Disabile discriminata, la classe va in gita: una vergogna
«In stanza con noi non la vogliamo». Questa la triste sentenza di alcune ragazzine nei confronti di una coetanea poco prima di partire in gita con la scuola verso l’Austria; una brutta storia di discriminazione che costringerà una 14 enne disabile a restare a casa rimandando l’arrivo della sua personale primavera, scoprendo – forse – solo in cartolina com’è cominciata quella degli altri compagni.
A quanto pare, sembra che la classe abbia organizzato un vero e proprio complotto, tramite messaggi, per chiedere agli insegnanti di non averla in camera; un’azione vile che ha provocato immenso dolore alla madre e tanto ne provocherà alla ragazza disabile quando per lei, domani, sarà il momento di scoprire che le sue compagne sono ormai lontane e sempre lo saranno, anche dopo il rientro tra i banchi. A nulla è valsa la proposta di far dormire la 14enne in stanza con una professoressa, secondo la madre sarebbe solo un’ulteriore conferma della discriminazione in atto verso sua figlia che soffre d’autismo. La classe partirà e saranno giorni spensierati mentre a Legnano resteranno le rovine di un atto di violenza che non vorremmo più raccontare.
Giulio Gallera, assessore al Reddito di Autonomia e Inclusione sociale della Regione Lombardia ha commentato la vicenda – esprimendo solidarietà anche a nome della Regione – ma ha tenuto a precisare che «Stigmatizzare il comportamento dei compagni non credo porti a risultati positivi, né per una loro crescita personale, né per alleggerire la sofferenza della ragazza. Mi sembra invece appropriato e assolutamente necessario che si mettano a disposizione, per gli studenti nelle cui classi sia presente una persona con problemi di tipo cognitivo o comportamentale, figure qualificate che possano aiutarli nel percorso di integrazione e inclusione. Per questo mi confronterò immediatamente con la collega Valentina Aprea e con il Provveditore».
Con tutto il rispetto possibile per l’assessore, la classe avrebbe invece meritato una punizione esemplare, a partire proprio dalla revoca della gita. Lasciare che le compagne della 14enne disabile partano nonostante il danno cagionato, rischia infatti di creare un precedente e alimentare il circolo vizioso della discriminazione sociale. Le ‘figure’ che servirebbero a facilitare l’inclusione e l’integrazione sono solo un ingrediente, che a poco serve se le coscienze sono contaminate in partenza e vengono rinforzate nel loro comportamento attraverso il premio rappresentato dalla gita. Le istituzioni hanno compiuto un passo falso, perdendo l’occasione di dare un segno tangibile e inequivocabile della loro presenza che avrebbe potuto rappresentare un occasione di riflessione per la classe e, di rimando, per tutti coloro che già in tenera età discriminano i coetanei.