Scandalo Sala: emerso sistema illecito nell’urbanistica milanese

Dicono che Milano, la città del lusso, della sfrenatezza non si fermi mai. E in effetti non si è fermata. Non si è fermata neppure di fronte a regolamenti, alla buona amministrazione o di fronte ai piani urbanistici. Ora, però, a fermarsi è stata la Procura. Settantaquattro indagati, il risultato della maxi-indagine aperta a metà di quest’anno che ha disseppellito un sistema di favori opaco, cucito tra palazzinari e funzionari politici. Una cosa vecchia come l’Italia: un’architrave parallela alla maniera di Tangentopoli.
L’inchiesta si è concentrata su progetti di costruzione di palazzi di grandi dimensioni che sono stati trattati come progetti minori di manutenzione o restauro. La differenza tra i due è di natura essenziale per l’indagine. Edifici più grandi, richiedono maggiori valutazioni circa l’impatto sulla zona circostante in termini di vivibilità e costi. Per questo è essenziale che alla costruzione preceda un “permesso di costruire“, ottenuto dopo un lungo processo burocratico. Interventi minori, invece, possono essere autorizzati mediante SCIA, ovvero un documento di “segnalazione di inizio attività”. Negli edifici più piccoli, di norma, il controllo comunale può essere postumo.
Lo scandalo ruota dunque intorno a questo documento di “segnalazione di inizio attività”. Secondo la Procura sarebbe stato il mezzo per ottenere autorizzazioni in breve tempo e accelerare progetti di costruzione con lo scopo di favorire una ristretta cerchia. Un «sistema», quello di cui parla la Procura, che agirebbe nell’interesse di pochi per fare speculazione attraverso grandi progetti immobiliari.
Le indagini fino a Beppe Sala
Questo «sistema» composto da membri della commissione comunale per il paesaggio, altri soggetti dell’amministrazione di Milano, progettisti privati e costruttori, sarebbe al centro dello Scandalo delle ultime settimane. A cavallo tra marzo e luglio di quest’anno sono iniziate le prime perquisizioni. Il 23 luglio si terrà, invece, l’udienza preliminare per decidere sugli arresti dei sei principali indagati.
A marzo è stata la volta di Giovanni Oggioni, ex dirigente del comune, arrestato per corruzione, frode processuale, depistaggio e falso. A luglio l’indagine si è allargata a macchia d’olio comprendendo anche figure come Beppe Sala, sindaco post-Expo, uomo di relazioni globali e brunch civici, indagato non per una semplice tangente.
Le accuse a suo carico andrebbero da conflitto di interesse occultato, in relazione alla nomina di Marinoni come presidente della Commissione Paesaggio a induzione indebita, ossia pressioni verso quella Commissione per sbloccare il progetto “Torre Botanica”, sostitutivo del “Pirellino”.
Gli altri indagati oltre Sala
Con lui sono stati indagati l’assessore Tancredi e Manfredi Catella, presidente della grande società di sviluppo immobiliare Coima, che tra i vari progetti piemontese, sta lavorando alla costruzione del villaggio olimpico per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.
Ci sono poi Giuseppe Marinoni, il “lobbista spregiudicato” che avrebbe diretto piani urbanistici pagati da privati mentre valutava progetti, firmando 13 autocertificazioni false di assenza conflitti e Stefano Boeri, indagato e sospeso da incarichi pubblici, accusato di aver sollecitato interventi per far approvare la Torre Botanica. Quest’ultima sarebbe soltanto uno dei progetti nel mirino della Procura, insieme a Porta Nuova, grande area di riqualificazione urbana nel centro di Milano e allo Scalo Porta Romana, un’area destinata al Villaggio Olimpico 2026, sotto attenzione per procedure accelerate.
Al momento le indagini della Magistratura continuano mentre il caso rischia di allargarsi a nuovi progetti e nuovi ambiti della gestione comunale. Nel frattempo cittadini e associazioni chiedono chiarezza e giustizia da parte di Sala e della giunta, mentre le forze politiche si muovo in senso sparso: all’interno sia di maggioranza che di opposizione c’è chi vuole le dimissioni subito, tra cui Lega e M5S, chi, come Elly Schlein(PD) e la premier Meloni(Fratelli d’Italia), offre vicinanza al sindaco Sala.