Ustica: quale verità?

Giuliano Amato, non una persona qualunque,: ex Premier, ex Ministro, ex Presidente della Corte Costituzionale, protagonista assoluto di una parte rilevante di storia della politica italiana torna a parlare di una tragedia, ancora oggi avvolta dal mistero, quella di Ustica.
Il 27 giugno del 1980, l’aereo Dc9 dell’Itavia venne abbattuto spezzandosi in due per poi sprofondare nel Mar Tirreno. Nessun sopravvissuto dei 77 passeggeri e i 4 membri dell’equipaggio. Le famiglie delle vittime, a quarant’anni dalla strage, chiedono ancora giustizia per una lunga vicenda “segnata da opacità, depistaggi e silenzi omertosi”.
Intervistato da Repubblica, l’ex Presidente non si è risparmiato e da privato cittadino ha puntato il dito contro la Francia:
«la versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra area nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un suo Mig della sua aviazione. E il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico: l’esercitazione era una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario.»
Stando alla ricostruzione di Amato, il Presidente libico fu avvertito del pericolo e non salì sull’aereo. Fu così che il missile sganciato contro il Mig libico finì per colpire il Dc9 dell’Itavia, provocando la morte di 81 innocenti: l’ipotesi più plausibile, per Amato, è che il missile sia stato lanciato da un caccia francese partito da una portaerei al largo della costa meridionale della Corsica o dalla base militare di Solenzara.
«La Francia su questo non ha mai fatto luce. Da principio i militari si erano chiusi in un silenzio blindato, ostacolando le indagini. E quando da sottosegretario alla Presidenza ebbi un ruolo in questa vicenda, nel 1986 cominciai a ricevere a Palazzo Chigi le visite dei generali che mi volevano convincere della tesi della bomba esplosa dentro l’aeromobile. Era da tempo crollata la menzogna del “cedimento strutturale” dell’aeromobile e bisognava sostituirla con la tesi altrettanto falsa del “cedimento interno a causa dell’ordigno”»
Le dichiarazioni di Amato arrivano come un fulmine a ciel sereno, dopo l’inchiesta bis della procura di Roma, aperta per strage contro ignoti, dove alcuni paesi hanno fornito informazioni senza alcuna rilevanza penale mentre altri hanno totalmente ignorato la richiesta. E’ arrivato quindi il momento di gettare luce su un terribile “segreto di Stati”. Compito che, sempre per l’ex Presidente, spetterebbe all’attuale Presidente francese Macron “molto lontano anagraficamente da quella vicenda” o alla Nato “che in tutti questi anni ha tenacemente occultato ciò che accade nei cieli italiani”. Intanto in Francia, ad esprimersi sulla vicenda è il ministero degli Esteri: “Parigi ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto. Restiamo a disposizione per lavorare con l’Italia».
Bobo Craxi a difesa del padre
Ad entrare nella storia della strage di Ustica è anche un altro protagonista della storia politica di quegli anni: Bettino Craxi che nel 1986, nelle vesti di Premier, chiese ad Amato di occuparsi del caso:
«Io ricordo che Craxi era insofferente alle mie perplessità sulle tesi dei generali. Andavo da lui per avere sostegno sui fatti che secondo me le smentivano e lui mi diceva senza mezzi termini che dovevo evitare di rompere le scatole ai militari. Avrei saputo più tardi che era stato Bettino ad avvertire Gheddafi del pericolo nei cieli italiani. Non aveva certo interesse che venisse fuori una tale verità»
A rispondere alle dichiarazioni di Amato è stato il figlio dell’ex Premier, Bobo Craxi, chiarendo che il padre avvertì Gheddafi che lo avrebbero bombardato, ma nel 1986 e non in quell’occasione.
Le risposte di maggioranza e opposizione: Meloni: “nessun atto coperto da segreto di Stato”
Il mondo della politica non si è fatto attendere e oltre a Bobo Craxi, spuntano altri volti noti tra le dichiarazioni che hanno succeduto quelle di Amato. L’ex senatore Carlo Giovanardi ha voluto ribadire il suo punto di vista sulla tragedia (fu una bomba nella toilette dell’aereo) definendo quanto detto da Amato “balle cosmiche” già smentite da tempo anche dai processi sui presunti depistaggi. Il Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli, al contrario ha dichiarato di voler condividere con il Consiglio superiore della magistratura quanto detto dall’ex Presidente, chiedendo di valutare l’opportunità di avanzare alla Procura della Repubblica di Marsala, la richiesta di rendere accessibili tutti gli atti. Anche tra l’opposizione alla Camera, si richiede di convocare il Cdm e togliere il segreto di stato: tra le richieste quelle di Angelo Bonelli (Avs) e Andrea DeMaria (Pd) che insieme al collega Walter Verini (Pd) aveva sollevato il tema già negli anni scorsi, con diverse interrogazioni presentate in Parlamento. Tra la maggioranza invece, a parlare è il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che invita a “non commentare un processo con un’intervista”, il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha definito le dichiarazioni di Amato “di inaudita gravità” e la stessa Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni:
«Quelle di Amato sono parole importanti che meritano attenzione ma sono frutto di personali deduzioni. Premesso che nessun atto riguardante la tragedia del Dc9 è coperto da segreto di Stato, e che nel corso dei decenni è stato svolto dall’autorità giudiziaria e dalle Commissioni parlamentari di inchiesta un lungo lavoro, chiedo al presidente Amato di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti»
La storia del processo: sulle tracce di Andrea Purgatori
Per ripercorrere la storia di Ustica, è più che lecito ripercorrere la storia di uno dei più importanti giornalisti italiani, impegnati nella ricerca della verità e cresciuto “sia umanamente che professionalmente” con la vicenda: Andrea Purgatori.
Il compianto giornalista, deceduto lo scorso luglio, è stato il giornalista più impegnato e identificato con la strage del 27 giugno del 1980:
«Per i primi sei anni dopo l’incidente, quando ancora non c’era l’associazione dei familiari delle vittime, io ero un po’ il loro riferimento, leggevano i miei articoli e poi mi telefonavano per chiedere qualche informazione in più. Non sapevano nulla, erano stati totalmente abbandonati»
(Andrea Purgatori per Agi, 2020).
La storia di Purgatori e della strage di Ustica si incontrano quando a 27 anni, da giornalista per il Corriere, fu contattato da un controllore di volo del centro di controllo di Ciampino che dopo che l’aereo era scomparso dai radar, era convinto che il veicolo fosse stato abbattuto. Da lì in poi, 40 anni di lotta per la giustizia tra depistaggi, omissioni, morte di tanti protagonisti, minacce, verità ufficiali e nascoste. Per Purgatori però lo scenario attuale è drasticamente cambiato rispetto a quello di quarant’anni prima: nel 2023, i familiari non sono stati ancora risarciti con la verità completa, non sanno chi ha colpito il Dc9 ma sanno chi volava quella sera sopra Ustica: americani, francesi e libici, a seguito di una dichiarazione della Nato che, 19 anni dopo la strage, davanti ai magistrati italiani, identifica una quindicina di aerei militari (anche se furono almeno venti) che volavano nella zona dell’esplosione. Altra nota positiva è che l’inchiesta penale non è stata ancora chiusa perché si sta lavorando su altri elementi. Fino al 2004 c’è stato un processo penale per i depistaggi e non per le cause e per i responsabili della strage.
Cossiga e l’inchiesta di Priore
A 28 anni dalla strage, il Presidente del Consiglio dell’epoca, Francesco Cossiga, fu interrogato confessando che “il capo del Sismi, ammiraglio Martini, precisò che l’aereo francese aveva in realtà come missione l’abbattimento di un aereo che trasportava Gheddafi e che sembrava che il pilota francese si fosse suicidato, dopo aver appreso che l’aereo abbattuto era in realtà un aereo civile italiano” per poi concludere che i francesi non avrebbero dato “alcuna spiegazione o informazione”. Prima delle dichiarazioni di Cossiga, il 31 agosto del 1999, il giudice istruttore Rosario Priore, a conclusione di anni di lavoro deposita una sentenza ordinanza dove si sostiene che il Dc9 è stato abbattuto “a seguito di azione militare” dopo le ipotesi degli anni precedenti di “cedimento strutturale” e di una bomba a bordo. A detta di molti, tra cui Purgatori, tutte queste ipotesi non erano altro che depistaggi.
La cronologia del processo
Dall’anno della tragedia al 2018 si sono susseguiti una serie di processi: nel 2008, viene dichiarato che “non è mai stato opposto il segreto di Stato” mentre il 1° luglio del 2010, il Ministero della Giustizia, su richiesta della Procura di Roma, apre una nuova indagine sulla strage. Il 28 gennaio del 2013, la tesi che fu un missile ad abbattere il Dc9 è “abbondantemente e congruamente motivata” e viene ribadito che “i parenti delle vittime del disastro vanno risarcite”. Il 22 ottobre dello stesso anno la Cassazione stabilisce che la compagnia Itavia potrebbe essere fallita in seguito alla “significativa attività di depistaggio” sviluppatasi intorno al disastro: il 22 maggio 2018 viene disposto quindi il risarcimento di oltre 265 milioni di euro alla compagnia aerea, per i danni subiti a seguito del disastro aereo.
Indagare e scrivere su Ustica non è mai stato semplice. Lo stesso Purgatori, dopo la pubblicazione del suo articolo del 29 giugno del 1980, in cui avanzava l’ipotesi di un abbattimento dopo aver ascoltato vari piloti insospettiti dalla vicenda, ricevette una serie di telefonate anonime mentre al Corriere arrivavano “pressioni di ogni genere”. L’intervista di Amato ha riaperto una ferita del nostro Paese. Ora la palla passerà al Csm o l’intervista finirà davanti un “Muro di Gomma” come il titolo del film di Risi dedicato alla tragedia?