Patto Ue sui migranti: Roma chiede tempo

Due settimane fa l’Europa era approdata a Lampedusa. Al fianco della Premier Giorgia Meloni, la Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen aveva tenuto una conferenza stampa nell’isola siciliana, tappa finale dei lunghi viaggi percorsi dai migranti illegali. In quell’occasione, la Presidente aveva parlato della necessità di “soluzioni serie” e di “una sfida europea che richiede una risposta concreta”. La soluzione? Un nuovo piano d’azione, tra possibili nuove missioni navali, rimpatri più veloci e corridoi umanitari per l’immigrazione legale.
Sbarchi: il quadro della situazione
Solo il 13 settembre si registravano oltre 100 sbarchi in meno di 24 ore e 4686 persone nell’hotspot di contrada Imbriacola. Nel frattempo, Francia e Germania chiudevano le porte all’Italia e nel confine tra Mentone e Ventimiglia, veniva registrato un aumento del 100% dei flussi. Ad oggi, dopo otto giorni di stop alle traversate, a causa del mare agitato, 17 tunisini sono sbarcati al molo Fravarolo di Lampedusa. Il gruppetto verrà portato sempre nell’hotspot di contrada Imbriacola, vuoto a seguito degli ultimi trasferimenti di due giorni fa. Nel frattempo la nave Geo Barents, della Ong Msf, ha soccorso 61 persone tra cui sei minori non accompagnati. Il soccorso è avvenuto nella Sar Libica e alla nave è stato assegnato il porto di Civitavecchia. In totale, dall’inizio del 2023 si contano più di 130mila sbarchi.
La partita sui flussi migratori si gioca in casa Ue
Ma la questione migranti è un nodo ancora da sciogliere in casa Ue. Il “meccanismo di crisi”, la misura volta alla suddivisione dei migranti nei 27 paesi Ue, è rimasta in sospeso. Dopo l’iniziale apertura della Germania, disposta a dare il via libera al testo, l’Italia ha chiesto più tempo per valutare il compromesso. Un documento rinnovato rispetto alla vecchia versione. Adattato in modo tale da contrastare al meglio quella che è a tutti gli effetti una crisi. Con il via libera di Berlino, si raggiunge la maggioranza qualificata, raggiungendo la soglia del 55% dei paesi e del 65% della popolazione complessiva della Ue. Ma al fronte del no, che ha visto la partecipazione di due paesi da sempre ostili alla regolamentazione dei flussi, Polonia e Ungheria, si è aggiunto anche il caso italiano: il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha lasciato il Consiglio per “impegni domestici”. Discuterà il testo con l’esecutivo. Tra le problematiche principali che hanno messo l’Europa in attesa di risposte da Roma, ci sarebbe la questione legata alle Ong: il nuovo testo proibirebbe di strumentalizzare il lavoro delle organizzazioni impegnate nel Mediterraneo, accusate dal Governo italiano di essere la causa principale dell’aumento degli sbarchi.
Ong: lo scontro tra Germania e Italia
E sono proprio le Organizzazioni Non Governative il centro dei rapporti freddi tra Berlino e Roma. In particolare, la recente scelta del Governo Scholz di finanziare le organizzazioni non è di certo passata inosservata al Governo italiano. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato:
«Non si possono finanziare navi Ong che vanno a prendere migranti e poi li portano in Italia. Questo è quello che accade e sta dimostrando che c’è qualcosa che non funziona. Se si vuole fare veramente questo percorso allora i migranti che vengono raccolti da una nave Ong portano i migranti nel paese di cui battono bandiera. Questa è l’unica soluzione possibile.»
Nella giornata di ieri poi, la presenza di sette navi Ong (di cui alcune tedesche) tra la costa nordafricana e quella italiana, ha colto di sorpresa il Governo Meloni. Ad intervenire a nome dell’esecutivo, è stato sempre Tajani. A seguito dell’incontro con l’omologa tedesca, Annalena Baerbock, il Vicepremier non ha nascosto la frattura che “resta e si aggrava” con Berlino. Intervistato da Repubblica ha dichiarato:
«la notizia di sette navi di Ong che vanno verso Lampedusa conferma la nostra preoccupazione e la nostra analisi. Mi pare veramente strano e preoccupante. Nel giorno in cui si avanza una proposta al Consiglio Ue, si fanno arrivare tutte queste navi. È una coincidenza? Cosa c’è dietro?»
Nell’incontro-scontro tra i rispettivi ministri degli Esteri di Berlino e Roma, da un lato (Germania) si ribadiva il sì al finanziamento delle Ong e dall’altro (Italia) si definivano quelle stesse organizzazioni “una calamita per migranti irregolari, tutti portati sulle coste italiane”.
Il rapporto Francia-Italia: tra Macron e Le Pen
I funerali di Giorgio Napolitano sono stati l’occasione per un ulteriore faccia a faccia tra la Premier e il Presidente francese. Un incontro focalizzato sulla questione migranti e sul cercare una “soluzione europea” alla questione migratoria. Il tutto a distanza di un anno dall’inizio del Governo Meloni, lo stesso periodo in cui si stava per aprire lo scontro violento con la Francia, sempre per la questione migranti. Un ricordo passato. Ora con Parigi sembra essere tornato il sereno. Ma a fare da contraltare c’è la Lega e la visita di Marine Le Pen a Pontida di due settimane fa, in concomitanza con l’incontro Meloni-Von Der Leyen a Lampedusa. Sempre la Lega, aggiunge il suo peso alla tensione con Berlino. A parlare è stato il vicesegretario Andrea Crippa, definendo la Germania “finanziatore dell’invasione clandestina”. Una dichiarazione fatta nello stesso momento in cui avveniva il colloquio cordiale tra Meloni e Macron.
Il Crisis Mechanism: cos’è e come funziona
I dispositivi integrati per la risposta politica alle crisi (IPCR) favoriscono un processo decisionale rapido e coordinato a livello politico dell’UE, in caso di gravi crisi come quella migratoria. Nell’ottobre del 2015 la presidenza Ue aveva deciso di attivare la modalità “condivisone delle informazioni” del meccanismo IPCR in caso di crisi. Così facendo si permetteva di seguire l’evoluzione dei flussi migratori, assistere nel processo decisionale e migliorare l’attuazione delle misure concordate. Un procedimento che tutt’oggi è ancora in vigore.
Questo meccanismo fa parte dei 10 regolamenti che andrebbero a compattare il Patto migrazioni e asilo.
Il Patto migranti: scontri e tensioni
Il nuovo pacchetto è articolato principalmente su due grandi capitoli: la revisione delle procedure d’asilo (Apr) e la gestione dell’asilo e della migrazione (Ammr). Nel primo punto si prevede di fissare una procedura comune in tutta l’Ue per concedere o revocare la protezione internazionale e per stabilire rapidamente alle frontiere chi può avere asilo e chi no. Per quanto riguarda invece le domande d’asilo, quest’ultime dovranno essere esaminate entro un determinato periodo. L’Ue infine si doterà di una capacità di gestione fissata a 30mila posti con un coefficiente di moltiplicazione progressivo di 2,3 e 4 nell’arco di tre anni. A contare non sarà il migrante singolo ma il “posto”. Quindi, considerando che la domanda di richiesta d’asilo dovrà essere evasa entro 12 settimane, si calcola che il primo anno il tetto sarà di 60mila persone, successivamente di 90mila e 120mila. Il tutto verrà ripartito tra i 27 paesi Ue sulla base del Pil e della popolazione del singolo e sarà la Commissione a stabilire se il Paese avrà bisogno di solidarietà in caso di boom di arrivi. Ma lo stallo attuale sul punto riguardante la gestione delle situazioni di crisi, rischia di bloccare l’intero processo di riforma. Al momento c’è una netta divisione di idee tra i paesi costieri e quelli del centro Europa: i primi (Italia, Spagna, Francia e Grecia) sono favorevoli a misure obbligatorie di ricollocamento dei migranti in tutta l’Ue, per smaltire i flussi in arrivo sulle proprie coste. I secondi (Ungheria e Polonia in testa) rifiutano qualsiasi provvedimento che li vincoli dall’accoglienza di migranti sbarcati in territorio europeo. In questo contesto, gli scontri tra Germania e Italia sono l’ago della bilancia. Berlino era inizialmente ostile al testo. Ad oggi, il Governo Scholz sembra essere passato al parere favorevole ma se l’attesa di Roma non dovesse trasformarsi in un parere positivo, le tensioni potrebbero continuare, aggravando la situazione a Lampedusa: quella del porto d’Europa.