Bambini in carcere: è scontro acceso in Commissione Giustizia

Duro scontro tra opposizione e maggioranza, quello verificatosi nella giornata di giovedì in Commissione Giustizia alla Camera. Al centro della lite tra forze opposte, la proposta di legge a prima firma Pd, già presentata nella scorsa legislatura dall’ex parlamentare Paolo Siani (Pd) e ripresentata da Debora Serracchiani, Enrico Costa, Michela Di Biase, Andrea Casu e Marco Furfaro che evitava la detenzione per le detenute con minorenni a carico, sostituendo il carcere con gli alloggi presso case famiglia.
Una legge che di fatto sarebbe stata depotenziata dall’introduzione di alcuni emendamenti presentati dalla maggioranza, volti a far sì che: senza nessuna valutazione caso per caso da parte del magistrato di sorveglianza, in alcuni casi di recidiva, si renda automatico il carcere o gli istituti a custodia attenuta (Icam) per le madri con figli piccoli che vale anche per il differimento pena per detenute incinte o con figli minori di un anno.
Per evitare l’approvazione della legge modificata da emendamenti che di fatto snaturano gli obiettivi principali della proposta (fuori i bambini dal carcere e la tutela del rapporto tra figli minori e madri), i dem hanno ritirato le firme, facendo decadere la pdl. La richiesta iniziale dell’opposizione era quella di modificare o sopprimere alcuni emendamenti con i voti della maggioranza, specialmente l’automatismo che toglie il differimento della pena in carcere per le madri con figli di età inferiore ad un anno o incinte, in casi di determinate recidive. Così non è stato e subito dopo la caduta della pdl, la Lega ha presentato un’altra proposta di legge con primo firmatario il capogruppo leghista in Commissione Giustizia, Jacopo Morrone.
Madri detenute: le proposte da opposizione a maggioranza
Il disegno di legge a prima firma Pd si componeva di 4 articoli con l’intento di ampliare la tutela dei figli minori di genitori detenuti, tramite l’esclusione del carcere e la valorizzazione degli Istituti di custodia attenuata per le detenute madri. Il contenuto era ripreso dalla proposta approvata nella scorsa legislatura alla Camera a prima firma Paolo Siani e il cui iter si era interrotto in Senato.
La proposta di legge pd esclude la custodia cautelare in carcere della donna incinta o della madre di figli di età inferiore a 6 anni o conviventi con la seconda figura genitoriale (nel caso di decesso della madre o nel caso in cui quest’ultima sia impossibilitata ad assistere la prole) eccetto casi in cui ci siano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, dove rimane la possibilità di disporre o mantenere la custodia cautelare presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri. Viene inoltre previsto che nel caso in cui la persona sottoposta alla misura di custodia evada, tenti di evadere o comprometta l’ordine e la sicurezza pubblica, il giudice possa disporre la custodia cautelare senza prole, prevedendo che il provvedimento sia comunicato ai servizi sociali del comune dove si trova il minore.
Con gli emendamenti presentati dal centrodestra e approvati in Commissione viene previsto il carcere per le madri in caso di recidiva e si cancella il differimento della pena per donne incinte o con un figlio minore di un anno, mentre secondo la proposta della Lega non scatta in automatico il differimento della pena per le donne incinte, così come previsto dall’articolo 146 del Codice Penale.
Per i proponenti leghisti, essere incinta o madre di bambini “non sarà più una scusa per evitare il carcere da parte delle borseggiatrici abituali”. A detta della Lega, l’articolo 146 che prevede il differimento della pena per le donne incinte, per le madri con un figlio d’età inferiore ad un anno e per chi è affetto da Aids e altre malattie gravi, sarebbe un principio condivisibile ma “distante dalla realtà dei fatti”: la proposta di legge infatti sembrerebbe mirare a contrastare il “fenomeno delle borseggiatrici”, una attività spesso svolta da donne incinte proprio per evitare il carcere.
Da parte dell’opposizione invece, che ha visto unire le varie forze a sostegno della proposta del Pd (da Azione-Italia Viva ai Cinque Stelle) il testo presentato viene descritto come “una legge di civiltà” che avrebbe tolto, una volta per tutte, bambine e bambini dalle carceri.
Madri e figli in carcere: i dati
Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria aggiornati al 24 marzo, sono 23 le mamme recluse in tutta Italia, con 26 figli a seguito. Numeri in salita, se si considera che al 31 gennaio le detenute madri erano 15 con 17 minori di un anno e al 28 febbraio c’erano 21 mamme con 24 bambini in cella. Cifre comunque più basse rispetto al periodo pre-Covid: i bambini alla fine del 2019 erano 48 mentre alla fine del 2020 erano 29. Inoltre, dalle rilevazioni del 28 febbraio risulta schiacciante la prevalenza di donne e figli stranieri: 14 rispetto alle 7 italiane e 15 bambini stranieri su 9 italiani. La regione con un maggior numero di detenute madri è la Campania, con riferimento all’Incam di Avellino (11) seguite dalla Lombardia, con 7 donne a San Vittore, due in Puglia, due nel Lazio e una ciascuna in Piemonte, Umbria e Veneto. Inoltre, le donne nel complesso rappresentano solo il 4% del totale dei detenuti: 2425 a fronte di circa 51mila uomini.