Qatargate: il crollo di un sistema

E’ stato descritto come lo “scandalo più grande della storia del Parlamento Ue” quello che da venerdì scorso sta letteralmente attaccando la democrazia europea. Secondo le indagini in corso da parte della magistratura belga infatti, il Qatar, attuale paese ospitante dei mondiali di calcio e già finito al centro di forti proteste sul tema dei diritti umani, avrebbe influenzato le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo, versando soldi e “regali importanti” ad alcune figure che ricoprono incarichi di rilievo dentro l’Europarlamento. Un’ipotesi inziale che la scorsa settimana ha portato ad arresti e perquisizioni nei confronti di eurodeputati, funzionari e assistenti, per la maggior parte facenti parte del gruppo dei Socialists & Democrats.

La vicenda
Attualmente in stato d’arresto ci sarebbero Eva Kaili, eurodeputata greca e membro del Movimento Socialista Panellenico, tra i 14 vicepresidenti del Parlamento europeo insieme al compagno Francesco Giorgi, assistente parlamentare, il politico italiano Pier Antonio Panzeri, europarlamentare tra il 2004 e il 2019, membro di Articolo Uno e fondatore della Ong Fight Impunity e Niccolò Figà-Talamanca, capo della Ong No Peace Without Justice. Ad essere coinvolto nell’indagine anche Luca Visentini, segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc), la più grande confederazione sindacale del mondo. Quest’ultimo si è difeso dalle accuse di un suo presunto coinvolgimento dicendo di essere stato tirato in ballo solo per aver partecipato alle attività culturali “di una Ong riconosciuta dal Parlamento Ue”. Dopo essere stato arrestato il 10 dicembre, il Segretario generale è stato rilasciato dalla magistratura belga, successivamente all’aver fornito tutte le informazioni necessarie e aver chiarito di non essere coinvolto nella vicenda. Vicentini aveva in programma una conferenza a Venezia con Panzeri che ovviamente è stata annullata. Altro rilasciato dopo la custodia cautelare il padre di Eva Kaili, fermato mentre cercava di partire con una borsa piena di soldi, 600 mila dei 750 mila euro complessivi. Il resto è stato trovato a casa dell’eurodeputata. Per l’avvocato della Kaili, l’ormai ex Vicepresidente non era a conoscenza dei soldi nel suo appartamento a Bruxelles. Kaili non ha potuto inoltre godere dell’immunità da europarlamentare perché sorpresa in flagranza di reato. In seguito all’arresto non è tardata ad arrivare la risposta dei vertici del Parlamento europeo: la Presidente Roberta Metsola ha sospeso Kaili dal ruolo di sua vice.
Gli altri sospetti: da Tarabella all’assistente di Bartolo
Ad essere perquisita anche la casa dell’eurodeputato socialista belga di origini italiane, Marc Tarabella. Venerdì erano stati messi i sigilli anche al suo ufficio insieme a quelli di un suo ex assistente che era stato assistente di Panzeri e che ora lavora per l’eurodeputata Lara Comi. Infatti dal 2021 era iscritto anche ad Articolo Uno. Tarabella è vicepresidente della delegazione del Parlamento Ue per i rapporti con la Penisola arabica. Contrario all’assegnazione dei Mondiali al Qatar del 2010, l’eurodeputato ha poi cambiato posizione. Nella risoluzione votata il 24 novembre al Parlamento Ue sulla situazione dei diritti umani nel contesto dei Mondiali di calcio, ha descritto il Qatar come “il paese che ha intrapreso il cammino delle riforme, come dimostrano i progressi in materia di diritti dei lavoratori”. Altro italiano coinvolto in una perquisizione (ma al momento non indagato) sembrerebbe essere un assistente dell’eurodeputato italiano Pietro Bartolo. Il suo ufficio sarebbe sia stato sequestrato nella mattinata di martedì mentre lo stesso europarlamentare si sarebbe dimesso dal ruolo di relatore ombra per la commissione Libertà civili sul dossier sulla liberalizzazione dei visti in Qatar. Insieme alle sue dimissioni, quelle di Andrea Cozzolino dal ruolo di coordinatore delle urgenze per gli S&D dopo che un suo collaboratore è stato arrestato in seguito allo scandalo: stiamo parlando di Francesco Giorgi.

Le dichiarazioni di Francesco Giorgi
Secondo le prime ricostruzioni avrebbe parlato per ore Francesco Giorgi, compagno di Eva Kaili, fondatore della Ong Fight Impunity e assistente del dem Cozzolino. Dichiarazioni che a detta degli inquirenti, contribuiscono ad aprire uno squarcio che permetterebbe agli investigatori di trovare conferme decisive su quanto hanno raccolto in mesi di indagini segretissime. L’ex eurodeputato Panzeri, sarebbe accusato di essere il manovratore di un sistema di tangenti che servivano ad influenzare le politiche Ue a favore del Qatar e del Marocco, in particolare durante la realizzazione delle opere infrastrutturali per i mondiali di calcio. L’argomento delle domande poste a Giorgi è girato soprattutto intorno ai soldi che dalla Ong potrebbero essere passati a Kaili e ad altri protagonisti della vicenda. Le indagini sulla Fight Immunity, fondata nel 2019 da Panzeri dopo la fine della sua carriera da eurodeputato, coinvolgerebbero anche la moglie e la figlia, al momento agli arresti domiciliari nel bergamasco. Ad essere perquisita anche l’abitazione a Abbiategrasso nel milanese dello stesso Giorgi, dove sono stati trovati 20mila euro. In tutto sia a lui che alla compagna sono stati sequestrati circa un milione e mezzo di euro. Secondo le ricostruzioni a seguito dell’interrogatorio, il gruppo formato da lui, Panzeri, Talamanca e Visentini si muoveva intorno alla Ong per favorire Qatar e Marocco proprio perché, come riportato da Repubblica, le organizzazioni non governative “servivano a far girare i soldi”. Un gruppo attivo dal 2021 inchiodato anche da alcune intercettazioni telefoniche dove si sentirebbe Giorgi fare dichiarazioni esplicite sul business creato dal gruppo. Il ministro del lavoro del Qatar, Ali Blin Samikk Al Marri, sarebbe il contatto interno al paese. Kaili e Al Marri si sono incontrati a novembre grazie proprio alla mediazione ad opera di Giorgi e degli altri membri del gruppo. Intanto l’eurodeputato Raphael Glucksmann denuncia la penetrazione degli interessi stranieri come “un problema che riguarderebbe tutti i partiti”, annunciando l’avvio di indagini interne mentre il capodelegazione di Rassemblement National ha richiesto la formazione di una commissione d’inchiesta sullo scandalo.
La rete: uno schema complesso
Quando la sottocommissione ai Diritti umani votò il via libera al libero ingresso dei cittadini del Qatar in Europa, ad esultare non c’era solo Francesco Giorgi ma anche Mamedov Eldar, passaporto lettone e di origini iraniane, consigliere politico per gli affari esteri. Stando ad alcune fonti il suo ufficio sarebbe stato perquisito e sigillato. Un promettente diplomatico e analista, così viene descritto da Aze media, oltre ad essere un assiduo sostenitore dei progressi in tema di diritti umani fatti in Qatar. Secondo il Corriere “Eldar suggeriva e disegnava scenari ai deputati che si occupavano dei paesi del Golfo”. Identico ruolo era quello portato avanti da Carlo Bittarello, italiano originario di Losanna, presso i socialisti europei e che nel 2007 era stato assistente di Panzeri. Ai giorni d’oggi, ricopriva l’incarico di consigliere politico nella sottocommissione sui diritti umani (Droi) che sembra essere il centro dell’intera inchiesta. Sia Eldar che Bittarello non risultano indagati così come non lo è Mychelle Rieu, funzionaria della sottocommissione sui diritti umani e il cui ufficio è stato perquisito martedì. Ma la rete di affari illeciti sembra avere il cuore pulsante negli uffici della Fight Impunity: da una telefonata fatta da un collaboratore di Panzeri che voleva sporgere denuncia per essere stato sottopagato e perché “vedeva girare intorno a sé troppi soldi anche e soprattutto, in contanti”.

La Sinistra: come difendersi?
Lo scandalo del Qatargate ha sconvolto un’istituzione importante come quella europea, mettendo in dubbio le stesse basi su cui si poggia la democrazia dell’Unione: come è possibile che i vertici del Parlamento Ue si facciano comprare da uno stato che non rispetta i diritti umani?
Una domanda che ha posto dubbi e ragionamenti soprattutto tra i socialisti e democratici europei. Il gruppo S&D ha infatti rilasciato un comunicato nel quale condanna fermamente politici e assistenti coinvolti nell’inchiesta, procedendo all’espulsione dal gruppo o alle dimissioni da incarichi importanti. La situazione inevitabilmente ha messo in imbarazzo le varie classi politiche di sinistra, a cominciare da quella italiana che ancora una volta, dopo il caso di Soumahoro, si ritrova coinvolta in uno scandalo giudiziario. Tra le prime dichiarazioni, spunta quella del capodelegazione del Partito Democratico al Parlamento europeo, Brando Benifei:
«Se c’è stato un tentativo di influenzarci, anche attraverso mezzi corruttivi, non è andato a buon fine…in questi anni quante volte eravamo noi a spingere per vincolare gli accordi commerciali a migliori risultati sul tema della tutela dei dritti umani? Parlano i fatti e anche le dichiarazioni da me rilasciate in queste settimane sulla vicenda dei mondiali in Qatar. Cionondimeno serve fare chiarezza e mettere nuove regole stringenti contro l’influenza di potenze straniere e di ex parlamentari tramutati in lobbisti, di qualunque colore politico.»
Dure parole di condanna anche da altri membri dem, come la Vicepresidente del Parlamento Pina Picierno e l’eurodeputato Massimiliano Smeriglio. Nonostante ciò resta l’aggravante che una rappresentante di quella stessa Sinistra che si è sempre eretta come paladina dei dritti umani, si sia trovata una propria rappresentante fare dichiarazioni come “i mondiali del Qatar sono la prova di come la diplomazia sportiva possa condurre alla trasformazione storica di un paese” mentre in quello stesso paese, proprio per la preparazione di quegli stessi mondiali, si verificavano 6500 morti bianche.
