Alluvione in Emilia-Romagna: quali riflessioni?

Sei giorni fa cominciava l’incubo dell’Emilia-Romagna: una violentissima ondata di pioggia e maltempo che ad oggi ha portato a miliardi di danni, oltre 36mila persone sfollate e circa 14 vittime accertate. Intanto, il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, martedì incontrerà la Premier Giorgia Meloni, subito dopo il Consiglio dei Ministri dedicato in larga parte ai provvedimenti relativi all’alluvione in questione, che ha colpito anche alcune zone delle Marche e della Toscana. Nel frattempo il Ministro Fitto ha rassicurato che gli aiuti per risarcire l’Emilia-Romagna dei danni sono pronti ma non saranno utilizzati i fondi del Pnrr. Uno strumento “poco adatto a gestire un’emergenza” che ha un percorso differente, con all’interno risorse per il dissesto ma indirizzati a progetti specifici mentre il tema dell’Emilia “merita un’attenzione diretta del Governo”.
«Occorre davvero l’impegno straordinario di tutti. Per questo ringrazio la Premier Meloni per aver accolto la nostra richiesta di rappresentare direttamente a lei il quadro generale della situazione nella nostra regione. Stiamo lavorando con il Governo per definire una serie di provvedimenti di urgenza che possono venire incontro alle esigenze delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese per ripartire e costruire subito, potendo contare su risorse adeguate»
(Stefano Bonaccini-Presidente della Regione Emilia-Romagna)
Cambiamento climatico e infrastrutture: l’esempio dell’inversione del canale Emiliano Romagnolo a Ravenna
Tra le persone intente a proteggere le proprie case, muniti di silicone per le finestre e barricate improvvisate, le barriere di terra alle strade d’entrata delle città e i volontari che spalano fango dalla mattina alla sera, a Ravenna si cerca di salvare la città e limitare i danni dell’acqua che hanno colpito la zona. Negli ultimi giorni, il flusso del Canale Emiliano Romagnolo (Cer), l’opera idraulica costruita negli anni 50, è stato invertito per evitare un’ulteriore esondazione: anziché scorrere verso l’Adriatico ora l’acqua scivola verso Nord-Ovest, verso il Po che è ancora in grado di reggere. Le campagne non hanno più bisogno di assorbire l’acqua ma di smaltirla: le idrovore la pescano, la sversano nel canale che scorre contromano e la portano a monte. L’obiettivo è far defluire 1,5 milioni di metri cubi al giorno. È un sistema che sta funzionando da circa due giorni ma quanto potrà durare riversare l’acqua nel Po? Un fiume che a Torino ha già raggiunto la soglia d’allerta?
«E’ uno sfogo fondamentale senza il quale le condizioni sarebbero peggiori di ora. Non avevamo nemmeno mai immaginato di poterlo fare. I fiumi hanno riversato sul territorio un quantitativo d’acqua dieci volte superiore rispetto a quello che può scorrere nel nostro reticolo. Stiamo invertendo la direzione di un corso d’acqua che per decenni ha defluito sempre e solo in un unico senso»
Commentano alcuni volontari e responsabili dell’operazione. La situazione drammatica ha quindi portato ad alcuni “ripensamenti” delle principali strutture che attraversano la Regione. Ma a spaventare è il fatto di trovarsi d’innanzi una situazione insolita, soprattutto per un mese vicino al caldo estivo: maggio che ora assomiglia più ad un marzo, se non addirittura ad un novembre.
Tra cambiamento climatico e dissesto idrogeologico
La quantità di pioggia caduta sull’Emilia-Romagna nel mese di maggio è eccezionale. Nonostante in passato ci siano stati altri episodi di alluvioni, ciò accadeva non con tale frequenza né in mesi insoliti: la Regione, secondo il centro di ricerca Meteo Expert, ha ricevuto tra il 2 e 3 maggio e tra il 16 e il 17 maggio, la pioggia che abitualmente cade in sei mesi. Il terreno reso impermeabile dalla siccità degli ultimi mesi ha facilitato il ristagno delle precipitazioni che sono state assorbite più lentamente del normale. Una volta penetrata, l’acqua ha saturato il terreno impendendogli di impregnarsi della pioggia caduta successivamente. A ciò si sono aggiunti i venti di rotazione antioraria sull’Italia che hanno portato ad un innalzamento del livello del Mar Adriatico. La forza del mare ha impedito il corretto deflusso dei fiumi alla foce, facendoli esondare più facilmente di quanto avviene nella norma. Nonostante ciò, è bene citare anche un altro fenomeno che ogni anno si rende co-protagonsita di eventi metereologici come questo: il dissesto idrogeologico, ovvero l’incuria del territorio, la mancanza di manutenzione delle infrastrutture e l’eccesiva cementificazione. Secondo il Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna, Paride Antolini:
«la pioggia si è battuta su una Regione che con quasi 80mila fenomeni censiti, è la seconda regione d’Italia, dopo la Lombardia, per diffusione di frane sul proprio territorio. Queste caratteristiche insieme alla natura dei versanti, rendono le nostre colline abbastanza fragili. Siamo di fronte ad un evento eccezionale ma le frane sulle nostre montagne sono ricorrenti con queste precipitazioni intense e ripetute»
Inoltre, secondo il rapporto Ispra del 2021, il 93,9% dei comuni italiani per un totale di 8,1 milioni di abitanti è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera. Sempre secondo Antolini:
«Il problema del dissesto idrogeologico non si risolve con i grandi progetti, ma con l’applicazione nei territori: in montagna con la riforestazione e il mantenimento dei boschi in modo tale da impedire all’acqua di scendere in massa a valle. In pianura allargando le aste fluviali, realizzando casse d’espansione, osservando la condizione degli argini e dico semplicemente: se si rompe un argine, il cambiamento climatico non c’entra nulla. È un problema di manutenzione. Come le strutture, anche i terreni perdono le loro caratteristiche con il tempo. E se non li si osserva, non si può intervenire»
Quel che è certo è che il nostro pianeta sta affrontando una nuova era: per i prossimi anni dunque sarà necessario investire in azioni che non guardano più agli “eventi eccezionali” come “eventi rari” ma semmai a quella che sta diventando la normalità. Un paese geologicamente particolare come l’Italia, per preservarsi, dovrà imparare a convivere con questi fenomeni.