Schengen: quanto ci costa e cosa succede con l’addio al trattato

In Europa è scoppiato il caso Schengen. L’Italia e la Germania insieme ribadiscono: “Il principio della libera circolazione non può essere messo in discussione”. Il premier olandese dà l’ultimatum: “otto settimane per salvare il Trattato”.
COS’È L TRATTATO DI SCHENGEN
L’accordo, che prende il nome dalla cittadina lussemburghese in cui è stato firmato, risale al 1985 quando un nucleo di paesi pionieri decisero di abolire i controlli alla frontiera che rallentavano mobilità e commercio tra paesi confinanti e interdipendenti. Quando si parla di spazio Schengen si fa quindi riferimento ad una zona di libera circolazione dove i controlli alle frontiere sono stati aboliti per tutti i viaggiatori, eccetto circostanze eccezionali. Lo spazio in questione è attualmente composto da 26 paesi, di cui 22 membri dell’Unione europea e quattro non membri (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).
COME FUNZIONA
Dal 1995 (per l’Italia dal 1997) sono stati aboliti i controlli sistematici alle frontiere interne dei paesi aderenti all’area Schengen, mentre sono obbligatori quelli alle frontiere esterne. All’interno di questa zona, infatti, i cittadini dell’Unione europea e quelli di paesi terzi possono spostarsi liberamente senza essere sottoposti ad alcun controllo, mentre un volo interno all’Ue che collega uno stato Schengen a uno stato non-Schengen è sottoposto a controlli alle frontiere. L’appartenenza a Schengen, inoltre, implica una cooperazione di polizia tra tutti i membri per combattere la criminalità organizzata o il terrorismo, attraverso una condivisione dei dati.
TRATTATO A RISCHIO
Il Trattato di Schengen ora sembra stia arrivando al capolinea. Pressate dall’onda dei migranti in fuga dalle guerre e in cerca di una speranza, sei capitali hanno già reintrodotto temporaneamente la vigilanza alle frontiere interne dell’Ue ed altri Stati potrebbero seguire questa linea.
L’Austria, uno dei fronti caldi dell’afflusso dei migranti, ha ribadito la sua posizione riguardo la decisione di mettere un tetto ai richiedenti asilo nel 2016: “La nostra iniziativa nazionale è soprattutto una sveglia a Bruxelles”, ha affermato il ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz, “credo che sul lungo termine sia una soluzione europea. Ma fino a che non sarà raggiunta, dobbiamo proteggerci. Adesso crescerà la pressione per trovare una soluzione comune”.
Secondo il primo ministro francese, Manuel Valls, “se l’Europa non è in grado di proteggere i propri confini, è l’idea stessa di Europa che sarà messa in discussione”.
Nel frattempo Mark Rutte, premier olandese e guida di turno dell’Ue per questo semestre, ha dato il suo ultimatum dicendo che restano otto settimane per salvare l’accordo che ci ha regalato la libera circolazione.
ITALIA E GERMANIA: “SCHENGEN NON PUÒ ESSERE MESSA IN DISCUSSIONE”
Qui si trovano in perfetto accordo il premier Matteo Renzi e il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble. “Il principio della libera circolazione Europea oggi è messo in discussione. Dobbiamo essere i più forti a richiamare il valore dell’Unione Europea”, ha dichiarato Renzi a Rtl 102.5 a proposito del dibattito sulla possibile chiusura di Schengen, “non si bloccano i terroristi sospendendo Schengen. Alcuni terroristi sono nati nelle nostre città – ha ricordato il presidente del Consiglio – c’è un misto di paura e mancanza di visione in questa ipotesi. Credo che sia mettere a rischio l’idea stessa di Europa. Spero che non succeda, ma non dipende dal governo italiano. Noi siamo per rafforzare i controlli, ma senza sospendere l’accordo di libera circolazione. Se avverrà, trarremo le nostre conseguenze”, ha continuato il premier.
“La caratteristica dell’Europa è che prendendo la macchina non trovi una frontiera fino al Portogallo o all’Estonia, senza mai sentirti straniero. Questo era il grande sogno che oggi è messo in discussione. Dobbiamo essere molto seri sulle paure del terrorismo e degli attentati. Ma dobbiamo essere i più forti a richiamare il valore dell’Ue. Bloccando le frontiere non si fermano i terroristi, alcuni sono cresciuti da noi. C’è una mancanza di visione in questa ipotesi di chiudere Schengen”, ha aggiunto Renzi.
QUANTO CI COSTA LO STOP AL TRATTATO
Secondo l’Alto rappresentante europeo per la politica estera e la sicurezza, Federica Mogherini, le stime sui costi di uno stop al trattato di Schengen, che metterebbe fine alla libera circolazione di cittadini e merci in Europa, sono “impressionanti”, tanto più in quanto l’Europa è in una difficile fase di ripresa economica.
Quasi sulla stessa lunghezza d’onda, ma di sicuro più pragmatico, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, assicura che la fine di Schengen sarebbe la fine dell’euro. Potrebbe essere una considerazione esagerata, ma di sicuro costerebbe un sacco di denari a tutti.