Elezioni amministrative, la duplice intesa?

Nella grande confusione politica delle amministrative, la chiarezza d’interessi è palese. Centrodestra e centrosinistra cercano alleanze paracadute in vista del ballottaggio e corteggiano i Pentastellati. Che sembrano avere gli occhi solo per Salvini.
Sono giorni convulsi, frenetici. I partiti di centrodestra e centrosinistra sono impegnati nella ricerca spasmodica di alleanze che possano alleviare le ferite subite alle elezioni amministrative.
Cinque Stelle andata e ritorno – Con un Partito Democratico isolato e dai risultati miseri, al ballottaggio del 19 giugno le sfumature assunte dal centrodestra nelle varie città sembrano riunirsi in una precisa unità di intenti: l’alleanza con il Movimento Cinque Stelle. La mossa è chiara ed esplicita e fungerà anche da ago della bilancia per i rapporti di forza nel centrodestra nelle prossime elezioni politiche. Salvini ha dichiarato che Grillo non ha voluto incontrarlo, ma l’elettorato leghista e di parte del centrodestra è stato orientato dalle dichiarazioni dello stesso leader del Carroccio e dei suoi rappresentanti. Il Movimento Cinque Stelle da parte sua deve soltanto pazientare, perché parte dei voti della destra convergeranno comunque nei suoi candidati sindaco. I voti freschi per il M5S arriveranno e non saranno frutto delle scelte politiche altrui, come nemmeno di una radicalizzazione interna. Sarà la natura della maggioranza dell’elettorato pentastellato a fare la differenza: il movimento di Grillo e soci è – per gran parte del suo elettorato – di centrodestra. Questo aspetto va oltre i sentimenti anti-renziani e le logiche di partito “anti-sistema”, cui il M5S non fa più parte poiché entrato sia in Parlamento che nelle logiche politiche.
Roma teatro nazionale – La situazione capitolina rappresenta al meglio il gioco delle alleanze. Da un’analisi condotta da Demos, a Roma più della metà degli elettori di Giorgia Meloni – sostenuta dalla Lega di Salvini – si è detta favorevole ad appoggiare Virginia Raggi al ballottaggio. La corsa al Campidoglio, che vede fronteggiarsi il prossimo 19 giugno proprio l’avvocato pentastellato e il candidato Pd Giachetti, potrebbe subite forti influenze proprio in virtù del supporto degli elettori di Meloni e Salvini al movimento di Grillo. L’indicazione di Salvini è netta: «non voterei mai un uomo del Pd». Non serve altro, la benedizione è sulla fronte. E rimangono tutti gli elettori del centrodestra “traditore”, quello dell’asse Marchini Berlusconi. Questi potrebbero giocare un doppio ruolo: orientare la propria decisione di voto alla Raggi come a Giachetti. Di certo c’è soltanto l’unione di gran parte dell’elettorato di centrodestra che vede Renzi come l’unico nemico da sconfiggere. E lo vedono insieme ai Cinque Stelle. In questo senso 3 elettori su 10 della Lega si dicono vicini al M5S. Il legame è frutto di un’attrazione in chiave anti-Renzi già espressa per le elezioni politiche del 2013, quando nei comuni a forte impronta leghista, si erano verificati forti flussi di voto a favore dei pentastellati poi “restituiti” in occasione delle successive elezioni europee. Identici i movimenti anche per gli altri candidati in lizza nella altre città. A Torino, per esempio, il candidato leghista Morano ha orientato l’elettorato leghista verso Chiara Appendino. La candidata del M5S, pur essendo a 10 punti di distacco dal sindaco uscente Piero Fassino, potrebbe vedere diminuire tale gap grazie ai voti provenienti da destra. Differente solo nell’apparenza la situazione a Milano e Bologna. Nel comune meneghino infatti la bipolarizzazione ha sovrastato i pentastellati e le liste civiche e a giocarsela saranno proprio Sala e Parisi. Tuttavia quel 10% ottenuto dal M5S potrebbe ribaltare le sorti del centrodestra a Milano. In altrettanto modo a Bologna la sfida tra il candidato PD Merola e la leghista Borgonzoni vede il 40% dell’elettorato pentastellato a favore del candidato della Lega.