Cédric Herrou e il processo per aver aiutato i migranti

Il 10 febbraio si concluderà il processo che vede imputato l’agricoltore francese Cédric Herrou. Il capo d’accusa? Aver aiutato circa 200 migranti che tentavano di entrare in Francia.
Il 4 gennaio Cédric Herrou è stato convocato a giudizio davanti il tribunale di Nizza con l’accusa di aver aiutato alcuni migranti, sprovvisti di permesso di soggiorno, ad oltrepassare il confine italo-francese. Cédric ha 37 anni ed è un agricoltore che vive nella valle della Roya, un territorio che si trova al confine tra la Francia e l’Italia, dal quale molti migranti – specialmente sudanesi ed eritrei – cercano di arrivare in Francia.
Da circa un anno Cédric si occupa di loro; già nel 2015 fu fermato perché alla guida della sua macchina mentre trasportava illegalmente migranti eritrei. La vicenda non ebbe seguito in quanto il giudice non considerò quel trasporto come clandestino, mancando di una transizione in denaro, ma lo considerò per quello che era realmente: un gesto umanitario.
Un caso di solidarietà non isolato
Oggi Cédric rischia fino a 5 anni di reclusione, più una multa di circa 30 mila euro perché il suo aiuto ai migranti continua e non continua da solo. Sono molti infatti gli abitanti della valle che aiutano, ospitando nelle proprie abitazioni, i tanti migranti che cercano un riparo. Il 4 gennaio, fuori dal tribunale di Nizza, c’erano circa 300 persone che sostenevano Cédric.
Tutte queste persone, oltre a sostenere l’imputato, sottolineano come lo stato francese sia manchevole nell’affrontare la questione dell’accoglienza. La stessa manchevolezza sottolineata in tribunale da Herrou che dice che il suo aiuto non è nient’altro quello che dovrebbe offrire lo stato francese alle tante persone vittime di fame e guerra.
Questo non è l’unico caso di solidarietà che “viola” la legge. Cédric non è infatti il primo francese ad aiutare i migranti e finire in tribunale per questo.
Il 6 gennaio è stata stabilita in appello l’innocenza del ricercatore dell’Università di Nizza, Pierre-Alain Mannoni, condannato a sei mesi di carcere per aver trasportato tre migranti per ospitarli a casa propria. Il tribunale di Nizza ha, però, riconosciuto l’innocenza in quanto il passaggio non era per altri scopi, ma solo per la salvaguardia delle persone, tra cui una minorenne.
Un altro caso è quello del militare britannico Rob Lawrie, che nel gennaio del 2016 ha pagato una multa di circa 1000 euro per aver trasportato una ragazza di origini afghane, dal campo dei migranti di Calais, fino al Regno Unito.
Un’altra condanna è stata commissionata ai danni di Claire Marsol, che nel 2015 ha pagato 1500 euro per aver offerto il proprio aiuto a due eritrei per arrivare alla stazione di Antibes.
Un processo alla solidarietà?
L’agricoltore è ben consapevole di essere contro la legge, proprio per questo spinge per cambiarla, dal momento in cui le leggi devono far sì che la gente viva in armonia insieme e inoltre la sua «inazione» e il silenzio non sarebbero altro che un modo di renderlo complice di un dramma tanto grande come quello delle tante morti per cercare riparo.
Anche in questo periodo in cui è sotto accusa non si tira indietro e continua ad aiutare i migranti, ospitandoli, dandogli da mangiare e da bere, facendoli dormire nelle tende che ha sistemato nel suo terreno.
Il procuratore Jean-Michel Prêtre non ha potuto che riconoscere la nobiltà del gesto di Herrou, ma allo stesso tempo dire che la legge «può essere criticata, ma deve essere applicata». Ha chiesto così per l’uomo dai gesti nobili otto mesi di carcere, da sospendere con la condizionale e la sentenza si saprà il 10 febbraio, mentre Herrou sostiene a gran voce che il problema non si può arginare con la sua condanna o il suo imprigionamento. Il problema di donne, bambini, uomini che scappano dalla guerra e muoiono cercando pace continua.
Da sempre si sente urlare da chi si oppone all’accoglienza “ospitateli a casa vostra” e Cédric lo fa, specialmente da quando la Francia ha chiuso la via d’ingresso di Ventimiglia e i migranti cercano di attraversare la valle della Roya. Cédric è lì ad aiutarli e per questo è stata chiesta la condanna per favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
Questo processo non dimostra, forse, che anche agendo in prima persona, non includendo altre forze e mezzi se non i propri, si commette un reato? In altri termini sembra che sia un reato accogliere degli esseri umani e prestare loro aiuto, anzi, viviamo in un mondo in cui sembra che necessariamente la solidarietà abbia sempre un secondo fine, perché infatti Cédric è stato accusato di aiutare i migranti solo per ambizioni politiche. L’agricoltore di tutta risposta ricorda come nell’attentato a Nizza sia morta una figlia di un suo amico, di soli diciotto anni e che lui effettivamente sta facendo politica, dal momento in cui fare politica equivale ad occuparsi della gente, di tutta la gente, come sta facendo lui e tanti altri come lui.
Abbiamo forse dimenticato cosa sia la guerra? Le guerre mondiali, ad esempio, oltre ad essere capitoli di storia, sono tragedie realmente accadute, tragedie in cui tutti hanno perso tutto e durante la seconda guerra mondiale proprio gli aiutanti della valle della Roya aiutarono molti ebrei a sfuggire dalle persecuzioni naziste.
Abbiamo il diritto di non dimenticarlo!
Persone come Herrou sono la speranza che l’umanità e la solidarietà siano ancora possibili, sono la dimostrazione che il nostro compito è quello di non rimanere indifferenti, ma riflettere e questo processo ce ne dà una possibilità, perché la legge non va infranta, ma al contempo si può considerare un reato agire per difendere altri esseri umani?