Parolin alle Nazioni Unite: “Il diritto umanitario è compromesso”

Il segretario della Santa Sede, Pietro Parolin, si è pronunciato alla 79esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, riferendosi ad una “terza guerra mondiale combattuta a pezzi e di cui oggi siamo tutti testimoni”. Il tema principale “non lasciare nessuno indietro”.
Un discorso articolato, il cui esordio tratta la “preoccupante crescita del numero dei conflitti mondiali e la severità della loro violenza”; una violenza che, secondo le parole del Cardinale, dovrebbe venire meno, un’aggressività che lede il diritto umanitario, ormai “compromesso”. Definizione che è rivolta soprattutto alla situazione in Medio Oriente, dove instabilità e fragilità si sono andate ad aggravare in seguito all’attacco terroristico di Hamas, e altri gruppi armati palestinesi, del 7 ottobre. Offensive che hanno subìto reazioni da parte di Israele, risposte su cui Parolin esprime dubbi sulla reale proporzionalità a causa delle elevate vittime civili.
Una situazione drastica e delicata che porta il Vaticano a richiedere un “cessate il fuoco immediato” sia a Gaza che in Cisgiordania, per raggiungere la distensione.
Il reclamo presentato dalla Santa Sede include anche il “rilascio degli ostaggi” e un incremento dell’assistenza umanitaria alla popolazione, l’obiettivo è quello di non ledere ulteriormente i diritti umanitari, ma di realizzare una soluzione efficace e legittima come quella dei “due Stati con uno status speciale per Gerusalemme”. Il Cardinale Parolin ha sottolineato come nei tempi di conflitto non si debba dare priorità alla vittoria militare, quanto considerare la pace, una pace da raggiungere con i negoziati, con la diplomazia.
Le preoccupazioni del Vaticano
Il conflitto tra Israele e Palestina ha generato diverse preoccupazioni nella Santa Sede, motivo per cui Pietro Parolin ha affermato come entrambe le parti debbano non solo abbassare le armi, ma abbandonare ogni genere di violenza e coercizione, facendo così riferimento agli stessi insediamenti israeliani nel Territorio della Palestina.
La brutalità denunciata include, inoltre, le molestie e le discriminazioni messe in atto ogni giorno nella città di Gerusalemme. Cristiani, musulmani ed ebrei non riescono più a convivere, a coesistere, condizione che genera una necessità di intervento immediato secondo le parole del Segretario dello Stato del Vaticano: “La presenza dei cristiani a Gerusalemme deve essere protetta e i tentativi di diminuire la loro presenza devono essere inequivocabilmente condannati, e per questo nessuna tattica amministrativa deve essere usata per minacciare la presenza cristiana”.
I timori e le preoccupazioni del Vaticano non si fermano qui, ma si espandono anche alla situazione del Libano. L’inasprimento in corso del conflitto tra Israele ed Hezbollah ha provocato una cospicua perdita di vite umane, tra cui civili e bambini, condizione che “mette a rischio l’intera regione”.
Il reclamo e le parole di Parolin pongono in luce una richiesta a tutte le parti in collera, ovvero quella di “aderire ai principi del diritto internazionale umanitario” in maniera da poter fermare l’intensificazione costante dei conflitti, giungendo ad un “cessate il fuoco”.
Un momento delicato, vista anche la fragilità momentanea del Libano dovuta al fallimento nell’elezione di un Presidente; un Paese ora vulnerabile che rende ancora più imperativa “la necessità di una voce cristiana per guidare il Paese in questo momento di crisi”. Il Cardinale ha concluso il suo discorso di 20 minuti sottolineando la sua convinzione di quanto agire in Libano sia tassativo, dato che il suo ruolo viene ritenuto fondamentale per il mantenimento della stabilità regionale.