Morti bianche, una piaga difficile da arginare

Morti bianche, 364 nei primi mesi del 2016
Sono ben 364 gli infortuni mortali sul lavoro registrati da gennaio a maggio 2016, un dato che – rispetto allo stesso periodo del 2015 – indica un calo delle cosiddette morti bianche (-2,8%) ma che rimane comunque elevato e ci restituisce una fotografia del reale che mal si accorda con i numerosi appelli da parte della politica, tra i quali ricordiamo quello del capo dello Stato Mattarella in occasione delle celebrazioni del primo maggio: «Sono inaccettabili i morti sul lavoro, quale che sia il loro numero: anche una soltanto è inaccettabile». Non possiamo che trovarci d’accordo con il pensiero di Mattarella, i dati reali però stridono con le intenzioni e i buoni propositi che, finora, faticano a trovare concreta applicazione.
Morti bianche, 18 la settimana. Maglia nera all’Emilia-Romagna
Entrando nello specifico delle 364 morti bianche rilevate da Vega Engineering – nota società di Mestre che si occupa di sicurezza sul lavoro – tra gennaio e maggio di quest’anno, emerge che la media si attesta a 73 decessi per ogni mese, 18 alla settimana: numeri ben lontani da quanto auspicato dal capo dello Stato, da parte della politica e dai sindacati. Sempre secondo il rapporto redatto nei giorni scorsi da Vega (prodotto in base a fonti Inail), la differenza di 2,8 punti percentuali tra il 2015 e il 2016 continua di mese in mese a diminuire, «come se – specifica Vega – giorno dopo giorno l’emergenza morti bianche continuasse a crescere». In base ai dati raccolti, è emerso che la regione in cui si sono verificate più morti bianche (33) è l’Emilia-Romagna, seguita da Lombardia (26), Toscana e Veneto (25), Campania e Lazio (21). A queste seguono Piemonte (20), Sicilia (19), Marche e Puglia (14), Sardegna (11), Abruzzo (9), Umbria (6), Molise, Basilicata, Trentino Alto Adige, Calabria, Liguria, Friuli Venezia Giulia (5) mentre resta a zero – e per una volta è un dato da leggersi in positivo – la Valle d’Aosta.
Per quanto riguarda l’incidenza della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa per macro aree, è il Sud a far registrare il dato peggiore con un indice di 17,2% contro una media nazionale di 12,2. Seguono le Isole (16); il Centro (13,6); il Nord Est (11,4); e il Nord Ovest (7,5). A livello regionale è invece il Molise ad indossare la maglia nera con un indice di 50,2. A condurre, invece, la tragica classifica provinciale delle morti in occasione di lavoro nei primi 5 mesi del 2016 è la Capitale. Roma, infatti, conta 13 vittime ed è seguita da Napoli (9), Cuneo, Vicenza e Bologna (8); Macerata e Torino (7); Ferrara e Treviso (6).
Manifattura, costruzioni e trasporti i settori con più morti bianche
Prendendo in considerazione le tipologie di lavoro in cui si sono verificate morti bianche, è il settore delle attività manifatturiere a far rilevare il maggior numero di vittime (35 pari al 12,8% del totale dei casi di morte in occasione di lavoro); al secondo posto c’è il settore delle costruzioni, con 34 decessi (pari al 12,4%). Al terzo i trasporti e attività di magazzino (28 morti – 10,2%) mentre al quarto troviamo commercio all’ingrosso e al dettaglio (16 infortuni mortali – 5,8%).
Gli over 65 sono i più esposti
Gli stranieri deceduti sul lavoro tra gennaio e maggio 2016 sono 34 (il 12,4%) e le donne 21. La fascia d’età più colpita – che costituisce il 36,5 per cento di tutte le morti rilevate in occasione di lavoro – è sempre quella compresa tra i 45 e i 54 anni. Ma l’incidenza più elevata della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa coinvolge «come sempre» – precisa Vega – gli ultra sessantacinquenni.