collaboratrice domestica) infila una mano nella borsa e tira fuori un lenzuolo strappato e un vecchio asciugamano. “Ecco cosa mi ha dato questa settimana il comune di Roma”, dice». Bereket Akefe è un uomo di 37 anni, che lavora allo Stadio Olimpico e racconta la modalità con cui è stato buttato fuori dal suo alloggio: «io e la mia compagna stavamo dormendo, quando tre agenti hanno abbattuto a calci la porta gridando ‘Fuori’. Quando abbiamo chiesto ai poliziotti dove potevamo andare, ci hanno detto ridendo: ‘Cercatevi un albergo’».
The Guardian (Regno Unito) pone, invece, l’accento sul legame migranti e consensi politici: “L’accoglienza è ostaggio della politica”. «Il Paese sta portando quasi tutto il peso della crisi migratoria europea: da gennaio a giugno sono sbarcate centomila persone. Le autorità hanno difficoltà a trovare delle soluzioni e i tentativi di favorire l’integrazione sono sempre più faticosi. La situazione sta creando divisioni profonde all’interno del Partito democratico e i partiti di destra cercano di sfruttarle in vista delle elezioni politiche, previste nella primavera del 2018». Diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati hanno dichiarato lo sgombero irregolare, perché fatto senza preavviso. ‘Siamo rifugiati non terroristi’ è stato lo slogan della protesta del 26 agosto, nel quale migliaia di persone, fra cui molti italiani, hanno manifestato per chiedere alloggi decenti per i rifugiati.
Nice-Martin (Francia) fa un quadro generale sul rapporto immigrazione-disoccupazione: «nel 2016 in Italia sono state presentate 123.600 richieste d’asilo che nel 53 per cento dei casi sono state respinte. Per chi ottiene una forma di protezione è previsto un percorso di integrazione, con corsi di italiano e formazioni professionali, ma i corsi sono pochi e molti migranti sono abbandonati a loro stessi. E in Italia, dove il tasso di disoccupazione giovanile è del 37 per cento, fanno fatica a trovare un lavoro o un alloggio. “In Italia si vive come animali” dice un rifugiato eritreo di 28 anni davanti al palazzo evacuato, criticando le regole europee che gli impediscono di raggiungere i suoi parenti in Svezia o in Belgio».
Sgomberati per la seconda volta
Gli ottanta posti letto, in centri per migranti fuori Roma, offerti ai rifugiati sono stati rifiutati per paura che le famiglie venissero divise e che i bambini perdessero il posto a scuola, mentre circa una quarantina fra anziani, malati e bambini ha ottenuto la possibilità di tornare nel palazzo per un massimo di sei mesi. Alle 6.45 di ieri mattina, 4 settembre, però, polizia, carabinieri, vigili urbani e operatori della nettezza urbana sono arrivati a piazza Madonna di Loreto, vicino Piazza Venezia, rimuovendo i gazebo e gli striscioni che erano stati allestiti dai rifugiati. Il compromesso proposto dalle autorità è stato sempre lo stesso: ricevere accoglienza in tre diversi centri (Casalotti, Via Savi e via dell’Usignolo), ma i rifugiati non accettano di essere divisi dalle proprie famiglie. Soltanto una trentina di loro ha acconsentito al trasferimento, ma una volta arrivati al centro sulla Casilina molti se ne sono andati perché hanno capito che le famiglie sarebbero state divise. Sabah, una donna, a Piazza Venezia, chiarisce la loro posizione: “siamo rifugiati e come sapete per il regolamento di Dublino non possiamo lasciare l’Italia. Se non vogliono trovare una sistemazione per le persone che hanno sgomberato ci straccino i documenti e ci diano un foglio di via, perché non abbiamo intenzione di pagare ancora le tasse e i permessi di soggiorno”.