Storia di un naufragio: a Crotone l’ennesima tragedia

Tra la sera di sabato 25 febbraio e la notte di domenica 26 febbraio, un’imbarcazione con a bordo circa 200 migranti è affondata nei pressi del litorale di “Steccato” di Cutro, a Crotone, in Calabria. La tragedia avviene qualche giorno dopo l’approvazione del Decreto Ong che impone regole più restrittive e sanzioni per tutte quelle organizzazioni che operano sul Mediterraneo. Ma stando ad alcune dichiarazioni, tra cui quella del Premier Meloni, la zona di mare del naufragio è quasi esclusivamente presidiata da Guardia costiera e Guardia di Finanza e non da organizzazioni non governative. Sta di fatto che la vicenda ha riaperto la questione legata ai flussi migratori nel nostro Paese, vedendo distinti ancora una volta le posizioni delle varie fazioni politiche e riportando all’attenzione dell’Ue la problematica, da parte anche di voci autorevoli come il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha definito come “indispensabile” l’intervento dell’Unione Europea.
La vicenda: cronologia dell’ennesima tragedia in mare
Sei ore, tra le 22.30 di sabato 25 e le 4.10 del mattino di domenica 26, il lasso di tempo prima della chiamata al 112, partita da un cellulare internazionale: si segnala un naufragio a 100 metri dalla costa di Steccato di Cutro (Crotone). Ci si chiede se i migranti potevano essere salvati in quel lasso di tempo. La “summer love” questo il nome dell’imbarcazione, viene vista per la prima volta da un aereo dell’Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera (Frontex), sono le 22.30. Poco dopo due mezzi della Guardia di Finanza partono da Taranto, ma il mare è troppo agitato e sono costretti a rientrare. Infatti, le motovedette delle Fiamme gialle non sono attrezzate per i salvataggi ma sono destinate alla sola intercettazione. Alle 2 un nuovo tentativo fallito. Alle 4.10 la telefonata in inglese. I carabinieri del nucleo operativo e Radiomobile di Crotone, raggiungono finalmente la zona indicata: riescono a salvare alcuni migranti, altri già galleggiano morti tra le onde del mare in tempesta. Tra questi anche quello di un neonato di sei mesi e una coppia di gemellini. Attualmente ci sono ancora decine di dispersi, una ventina di minori tra le circa 65 vittime, tra chi è stato rinvenuto sul luogo e chi è morto successivamente in ospedale. La procura di Crotone ha acquisito tutta la documentazione trasmessa: le segnalazioni telefoniche sembrano essere pervenute da soggetti presenti a terra e non dall’imbarcazione, come si supponeva inizialmente. La Guardia Costiera, inoltre ha fatto sapere che “le attività di ricerca e di soccorso in mare proseguono senza soluzione di continuità anche con l’impiego di squadre di sommozzatori e con il concorso dei vigili del fuoco e delle Forze di Polizia”.
Il contrasto delle organizzazioni criminali
Intanto sale a tre il numero degli scafisti messi in stato d’arresto: un cittadino turco e due pakistani sospettati di aver chiesto a ciascun migrante circa 8mila euro. Secondo la relazione annuale dell’Intelligence al Parlamento, c’è un aumento dei flussi migratori dal Mediterraneo Orientale, con partenza prevalentemente dalle coste turche verso quelle della Calabria, Puglia e Sicilia. L’aumento dei flussi migratori, secondo l’Intelligence, troverebbe una sponda importante nell’attivismo di organizzazioni criminali dedite al favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, principalmente curda e pakistana, con basi di supporto logistico nei principali paesi di origine e transito dei migranti, la cui natura transnazionale renderebbe difficile l’attività di contrasto. Sempre nella relazione si è resa evidente la preoccupazione per l’uso che queste organizzazioni fanno dei social network per “pubblicizzare” i viaggi. Stando sempre all’Intelligence, le Ong sarebbero anch’esse pubblicizzate insieme ai viaggi, come “garanzia di maggiore sicurezza del viaggio verso l’Europa” e quindi sarebbero indicate come “un vantaggio logistico per le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei migranti” addirittura permettendo alle organizzazioni criminali di “abbassare la qualità delle imbarcazioni utilizzate”. Intanto la Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio, disastro colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il caso Piantedosi
Ma il dibattito che ha diviso le fazioni politiche sulla positività o meno della presenza delle Ong nel Mediterraneo si è spostato sulle ultime dichiarazioni del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che, recatosi in Calabria, durante una conferenza stampa che lo vedeva accanto al governatore regionale, Roberto Occhiuto (FI), ha rilasciato alcune dichiarazioni che in breve tempo hanno destato non poche critiche:
«Non credo che si possa sostenere che al primo posto venga il diritto e il dovere di partire. Io se fossi disperato non raggiungerei un altro Stato in questo modo, perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi sempre io che cosa mi devo aspettare dal luogo in cui vivo ma anche quello che posso dare io al paese in cui vivo.»
Per poi aggiungere:
«La disperazione non giustifica viaggi che mettono in pericolo i figli».
Lo stesso, in un’intervista successiva, ha ribadito come chi scappa da una guerra non deve affidarsi a uomini senza scrupoli ma “ci devono essere politiche solidali a offrire una via d’uscita dal loro dramma”. Politiche che al momento non sono state messe in campo. A riguardo però, il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, durante una serie di incontri a Bruxelles ha fatto sapere che quest’anno il Governo lavorerà per far entrare legalmente quasi 500mila immigrati, tramite l’organizzazione di accordi multilaterali e bilaterali per sostenere l’immigrazione legale, indicando il lavoro sui flussi migratori legali come la soluzione più efficacie. Un segnale sicuramente positivo se non fosse che poco dopo, il Ministro ha chiarito che la cifra di 500mila si riferirebbe all’alto numero delle domande pervenute e non ad un effettivo piano in fase di progettazione da parte del Governo. Ma le critiche sono arrivate anche per quanto riguarda un presunto ritardo nei soccorsi a Cutro. Preoccupazioni che arrivano anche tra i banchi della maggioranza. Fratelli d’Italia ha chiesto che sia fatta chiarezza su ogni eventuale responsabilità in merito a possibili ritardi createsi durante il soccorso, dando comunque piena solidarietà al Ministro Piantedosi per “le strumentalizzazioni di cui è stato vittima”. Il Ministro ha però dichiarato che è stato fatto tutto il possibile nonostante le condizioni del mare proibitive. Attualmente però ci sarebbe uno scontro tra Frontex e la Guardia di Finanza e Costiera italiana sui tempi di intervento. Secondo l’Agenzia europea i primi avvistamenti del barcone da parte della stessa, sarebbero arrivati nella serata di sabato: “l’imbarcazione che trasportava circa 200 persone, stava navigando da sola e non c’erano segni di pericolo”. Ma la Gdf non avrebbe potuto comunque agire nelle operazioni di soccorso, non solo per il maltempo ma anche e soprattutto perché attrezzata solamente per operazioni di perlustrazione e intercettazione.
E intanto il problema dei flussi è finito sul tavolo delle nazioni Ue: tra questi il Governo tedesco sta valutando misure che potrebbero rivelarsi restrittive per le navi Ong battenti bandiera tedesca. Il testo al momento sarebbe ancora a livello di bozza.
Ma a destare preoccupazione all’opposizione (da Avs alle fila del Partito democratico fino ad Azione-IV) è stato soprattutto “l’atteggiamento improprio” di Piantedosi e le sue dichiarazioni da molti descritte come “inaccettabili”. A contestare le parole del Ministro anche le organizzazioni umanitarie. Suor Loredana Parisi, impegnata con la Caritas-Migrantes di Crotone nell’assistenza dei superstiti, ha spiegato che chi si mette sui barconi lo fa perché a casa sua correrebbe rischi maggiori di quelli a cui va incontro in mare. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo e Vicepresidente della Conferenza episcopale siciliana con delega alle politiche di migrazione, accusa invece il Ministro di aver “ribaltato la colpa sulle vittime”. Sarebbe quindi la disperazione, quella stessa che Piantedosi ha definito una “giustificazione sbagliata” per mettere a rischio la propria vita, a spingere ogni anno tante persone a lasciare la propria terra. In questo scenario, di vitale importanza diventano quindi le scelte che si prendono sia a livello Europeo che Italiano per affrontare un’emergenza che ad oggi ha visto spostare l’asse migratorio più verso i territori dell’Est che vanno dalla Siria all’Afghanistan che del Nord Africa. Un viaggio che via terra, tramite flussi regolarizzati, sarebbe certamente meno rischioso. Una scelta che porta ad affermazioni forti ma veritiere: l’Italia avrebbe bisogno di una quota di migranti ma si ha paura di un’immigrazione di massa e quando succedono episodi come questo “facciamo finta di sorprenderci”.