I sindacati oggi. Intervista al Segretario Cgil, Natale di Cola

Il lavoro è uno dei temi principali di ogni agenda politica che si rispetti. Per quanto riguarda le riforme e le iniziative da attuare nell’ambito in questione, in Italia attualmente stiamo assistendo a due visioni completamente diverse: quella della maggioranza al Governo e quella delle opposizioni: dal salario minimo, la cui proposta delle opposizioni è stata recentemente affossata alla Camera, alla giornata lavorativa dei quattro giorni, di cui al momento non vi è traccia di iniziative politiche concrete, fino all’abolizione del Reddito di Cittadinanza e all’introduzione di nuove forme di sostentamento per la categoria dei disoccupati. In questo contesto, occorre interrogarsi sul ruolo di chi si colloca fuori dalla sfera partitica e si occupa direttamente di tutelare le lavoratrici e i lavoratori: i sindacati. Ne abbiamo parlato con Natale Di Cola, Segretario generale della Cgil Roma e Lazio.
Segretario, partiamo dai fatti più recenti: a Montecitorio c’è stato il via libera al testo che di fatto blocca la proposta sulla retribuzione minima a 9 euro all’ora. I sindacati fin da subito si erano attivati per portare il salario minimo all’attenzione del Governo. E adesso, che iniziative intendete attuare?
Proseguiremo la mobilitazione. Siamo in campo dalla primavera scorsa con un’iniziativa lunga per rimettere al centro il mondo del lavoro. Sul salario minimo il Governo non solo non vuole introdurlo ma guarda alle gabbie salariali, un modello diseguale del passato che abbiamo combattuto con forza. I dati evidenziano che ovunque sia stato introdotto il salario minimo c’è stato un miglioramento dell’economia interna ed una crescita complessiva di tutti i salari. Introdurlo è necessario ma da solo non basta, vanno affrontati anche gli altri mali del lavoro come la precarietà, la discontinuità e il part time involontario e soprattutto va introdotta una legge sulla rappresentanza. Nel nostro paese ci sono oltre 900 contratti collettivi di lavoro applicabili, di cui l’80% non ha la firma delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, i quali presentano condizioni peggiorative per le lavoratrici e i lavoratori ma anche fossero lo 0,..% sarebbe comunque un problema, perché in sede di rinnovo contrattuale c’è chi li utilizza come riferimento per provare a non far avanzare la qualità dei ccnl.
Recentemente è stata anche portata all’attenzione mediatica la proposta della settimana lavorativa corta, sia perché alcune aziende italiane l’hanno fatta propria sia per alcune dichiarazioni da parte dell’opposizione. Qual è la posizione del Sindacato in merito a questo?
Già le 8 ore sono una conquista della lotta sindacale: nel 1919 la Cgil ottenne un accordo per imporre il limite delle 8 ore giornaliere e delle 48 settimanali, prima erano fino a 72. La tecnologia, che sta facendo importanti balzi in avanti con l’intelligenza artificiale, deve essere uno strumento a sostegno del “lavorare meno, lavorare tutti” a cui aggiungiamo vivere meglio. Le condizioni per ridurre l’orario di lavoro ci sono, siamo protagonisti di alcune sperimentazioni, ma in alcuni settori il tema è come aumentare le ore, perché c’è un ricorso intensivo al part time involontario: questo porterebbe a stipendi molto bassi che non consentono una vita dignitosa.
Un’altra problematica importante è sicuramente il tema riguardante la disoccupazione e la povertà in Italia. Il Governo Meloni ha eliminato il famoso Reddito di Cittadinanza, sostituendolo con l’Assegno di inclusione. In questo contesto come sta agendo e qual è il parere espresso dal Sindacato?
In Italia per uscire dalla povertà una famiglia impiega cinque generazioni perché la nostra è una società stagnante. Per noi è una scelta sbagliata introdurre una misura come l’Assegno di inclusione che ha un impatto ridotto sul tasso di povertà: solo nel Lazio viene tagliato fuori il 60% dei nuclei percettori di rdc. Le nostre sedi sono a disposizione delle persone per farne domanda ma il nostro giudizio in merito rimane negativo. Per questo oltre ad agire nei confronti del Governo, stiamo chiedendo a tutte le istituzioni più risorse per evitare l’esplosione di una bomba sociale nel 2024.
I sindacati negli anni sono stati sia lodati che criticati, oltre ad essere direttamente attaccati con varie forme di violenza, dalla fisica alla verbale. È della scorsa settimana la notizia delle condanne a più di 8 anni per lo storico leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, il leader di Italia Libera’, Giuliano Castellino, l’ex Nar Luigi Aronica e i membri delle due formazioni di estrema destra, Luca Castellini, Salvatore Lubrano, Lorenzo Franceschi e Pamela Testa, per l’assalto alla sede della Cgil del 9 ottobre 2021.
La sentenza del Tribunale Penale di Roma conferma che non fu un semplice episodio di violenza ma un vero e proprio assalto fascista alla casa delle lavoratrici e dei lavoratori. Noi quelle immagini non le dimenticheremo mai, come non dimenticheremo la straordinaria reazione di solidarietà popolare che c’è stata. Una settimana dopo l’assalto c’è stata una grande manifestazione a difesa dei valori democratici, della Costituzione e per chiedere lo scioglimento delle organizzazioni fasciste e di estrema destra, su cui questo Governo non sta facendo nulla e nel frattempo continuano a verificarsi episodi di violenza di matrice fascista.