In Italia la polizia cinese sorveglia i dissidenti: undici le stazioni di polizia non ufficiali

“Patrol and Persuade” (Pattugliare e Persuadere) è il nome del report uscito recentemente sulle stazioni di polizia cinesi nel mondo. Più di 100 quelle raccolte nel corso della ricerca ad opera della Ong Safeguard Defenders, l’associazione no-profit nata nel 2016 a Madrid da Peter Dahlin e Michael Caster, che si avvale di avvocati e attivisti cinesi e taiwanesi occupandosi di diritti umani principalmente tra Cina e Vietnam. Si tratterebbe di stazioni non ufficiali che agiscono all’estero per “controllare l’attività dei dissidenti” e che negli ultimi anni avrebbero cominciato a collaborare con le autorità locali, anche se la maggior parte non avrebbe alcuna autorizzazione.
Il lavoro di ricerca
I risultati dell’indagine si sommano ad una precedente ricerca effettuata a settembre scorso, dove erano state localizzate 54 stazioni di polizia cinese a cui se ne sono aggiunte 48 dall’ultima ricerca, raggiungendo un totale di 102 presenze in 53 paesi del mondo. La maggior parte delle stazioni analizzate sono state istituite a partire dal 2016 prima con due tipologie di stazioni: Nantong e Wenzhou a cui poi se ne sono aggiunte altre due: Quingtian e Fuzhou che fanno riferimento alle quattro Province cinesi. Negli anni sono state raccolte nuove informazioni su operazioni illegali svoltesi a Parigi alla stazione locale Wenzhou mentre sono stati scoperti circa 80 casi legati alle Nantong inerenti cattura e “persuasioni al ritorno in patria” di alcuni dissidenti. In aggiunta, sono state identificate altre operazioni tra la Spagna e la Serbia. Questo andrebbe in contraddizione con i comunicati rilasciati dalle varie stazioni che hanno descritto le operazioni come “normali servizi amministrativi”.
La situazione in Italia e la collaborazione con i governi locali
Nel nostro paese si contano undici stazioni diffuse tra Milano, Bolzano, Venezia, Prato, Firenze, Roma e una in un luogo non specificato della Sicilia. Si dividono tra le tipologie Wenzhou, Quingtian e Fuzhou mentre non ve ne è alcuna della categoria Nantong. Mentre alcune di queste non sono pubblicamente dirette dall’autorità centrale cinese altre hanno cominciato a mostrare apertamente di essere guidate dalle autorità governative della Cina in aperta cooperazione con i governi locali: dall’Asia all’Africa fino all’Europa. Secondo la Convenzione di Vienna del 1963, agli articoli 2 e 5 vi è espressamente indicato come le azioni della polizia di altro stato senza il consenso del paese che la ospita, anche quando si tratta di” normali servizi consolari”, rappresenterebbe una chiara violazione della sovranità dello Stato ospitante. La Safeguard Defenders denuncia da anni la violazione dei diritti umani nel corso di queste operazioni, denunciandone anche la complicità con certi governi nel rimpatrio di cittadini della Repubblica Popolare Cinese, senza seguire gli standard internazionali previsti durante questi processi.
In Italia, tra il 2015 e il 2016, alcune di queste stazioni sono state pubblicamente presentate in collaborazione con la Polizia Italiana. Una collaborazione nata in seguito all’accordo firmato dall’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi il 27 aprile del 2015, insieme ad un memorandum per pattugliamenti congiunti. In seguito alla presentazione dell’accordo al ministro dell’Interno Angelino Alfano, cominciarono le operazioni a maggio del 2016 tra Roma e Milano in quella che è stata descritta come:
«la lotta al terrorismo, al crimine organizzato internazionale, all’immigrazione illegale e al traffico di esseri umani»

Pattugliamenti che si sono interrotti nel 2020 in seguito al diffondersi del Covid-19. Nel 2017 invece il viceministro degli Interni, Filippo Bubbico firmò un accordo bilaterale di cooperazione nel campo della sicurezza con una delegazione del Ministero della sicurezza pubblica della Repubblica Popolare Cinese, guidata dal viceministro degli Interni cinese, Xia Chongyuan. Sempre nel 2017 ma a dicembre, il ministro degli esteri Angelino Alfano sancì un altro accordo con il ministro Wang Yi a Pechino. A giugno del 2018, durante la cerimonia per la cooperazione tra Cina e Italia, il Comandante della Polizia dell’Esquilino e ora a capo dell’ufficio stampa della Polizia di Stato Italiana, Giuseppe Moschitta, fu ripreso durante un video di propaganda della Repubblica Cinese con alcuni agenti della polizia italiana.
I cittadini “convinti” a rientrare
Secondo la Ong sarebbero 210 mila i cinesi “convinti” a rientrare in Cina dai vari paesi del mondo e dopo il ritorno al proprio paese d’origine, se ne sarebbero perse le tracce. Solo in Italia, secondo i dati Istat del 2021, i cinesi residenti sarebbero 330mila. Il rapporto indica almeno un caso accertato di intimidazione su un operaio residente in Italia da 13 anni e accusato di appropriazione indebita. Dopo il ritorno in Cina se ne sarebbero perse le tracce. Tra le persone coinvolte ci sarebbero criminali comuni, dissidenti ma anche obiettivi dell’operazione “Fox Hunt” (Caccia alla volpe) avviata prima delle stazioni, nel 2014 con l’intento di catturare i funzionari corrotti fuggiti all’estero: tra il 2014 e ottobre del 2022 sarebbero state certificate 11 mila operazioni Fox Hunt completate con successo in 120 paesi.
Dietro alle pratiche amministrative
Da parte del Governo cinese invece, questi centri di polizia sono stati definiti come semplici uffici di supporto per i cittadini cinesi che, anche per colpa della pandemia, non erano in grado di rientrare in Cina per varie necessità amministrative. Secondo le versioni ufficiali queste stazioni si occuperebbero di rinnovo delle patenti e sarebbero gestiti da volontari. Ma Safeguard Defenders ha potuto constatare come più di 100 persone siano regolarmente stipendiate. Le stazioni in Italia inoltre, sarebbero state da esempio per la costruzione di altrettante in altri paesi del mondo: solo tra il 2018 e il 2019, operazioni simili a quelle svoltesi su territorio italiano sarebbero state eseguite anche in paesi come la Serbia e la Spagna.
