Giungono importanti novità sulla morte del giovane ricercatore, del quale solo due giorni fa si sono celebrati i funerali; una cerimonia privata nella forma, collettiva nel sentimento delle oltre tremila persone che hanno accompagnato Giulio Regeni nel suo ultimo viaggio.
Purtroppo sembra essere contorta e avvolta da mistero la situazione del giovane Giulio, dal momento della sua scomparsa al ritrovamento del suo cadavere, massacrato, brutalmente torturato, irriconoscibile.
Fermato al Cairo lo scorso 25 gennaio e portato via dalla polizia egiziana, probabilmente Regeni fu scambiato per una spia a fronte di alcuni contatti telefonici presenti sul suo cellulare, contatti appartenenti agli oppositori anti-governativi. Queste informazioni provengono dal New York Times, che cita a sostegno di questa tesi , tre funzionari della sicurezza egiziana, coinvolti nelle indagini.
Qualora queste dichiarazioni vengano confermate, si tratterebbe di una prima ammissione, seppur anonima, da parte delle autorità egiziane.
Un’altra importante novità è che secondo un testimone, il momento del fermo del giovane ricercatore, sarebbe avvenuto davanti ad alcune attività commerciali e dunque sarebbero almeno quattro le telecamere che avrebbero ripreso la cattura. Il problema? Purtroppo la polizia egiziana non ha ancora chiesto agli esercizi commerciali i video delle rispettive telecamere e dunque, sembra essere ormai tardi perché sono stati cancellati.
INDISCREZIONI DALL’AUTOPSIA: SCOSSE ELETTRICHE SUI GENITALI
Trapelano le prime indiscrezioni riguardo l’autopsia sul corpo di Giulio e purtroppo non vi sono dubbi, il ragazzo è stato torturato brutalmente.
Il referto sembra non lasciare dubbi sulla violenza con la quale gli “aguzzini” di Giulio si sono scagliati sul suo corpo: alle sevizie che già conoscevamo si aggiungono sette costole rotte e chiari segni di scosse elettriche sugli organi genitali.
Oltre ai segni delle scosse, vi erano su tutto il corpo segni inferti da lame affilate, ancora lividi, abrasioni e un’emorragia celebrale.
Un accanimento voluto, danni che hanno la chiara firma di una tortura.
Purtroppo, è alla luce non solo dell’accaduto, ma anche dell’alone di mistero che avvolge tutta la vicenda di Giulio che non dà pace ai familiari, irrita l’opinione pubblica e i politici italiani.
La rabbia nasce dalla mancanza o meglio dal rifiuto delle autorità egiziane di rispondere ai quesiti dei nostri investigatori , dall’indifferenza dell’Egitto davanti alle richieste di collaborazione sulle indagini con le autorità italiane.
Dopo queste ultime rivelazioni, si stanno aprendo polemiche e sconcerto anche verso il Governo e i politici italiani.
Il portavoce del M5S Manlio di Stefano ha richiesto una Commissione d’Inchiesta ONU appositamente per accertare fatti e responsabili, proprio perché da qui le nostre autorità senza una collaborazione sul posto sembrano poter fare ben poco.
Arriva un tweet anche da parte di Alessandro Di Battista ha definito “vergognoso che notizie su Regeni ci arrivino da media stranieri. Italia da zerbino europeo a tappeto arabo”.
L’indignazione è assolutamente comprensibile, soprattutto quando a morire così, come un essere non più umano, è un ragazzo e soprattutto quando questo ragazzo muore per mano di aguzzini spietati forse parte integrante e operatori di uno stato autoritario che fonda la sua vita sul sospetto.