Caso Consip, fin dall’inizio
In questi giorni si continua a parlare molto del caso Consip, proviamo a fare chiarezza su quanto accaduto fin dall’inizio. I personaggi coinvolti sono molti, tra cui il padre dell’ex premier Matteo Renzi, il ministro Lotti, l’imprenditore napoletano Romeo e altrettanti sono i filoni di inchiesta che coinvolgono i vari protagonisti.
Alfredo Romeo è un imprenditore i cui affari spaziano in vari settori, dagli alberghi alle imprese di pulizia. Non è nuovo a vicende giudiziarie che lo vedono al centro di accuse come associazione a delinquere e corruzione, dalle quali, come nel 2008 con l’inchiesta per la Global Service, è sempre uscito indenne.
Tutto ciò che è nato dal caso Consip proviene da un’indagine della Dda napoletana sugli appalti per servizi dell’ospedale Cardarelli, uno dei più grandi del meridione, vinti proprio da Romeo. Secondo le ipotesi dell’accusa l’imprenditore avrebbe assunto persone vicine alla camorra dopo essersi aggiudicato gli appalti per la fornitura di vari servizi all’ospedale, pertanto è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Da questa indagine Woodcook ha poi allargato l’inchiesta alla Consip e ai rapporti di Romeo con alti imprenditori come Russo e Tiziano Renzi, ora indagati per traffico di influenze.
Ad iniziare a parlare è Luigi Marroni, nominato nel 2015 amministratore delegato della Consip. La confessione inizia mentre i pm Woodcook e Carrano lo stanno interrogando sul presunto sistema di corruzioni messo in piedi dall’imprenditore Romeo (arrestato qualche giorno prima) e sul più grande appalto d’Europa “Facility Management 4” dal valore di 2,7 miliardi di euro. Proprio per questo appalto, ma anche per altri (sono più anni che l’imprenditore napoletano non riesce a vincere un appalto Consip) Romeo avrebbe cercato di corrompere un dirigente della Consip, Marco Gasparri, il quale ha deciso di collaborare con i magistrati e che afferma di aver ricevuto tra il 2012 ed il 2014 più di centomila euro affinché aiutasse Romeo a compilare correttamente i bandi degli appalti. In merito a questo impianto di corruzioni definito sistema Romeo è indagato anche Italo Bocchino, consulente di Romeo.
Per i magistrati Romeo avrebbe poi usato un’altra via per arrivare agli appalti della Consip, quella di Tiziano Renzi, il padre dell’ex presidente del consiglio. Secondo le indagini l’imprenditore napoletano avrebbe promesso dei soldi all’imprenditore Carlo Russo per poter incontrare Tiziano Renzi, al quale avrebbe promesso altri soldi per incontrare poi anche il ministro Luca Lotti e Luigi Marroni. Queste accuse si reggono su alcune intercettazioni nelle quali Romeo sostiene di avere agganci con i piani alti della politica e su alcuni bigliettini ritrovati in mezzo ad altra immondizia. Su questi bigliettini strappati ci sono delle iniziali (T. per Renzi, L. per Lotti e M. per Marroni, secondo le ricostruzioni) con accanto cifre o date di incontro. Oltre all’estrema fragilità dei bigliettini riattaccati come prova, qualche giorno fa ne è venuta meno anche un’altra: l’intercettazione in cui Romeo sosteneva di aver incontrato Tiziano Renzi. Il pm Palazzi ha contestato a un capitano dei carabinieri del noe, Scafarto (ora indagato per falso materiale e falso ideologico), di aver attribuito nella relazione di servizio la frase ottenuta tramite intercettazioni ambientali «Renzi, l’ultima volta che l’ho incontrato» a Tiziano Renzi, mentre in realtà è stata pronunciata da Bocchino.
Altro filone dell’inchiesta, che risulta probabilmente più solido dell’altro, è quello che riguarda la fuga di notizie di cui sono accusati il ministro Lotti, vicinissimo a Renzi, e due ufficiali dei carabinieri: il generale Saltalamacchia ed il comandante generale dell’arma Tullio Del Sette. Erano state piazzate delle microspie negli uffici romani della Consip e dopo qualche settimana l’ad Marroni ha chiamato una ditta specializzata per far sì che queste venissero rimosse. Marroni ha poi confessato che la soffiata gli fosse arrivata dai tre di cui sopra. Altro testimone in questa indagine è Filippo Vannoni, presidente di Publiacqua (società che gestisce il servizio idrico delle province toscane di Arezzo, Firenze, Prato e Pistoia) e anche lui stretto amico di Matteo Renzi, il quale ha affermato che Lotti era la fonte della soffiata e che Matteo Renzi fosse a conoscenza dell’indagine.
Marroni ha poi raccontato ai magistrati che nel marzo 2016 Tiziano Renzi gli chiese un incontro – poi avvenuto- in cui gli avrebbe chiesto di accontentare le richieste di Russo perché persona di fiducia (proprio Tiziano avrebbe presentato Russo all’ad di Consip qualche tempo prima). Ancora secondo le testimonianze di Marroni, verso la fine del 2015 sarebbe andato nei suoi uffici Ignazio Abrignani, parlamentare di Ala e uomo vicinissimo a Denis Verdini, e parlando proprio per conto di quest’ultimo avrebbe cercato di fare pressioni affinché Cofely Italia (ramo di Engie Italia, colosso globale dell’energia) si aggiudicasse un lotto dei tanto amati appalti FM4, quello strategico di Roma Centro (comprende servizi di Palazzo Madama, Palazzo Chigi e altri ministeri importanti).
L’inchiesta coinvolge numerosissime persone, appartenenti molte ai cosiddetti “piani alti” ed il quadro che emerge vede riunite molti soggetti vicini all’ex presidente del consiglio Matteo Renzi. Nel complesso risulta tutto estremamente fosco, difficile da decifrare, sicuramente anche a causa della vastità dell’inchiesta, la quale potrebbe essere in grado di cambiare profondamente il campo politico italiano. Tutto dipende da come andrà a finire.