L’acqua è poca e la papera non galleggia
L’acqua è poca e la papera non galleggia.
Chi conosce i detti napoletani sa che sa questa metafora si usa per dire che la vita è difficile quando mancano i beni essenziali. A Roma invece le metafore non servono. L’acqua manca veramente e ad andare a fondo sono sempre i romani o comunque chi vive nella capitale. L’acqua manca, è vero, ma non perché non ci sia. Più semplicemente è lecito dubitare sulle modalità con cui viene gestita.
Proprio a questo proposito i Carabinieri del Noe hanno perquisito e sequestrato documenti negli uffici di Acea Ato 2 spa a Roma ed hanno notificato un avviso di garanzia per il presidente Paolo Saccani. Il reato ipotizzato è Inquinamento ambientale colposo, il 452bis. All’Acea Ato 2 si contesta di aver attinto dal Lago di Bracciano più acqua di quanto consentito. Per queste ragioni, il 21 luglio la Regione Lazio ha emesso un’ordinanza che intimava alla multiutility uno stop delle captazioni, concedendole ancora 7 giorni di tempo affinché si potessero trovare delle soluzioni alternative al Lago. L’Acea, di contro, ha intavolato uno scontro acceso che è culminato in un ricatto bello e buono: “Non ci sono alternative- ha fatto saper il presidente Saccani-: o viene ritirata l’ordinanza e continuiamo a prelevare l’acqua da Bracciano, o saremo costretti a partire con la turnazione o abbassamenti di pressione che riguarderanno circa 1.500.000 di romani.
Un ricatto ancor più grave se si pensa che dal Lago di Bracciano si attinge appena l’8 % del fabbisogno idrico di Roma. Un fabbisogno che a conti fatti interesserebbe “solo” 220 mila cittadini e non 1 milione e mezzo. È persino oltraggioso inoltre, subire misure del genere quando- stando ai dati Istat- l’acqua dispersa a causa di infrastrutture danneggiate, è pari al 44%. Infrastrutture mai riparate, nonostante Acea Ato2 s.p.a. abbia prodotto un utile di quasi 75 milioni nel 2013, di 77 nel 2014 e di 70 nel 2015. Insomma i soldi non mancavano per mettere qualche toppa.
Questa vicenda dimostra che i cliché sulla mala gestione dei beni pubblici, non siano poi così lontani dalla realtà. L’acqua c’è e c’è sempre stata. Ma è impensabile buttarne quasi la metà a disposizione ed è fuorviante (falso per giunta) attribuire alla siccità le colpe di una penuria idrica.
Se la papera non galleggia, dunque, di chi sono le colpe? Dell’Acea che sfrutta al limite le risorse naturali? Dell’amministrazione Raggi che non si è interessata abbastanza al tema quando -in tempi meno sospetti- si organizzavano le riunioni per la tutela delle suddette risorse? Della Regione che doveva intervenire prima?
Qualcuno dovrà prima o poi prendersi le proprie responsabilità, anche perché il problema dell’acqua è solo uno degli ultimi schiaffi in faccia ai romani. A precedere: i rifiuti, le buche, i debiti, il traffico, i trasporti inefficienti, una giunta instabile, il turismo in calo, la mafia-non mafia di Carminati e Buzzi, gli incendi. Insomma Roma fa acqua da tutte le parti…per modo di dire.