La vita non aspetta

Del viaggio che il ministro Maria Elena Boschi fece a Kinshasa ricordiamo un’istantanea memorabile, in cui una bambina congolese le siede in braccio mentre intreccia i suoi capelli biondi.
Quel viaggio, compiuto a maggio del 2014, rappresentò il culmine delle trattative intraprese dal Governo per portare in Italia 31 bambini africani adottati da 24 famiglie italiane. Trattative che furono necessarie dopo che le autorità congolesi annunciarono il blocco dei trasferimenti per “irregolarità nelle adozioni da parte di altri Paesi”.
La maggior parte dei media raccontarono il fatto come un successo del Governo e per certi versi lo è stato. Ma ad oggi ci sono ancora 151 bambini sparsi in tutto il Congo con cognomi italiani già assegnati, che aspettano di uscire dagli orfanotrofi per andare a vivere con i propri genitori adottivi.
Il blocco imposto dal Congo dura dal 25 settembre del 2013. Sono più di due anni che le famiglie chiedono al Governo un’azione concreta per sbloccare la situazione dato che da allora sono stati “847 giorni rubati ai nostri figli”.
Per questo oggi, una delegazione del “Comitato Genitori Adottivi dei bambini della Repubblica Democratica del Congo”, ha voluto portare davanti a Montecitorio il proprio messaggio con tanto di hashtag #lavitanonaspetta. “Vogliamo incatenarci simbolicamente e pacificamente”- dicono. Siamo qui oggi con amici e parenti che sostengono la nostra causa affinché il Governo ascolti la nostra voce e si adoperi per i nostri figli che attendono da anni di venire in Italia”.
“I bambini -racconta un genitore venuto dalla Toscana- portano già il nostro cognome. Più si perde tempo e più sarà difficile per loro integrarsi. Per noi è un dolore saperli lì, in un Paese sull’orlo si una guerra civile”.
Fonti media congolesi parlano infatti dell’intenzione da parte del Presidente Joseph Kabila di far scoppiare una guerra civile entro il 16 febbraio, data prevista per le elezioni generali. Inoltre le autorità militari locali sostengono che, nella regione del Beni, è avvenuto un massacro di 430 persone per mano del Mdi (Muslim Defense International), un gruppo jihadista che si sta espandendo a macchia d’olio nella regione.
In aggiunta -afferma un esponente del Comitato-: “Si sono registrati aumenti delle malattie negli orfanotrofi e alcuni piccoli sono stati ricoverati. Altri bambini sono morti”.
“L’Italia- fa sapere il Comitato– “rimane purtroppo fanalino di coda anche in questa occasione. In tali preoccupanti contingenze che minano sensibilmente l’incolumità e la salute di questi bambini, già formalmente e legalmente adottati dalle loro famiglie italiane, la CAI (Commissione Adozioni Internazionali) non agisce e il Governo sembra sordo alle innumerevoli richieste d’aiuto ricevute da parte dei genitori.
Ma oltre alle risposte mancate del Governo e della Cai, molte famiglie attendono risposte dagli enti autorizzati (proprio da Governo e Cai) a trattare per le adozioni. Uno di questi (di cui volutamente non facciamo il nome perché crediamo che si debbano fare tutti gli accertamenti del caso) sembrerebbe aver ricevuto le lamentele di diversi genitori che sarebbero arrivati a sborsare e a perdere circa dodicimila euro. Abbiamo provato a contattare l’associazione in questione, ma senza successo. Ma riproveremo a chiamare. Proveremo a dare e a darci qualche risposta in più. Così come si aspettano le famiglie dei bambini congolesi già adottati da tempo e da anni lasciati da soli in orfanotrofio ad aspettare la vita che non aspetta.