Meloni a Kiev: dall’imbarazzo su Berlusconi alle promesse a Zelensky

10 ore, la distanza in treno tra la Polonia e la capitale ucraina, Kiev. Questo il tempo impiegato dalla Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Un mazzo di fiori bianco e i primi saluti con i giornalisti e i rappresentanti del governo ucraino, poi l’attesissimo incontro con il Presidente “combattente” Volodymyr Zelensky. I due si sono ritrovati, per la prima volta in terra ucraina, dopo l’incontro “a sorpresa” del giorno prima, tra Biden e Zelensky e qualche giorno dopo le dichiarazioni del leader forzista, Silvio Berlusconi che a ridosso delle regionali aveva espresso (non per la prima volta) pareri distanti da una netta posizione di condanna alla Russia: “io a parlare con Zelensky? Se fossi stato il Presidente del Consiglio non ci sarei mai andato. Non doveva attaccare il Donbass”. Dichiarazioni che avevano messo in imbarazzo la stessa Forza Italia, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani e il Ppe, tanto da cancellare il summit che si sarebbe dovuto tenere a Napoli. E Meloni, che nei giorni precedenti era stata esclusa dagli incontri con il Presidente ucraino in Francia e in Germania, con la visita in Ucraina ha rafforzato la sua immagine internazionale, ribadendo “la compattezza dell’esecutivo”.
“L’Italia non tentennerà”
Nel discorso al fianco di Zelensky, la Premier ha voluto ricordare l’importante ruolo dell’Italia nella ricostruzione e nella rapida ripresa del Paese, sottolineando come il Belpaese “non intende tentennare e non lo farà”:
«L’Italia darà ogni possibile assistenza perché si creino le condizioni di un negoziato, ma fino ad allora darà ogni genere di supporto militare, finanziario, civile. Chi sostiene anche militarmente l’Ucraina è chi lavora per la pace»
Parole che dunque richiamano all’unità e alla compattezza del Governo italiano nella ferma condanna agli attacchi russi. Se non fosse per la presenza all’interno di quello stesso esecutivo della componente forzista capitanata da Silvio Berlusconi. Anche se il Presidente russo, Vladimir Putin, si era dimostrato negli ultimi anni vicino ad alcune componenti politiche europee e tra questi, lo legava una lunga amicizia con l’ex Premier italiano, molti di questi avevano preso le distanze, allo scoppio del conflitto. Ma le ultime dichiarazioni rilasciate il 12 febbraio da Berlusconi, metterebbero in seri dubbi la distanza tra i due. Meloni, pur avendo più volte condannato, da un anno a questa parte, dai tempi in cui sedeva all’opposizione, l’operato russo in Ucraina, è giunta a Kiev con un enorme peso sulle spalle: giustificare le dichiarazioni di un’importante anima della coalizione a destra:
«Per me valgono i fatti e qualsiasi cosa il Parlamento è stato chiamato a votare a sostegno dell’Ucraina i partiti che fanno parte della maggioranza l’hanno votata. Al di là di alcune dichiarazioni, nei fatti la maggioranza è sempre stata compatta. C’è un programma chiaramente schierato, è sempre stato rispettato da tutti e confido che sarà ancora così»
E in merito al caso Berlusconi, Zelensky non si sottrae alle domande poste dai giornalisti e davanti alla Premier Meloni, lo bacchetta: “io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino”. Una risposta che non è passata inosservata ad Arcore, dove secondo fonti vicine, l’ex Premier avrebbe ribadito che anche lui “ha vissuto la guerra” e quello che non va giù a molti forzisti, sarebbe stata anche la difesa di Berlusconi da parte di Giorgia Meloni “troppo tiepida e poco esplicita”. Ma le dichiarazioni di Zelensky, non si sono fermate qui: “Diversi leader hanno diritto di pensiero, il vero problema è l’approccio della società italiana che a quel leader ha dato un mandato” e sempre in riferimento alle ultime dichiarazioni in cui il Cav aveva ammesso di aver riallacciato i rapporti con l’amico-zar, autore di una lettera mandata a Berlusconi al suo ultimo compleanno, insieme a venti bottiglie di vodka, Zelensky, che qualche giorno prima aveva ironizzato proprio sulla vodka in un’intervista, ha risposto con nettezza, creando non poco imbarazzo nella delegazione italiana presente a Kiev. Dal canto suo, Meloni ha voluto ribadire il pieno sostegno dell’Italia, andando oltre il Cav ed evidenziando i piani per l’Ucraina:
«Quando c’è un aggredito tutte le armi sono difensive. Al momento non c’è sul tavolo l’invio di aerei, è una decisione da prendere con i partner internazionali. Ci siamo concentrati su sistemi di difesa antiaerea, Samp-T, Spada, Skyguard. La priorità è difendere infrastrutture e cittadini”, ha sottolineato la premier. Abbiamo parlato molto del tema della ricostruzione, non solo al termine della guerra, ricostruire ora un palazzo distrutto è un segno di speranza, vuol dire scommettere sull’Ucraina. L’Italia lavora ad una conferenza sulla ricostruzione da tenersi in aprile. Serve un cambio di passo, bisogna lavorare da adesso, penso che l’Italia possa recitare un ruolo da protagonista con le sue eccellenze strategiche»
La Presidente del Consiglio ha visitato anche le città di Bucha e Irpin, due città simbolo del conflitto, una per i massacri di civili l’altra per la resistenza all’invasione. A Bucha, Meloni ha deposto dei fiori rossi per rendere omaggio alle vittime nelle fosse comuni. Una medaglia composta con le pallottole usate e la scritta “città non conquistata”, è l’omaggio riservato alla Premier. A Irpin, città che a subito pesanti bombardamenti nelle fasi iniziali della guerra, Meloni è stata accolta dal Sindaco. La città è stata anche la tappa dello scorso anni del Premier Draghi insieme al Presidente francese Macron e il Cancelliere tedesco Scholz. Il viaggio si è concluso con la firma della bandiera dell’Ucraina ad Irpin, dove ha lasciato anche una dedica “at your side!” (dalla vostra parte).
Dall’altra parte: il discorso di Putin, l’hackeraggio, la difesa del Cav
Nelle ore precedenti all’arrivo di Meloni a Kiev, c’era stato il discorso di Putin alla nazione, in uno stadio ricolmo di gente. Parole in cui è stata tirata in ballo anche la pandemia, strizzando l’occhio all’Italia: “tutti ricordano come durante la pandemia abbiamo aiutato diversi paesi, soprattutto l’Italia”. Un discorso che definisce l’Ucraina “nazista” e reputa nemici chiunque corre in suo aiuto, a cominciare ovviamente dagli Stati Uniti di Biden che con la visita a Kiev e il discorso a Varsavia, ha dato all’Ucraina il segnale più tangibile della solidarietà americana, ribadendo agli alleati europei di confidare nella continuazione del sostegno, militare ed economico, da parte di tutti. Anche Giorgia Meloni ha liquidato il discorso di Putin, dichiarando che quello che ha sentito non è altro che una forma di propaganda, mandata ormai da tempo avanti da Putin e distante dai fatti reali. Ma le risposte del governo russo non tardano ad arrivare: all’indomani della visita di Meloni in Ucraina, Maria Zakharova, portavoce del Ministro degli Esteri russo, condanna le dichiarazioni di Zelensky contro Berlusconi: “in un impeto di rabbia impotente l’abitante del bunker ha attaccato Berlusconi” e ad affiancare le sue dichiarazioni, quelle dell’ambasciatore russo a Roma, Serghej Razov: “fornendo le armi a Kiev l’Italia, forse contro la propria volontà, si fa trascinare in una contraddizione, diventando parte in causa nel conflitto”. E mentre i principali siti di aziende e istituzioni italiane, sono stati attaccati da un gruppo di hacker russi, il Governo di Mosca prova a far leva sull’opinione pubblica italiana. Secondo un sondaggio dell’European Council of Foreign Relations(Ecfr) l’Italia si presenta come “un caso anomalo” rispetto al resto dei paesi occidentali: il 39% degli italiani vede la Russia come un avversario e il 15% come un rivale ma c’è un 23% della popolazione che lo considera un alleato o partner strategico. Di quella percentuale, una parte se non addirittura la maggioranza, rappresenterebbe quegli stessi elettori che hanno portato la coalizione di centro destra a governare. Seppur anche tra le righe dell’opposizione c’è chi non sostiene l’invio delle armi, la questione Ucraina in Parlamento ha visto unite più fazioni, ma da collante potrebbe diventare motivo di ulteriori divisioni, specialmente all’interno del Governo.