Scuole (poco) belle: ancora feriti, crolli e sgomberi in tutto il Paese
Istruzione e cultura sono parole ridondanti nei discorsi del presidente del consiglio, che con enfasi d’altri tempi cerca di attrarre a sé consensi sottolineando l’impegno – indefesso e costante – dell’esecutivo nel fornire agli alunni strutture sicure e adeguate alla preparazione delle nuove generazioni. ‘Scuole belle’, il progetto di edilizia scolastica varato dal governo circa 2 anni fa e ancora oggi in fase di attuazione, rappresenta (non troppo) la realizzazione materiale del piano di Renzi, un’intenzione nata – si legge nel sito www.istruzione.it – «fin dal suo discorso di fiducia alle Camere del 24 febbraio 2014». Attingendo dalla stessa fonte, si legge che «Nel 2014 sono state coinvolte 7.235 scuole, con un finanziamento di 150 milioni di euro. Tra il 2015 e il primo trimestre del 2016, sono effettuati altri 10mila interventi. Per la realizzazione delle opere il Miur versa gli importi direttamente alle scuole. Sono poi i dirigenti scolastici ad ordinare gli interventi attraverso gli appalti». Insomma, i soldi arrivano (pochi), ma – come specificato su Istruzione.it – sono destinati a «lavori di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale». Una rattoppata quà e là in parole povere, che certo non risolve alla radice problematiche ben più gravi e di certo non assicura agli alunni il livello di vivibilità e sicurezza tanto decantato dal primo ministro. Ad anno scolastico ormai più che avviato, sono ancora parecchi i casi in cui gli studenti – spesso bambini – rischiano la vita dopo il suono della campanella, come testimoniato da alcuni esempi recenti che citerò qui sotto.
Martedì scorso, a Nichelino, nel torinese, una bimba di 9 anni è rimasta ferita dal crollo di una porzione di controsoffitto mentre si trovava in classe con i compagni. Fortunatamente le ferite non si sono rivelate di grave entità e la bambina è stata dimessa in pochi giorni dal Regina Margherita. L’aula è stata posta sotto sequestro ma ciò che sorprende maggiormente è il fatto che i collaudi siano stati effettuati pochi mesi prima del crollo: si trattava, quindi, di una struttura considerata sicura dagli esperti. «Proprio a luglio – come ha spiegato il sindaco Tolardo – quel controsoffitto era stato controllato. Abbiamo dato il via a una serie di sondaggi in tutte le scuole della Città, a partire dalle più vecchie, sulla staticità dei tetti. Il controsoffitto caduto alla Rodari, che è una struttura che avrà circa 40 anni, era stato collaudato da poco e non erano emerse problematiche. Siamo molto stupiti». Anche noi.
Dopo il grave episodio, Carlo Rienzi – presidente Codacons – non ha perso tempo nel rimarcare che si tratta «dell’ennesimo episodio di soffitti che crollano nelle scuole italiane, a dimostrazione dello stato di fatiscenza in cui versano gli istituti scolastici nel nostro Paese. Sono anni che denunciamo il degrado delle scuole italiane, che come dimostrano i frequenti crolli di soffitti e intonaci, cadono letteralmente ‘a pezzi’, ma nessuno interviene. Una situazione che rappresenta un potenziale pericolo per studenti, insegnanti e personale scolastico. Ci chiediamo che fine abbiano fatto il Piano generale di edilizia scolastica che obbligava il ministero dell’Istruzione, a seguito di ricorso al Tar promosso dal Codacons, ad adottare precisi provvedimenti in materia, e il famoso piano sulle ‘scuole sicure’ annunciato da Renzi, che prevedeva 400 milioni di euro per 2400 interventi a partire dal 2015. Intanto gli istituti scolastici continuano a perdere pezzi e speriamo non si debba arrivare, come sempre accade in Italia, ad una vera e propria tragedia per vedere finalmente ascoltate le nostre richieste in fatto di sicurezza».
Anche ieri, venerdì, nella sala mensa della scuola primaria Merlin di Chioggia, alcuni quadroni di polistirolo che formano il controsoffitto della struttura, sono crollati a terra colpendo una bambina di 9 anni. L’episodio, avvenuto intorno alle 13 con la sala piena di bambini, si è risolto con una prognosi di 5 giorni per la piccola e tanto spavento per i compagni; poca cosa rispetto a quanto sarebbe potuto succedere ma comunque un altro grave fatto di cui sarei felice non dover mai scrivere. Il dirigente scolastico Sergio Ferroli ha precisato che «I tecnici del Comune sono intervenuti immediatamente, chiamati da noi, e hanno constatato, appunto, l’esistenza di un’infiltrazione dovuta, probabilmente, alle piogge di questi giorni. Ma, come dicevo, non c’era alcuna traccia visibile dall’esterno. In altre occasioni, se abbiamo visto segni di bagnato o di cedimenti, siamo riusciti a intervenire prima che accadesse qualcosa. In questo caso non era possibile e il cedimento ci ha colti di sorpresa. Ma ora la situazione è del tutto sotto controllo: gli altri pannelli non presentano alcun problema e l’infiltrazione sarà sistemata quanto prima». La dichiarazione mi lascia perplesso; la pioggia potrà anche essere caduta abbondante ma – non essendoci tracce dall’esterno – attribuire tutta la reponsabilità all’evento atmosferico (o alla malasorte, come hanno fatto alcuni quotidiani) sembra un paradosso. Oggi la scuola è chiusa e riaprirà lunedì, quando sarà eseguito un altro sopralluogo da parte dell’amministrazione comunale, per verificare nuovamente le condizioni del controsoffitto, segno che la situazione – contrariamente a quanto dichiarato dal dirigente – non è ancora «sotto controllo».
A Brindisi, invece, un intero istituto è stato sgomberato a seguito – ha rilevato la Asl giovedì scorso – di «criticità impiantistiche e strutturali, distacco degli intonaci all’esterno, muffe, batteri e modifica dei materiali da costruzione all’interno, infissi irrimediabilmente danneggiati e obsoleti che non hanno più la loro funzione di tenuta dell’aria e dell’acqua». Lo sgombero non è altro che il momento culminante di un lungo tira e molla portato avanti per vie istituzionali dalla dirigente scolastica del Ferraris, Rita De Vito, che da marzo si batte per avere una sede alternativa a quella sgomberata. I 700 ragazzi che frequentano l’istituto si sono ritrovati a fare lezione all’aperto, in piazzetta di Summa, di fronte al vecchio plesso – allagato per le infiltrazioni – costruito negli anni ’50 e – pare – mai sottoposto a interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria.
In conclusione, ricordiamo che solo nel primo mese dell’anno scolastico 2016-2017, si sono già verificati 5 crolli e secondo un rapporto della struttura di missione per l’edilizia scolastica insediata dal Governo, il 60% delle scuole italiane è stato costruito tra gli anni ’50 e ’60 «con poca cura per i materiali e un abbondante uso di amianto». La certificazione di agibilità è assente nel 94% delle scuole calabresi e nella metà degli istituti di Lazio, Sicilia, Sardegna e Calabria. Non certo un bel prospetto, anche in relazione all’imminente arrivo dell’inverno e del maltempo. Insomma, ‘scuole belle’ è al momento una specie di placebo, che mal si accorda con le reali necessità di dare al Paese e agli studenti edifici sicuri in cui potersi dare una cultura e prepararsi alla vita.