All I want for Christmas is… a lobby
“Lobbista” è quella parola che, specie in Italia, continua a destare un mix di sdegno e sospetto, e non se ne esce.
Tra le principali società di lobbying che operano alle nostre latitudini ci sono Cattaneo Zanetto, che nel 2020 ha fatto un segnare ricavi per più di 9 milioni di euro; Comin & Partners, che si è attestata sulla stessa cifra; Fb & Associati a più di 5 milioni; Inrete (6 milioni); Nomos Centro studi parlamentari poco meno e via di fila con altre più o meno note.
Da rilevarsi peraltro la bizzarria stante la quale in certi ambienti è ancora radicata l’idea che il lobbista per sua specificità sia persona con orientamento politico di destra, quasi che non sia noto che il capitalismo a sinistra è contestato a parole ma adorato nei portafogli (e anche le ultime dichiarazioni dei redditi all’interno delle nostre istituzioni lasciano pochi dubbi a riguardo).
Ma perché abbiamo deciso di aprire questo numero natalizio parlando di Lobby? Per raccontare a chi ancora non lo sapesse la più grande impresa mai compiuta e quasi raggiunta, che segnerà un vero e proprio cambiamento mondiale epocale. In questi mesi infatti lobbisti di ogni parte del mondo e di ogni posizione politica stanno lavorando (nel totale disinteresse –o forse solo impossibilità di parlarne?- della stampa) ad un mutamento che toccherà la vita di ogni singolo individuo in ogni parte del pianeta.
Avete capito bene: ogni singolo individuo in ogni parte del pianeta.
La cessione di sovranità degli Stati all’OMS.
Chiariamo subito una cosa: nulla, mentre scriviamo questo contributo a dicembre 2023, è ancora deciso.
Come sempre peraltro c’è chi nega il tema della cessione «sovranità sanitaria» da parte degli Stati all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) tacciandola di notizia tendenziosa se non addirittura falsa, diffusa a scopi intimidatori. Esistono, però, più di una Bozza dell’OMS che prevedono l’assegnazione dei poteri finora propri dello Stato in materia di sanità e la gestione delle eventuali pandemie a questa Organizzazione. L’ultima visionabile data 27 marzo 2023 e recita: «Gli Stati hanno il diritto sovrano di determinare e gestire il loro approccio alla salute pubblica, in particolare la prevenzione delle pandemie, la preparazione, la risposta e il recupero dei sistemi sanitari in base alle proprie politiche e alla propria legislazione, a condizione che non causino danni ad altri Stati e ai loro popoli».
Dunque nulla è deciso ma la questione è sul tavolo. Essa, pertanto, è attuale. Se ne discute a vari livelli e sotto diversi profili. Tutti prettamente lobbistici.
E, a conoscenza di chi scrive, è la prima volta che le lobbies non portano interessi contrapposti ma lavorano tutte insieme, e più che mai in sordina visto che alle riunioni che si tengono a Ginevra non sono ammessi giornalisti, ad un fine ultimo: la strutturazione globale del progetto “one health”.
Ma andiamo con ordine. Anzitutto, giuridicamente parlando, gli Stati non hanno “poteri sulla salute” bensì “doveri sulla sanità”. Non godendo di alcuna sovranità sulla salute, non possono cederla.
La “salute pubblica” non esiste, esiste la salute individuale a cui provvede la sanità pubblica. E’ la sanità ad essere ordinata alla salute e non viceversa. E la sanità è definita come l’insieme delle strutture con cui le autorità politiche dei singoli Paesi difendono la salute delle persone. La “sovranità sanitaria” pertanto non appartiene agli Stati ma ai singoli componenti della comunità politica, ed è irrinunciabile.
E questo è tutt’altro che un dettaglio perché è invece il postulato in base al quale sono state varate tutte le norme incostituzionali e cogenti durante l’ultima proclamata pandemia.
La pretesa (basata sul falso presupposto appena descritto) di cessione della sovranità sanitaria all’OMS mira ad imporre una «politica sanitaria» uniforme e diffusa, che consenta a sua volta di imporre eventualmente anche pratiche sanitarie non rispettose dei diritti costituzionali stabiliti dalle Leggi fondamentali dei singoli Stati e, soprattutto, non rispettose dei diritti naturali dell’individuo umano.
In altre parole, diventa più facile imporre a interi popoli ciò che una grande percentuale della popolazione rifiuta, nonostante una (spesso) ingannevole pubblicità, smascherata dai fallimentari risultati conseguiti. L’esempio della recente pandemia parla da se’.
Inoltre, cedendo la «sovranità sanitaria» all’OMS risulterebbe più facile imporre pratiche sanitarie giustificate da decisioni prese da un Organismo che, in quanto organismo internazionale sanitario, gode, a torto i a ragione, di una (ormai può dirsi almeno apparente) credibilità che favorisce la moral suasion.
Si potrebbe quindi dedurre che questo faccia raggiungere con facilità persino la manipolazione scientifica delle masse, che è la più subdola violenza delle Istituzioni esercitata sulle persone.
Non sempre, peraltro, ciò che si presenta come Autorità è realmente tale. Ma può diventarlo attraverso il meccanismo del consenso delle masse. Spesso infatti l’apparente autorità è, nella sostanza, arbitrario potere, al quale è difficile obiettare anche perché sordo ad ogni argomentazione (come dimostrano i ricorsi all’autorità giudiziaria relativi alle controversie sulle reazioni avverse alla terapia contro il Covid-19) nonché, egli sì, negazionista.
È opportuna un’altra osservazione. L’OMS è finanziata sia dagli Stati aderenti sia da privati, le cui donazioni rappresentano la fetta più importante del suo bilancio. Il 65% del bilancio dell’OMS, infatti, è il risultato di donazioni volontarie specifiche, le quali possono essere esclusivamente «umanitarie» oppure fatte con finalità particolari (talvolta esplicite, altre volte implicite), gestite sempre ovviamente dai lobbisti.
Sarebbe troppo ingenuo pensare che consistenti donazioni private non avessero finalità che interessano al donatore. Per questo, l’OMS, organismo di diritto privato, non può assolutamente ritenersi un organismo indipendente (come comunemente definito), libero da vincoli (soprattutto finanziari) e da ipoteche operative private.
La questione è rilevante sotto diversi profili.
Anzitutto se l’OMS ha un bilancio le cui entrate dipendono per la maggior parte dalle donazioni dei privati, significa che i privati hanno il potere di orientare le sue decisioni. Ne discende quindi che anche gli Stati membri vengono necessariamente a dipendere dai privati nelle loro decisioni e in occasione delle votazioni in sede di Assemblea mondiale della Sanità.
Inoltre, come da sempre nella storia dell’umanità, chi «riceve», è tenuto anche a «dare». Nel caso dell’OMS non solamente per quel che attiene alla «promozione della salute», ma senza dubbio anche per ciò che la promozione della salute comporta soprattutto per l’industria farmaceutica e per l’organizzazione dei sistemi sanitari. Si astenga chi vorrebbe definire questo come un processo alle intenzioni. Perché altro non è che un rilievo che si può fare dati alla mano, verificando i finanziamenti delle ricerche e le decisioni già attutate nel corso della storia, soprattutto in presenza di pandemie o sedicenti tali.
Ebbene, non è vero che la storia non insegna mai nulla, ai lobbisti una cosa l’ha insegnata: l’unione fa la forza. Quella vera.