Giorgia Meloni: una donna al comando

Eletta dal 26% del popolo, la quarantacinquenne Giorgia Meloni è diventata la prima donna Presidente del Consiglio dei ministri. Presidente, così lei stessa vuole definirsi, non “Presidentessa”, come invece hanno agognato i linguisti secondo i quali il futuro sarebbe delle forme femminili per referenti femminili. L’avvocata, la sindaca, la ministra, termini propugnati da alcuni movimenti femministi, ma che in realtà, al di là del politicamente corretto, nella lingua comune risultano talvolta forzate, e quindi oggetto di ironia.
Le donne un passo indietro rispetto agli uomini
In occasione del discorso di insediamento di Giorgia Meloni a Montecitorio, l’onorevole Serracchiani, capogruppo del Partito Democratico alla Camera, le rivolge queste parole: “Ci sembra di scorgere già dalle prime battute di governo che vuole le donne un passo indietro rispetto agli uomini e dedite essenzialmente alla famiglia e ai figli”. La risposta di Meloni è stata: “Le sembra che io stia un passo dietro agli uomini?”
Questo episodio ci fa pensare alla storia (vera o non vera) di Winston Churchill e di sua moglie Clementine Hozier. Un giorno in cui la coppia passeggiava a Londra molte persone si fermavano a salutare e a parlare con il Premier. A un certo punto la moglie se ne stava in disparte a conversare con uno spazzino. Dopo una tale intensa conversazione Churchill chiese alla moglie chi fosse quell’uomo e lei gli spiegò che un tempo era innamorato di lei. A quel punto Churchill le disse che, se non avesse scelto lui, poteva essere sposata con uno spazzino. La moglie gli rispose che lo spazzino sarebbe stato il Primo Ministro.
Questa vicenda, a prescindere dalla sua veridicità, ci racconta l’influenza delle donne, in grado di rendere un uomo ciò che è grazie al loro contributo. Accanto a un grande uomo, c’è sempre una grande donna, si dice.
Il punto, verrebbe da dire, è che il Premier era però Winston Churchill, e non sua moglie che, per quanto possa aver contribuito (e di questo possiamo solo fidarci sulla parola), è rimasta all’ombra del celebre marito. Anche questo, in un certo senso, esprime il concetto di donna che resta indietro all’uomo, pur avendo un’intelligenza, un carisma e un’energia che non temerebbero il confronto.

In questo caso, invece, la donna non è rimasta indietro. Giorgia Meloni non è solo una figura tra le tante, del suo partito, bensì ne è leader e frontman, guerriera da prima fila e, oggi, Presidente del Consiglio. Non “Presidentessa”, forse a voler rimarcare di non essere “qualcos’altro” rispetto a un Presidente, con una mossa simile a quella di Beatrice Venezi, direttore d’orchestra della fondazione Taormina che, per l’appunto, ha espressamente chiesto di non essere definita “direttrice”. Ha sempre inseguito quel traguardo, e “direttrice” le suona un po’ come una sottocategoria di ciò per cui ha tanto lavorato. E quindi, direttore sia. Il Premier, o il Presidente sia. Nessuno avrà il sospetto che sotto quella carica ci sia un uomo. O forse sì?
Polemiche, contraddizioni, cortocircuiti.
In realtà, qualcuno sì. A inizio settembre, la cantante Elodie si era espressa sui social definendo Meloni una donna che “sembra un uomo del 1922”. La data non sembra casuale, e lascia qualche dubbio su ciò che l’artista effettivamente intendesse. Meloni sembrerebbe proprio quel famoso uomo del 1922, o un generico uomo di un’altra epoca con valori antiquati e conservatori?
Al di là della provocazione di Elodie, questo cortocircuito nella figura di Meloni non è sfuggito a tutti: da prima donna Premier, si potrebbe parlare di lei come di un simbolo di rivalsa femminile, di forza e determinazione (pregio che la stessa Elodie le ha concesso, specificando che però non è sempre un bene) a dimostrazione di come le donne non debbano più considerarsi dietro gli uomini, ma esondare dagli argini di una società maschilista per partire alla ribalta. D’altro canto, però, Giorgia Meloni non sembrerebbe proprio un modello di progressismo e rivalsa femminile, dal momento che le sue idee conservatrici mal si sposano con una visione di ribaltamento della società, ma anzi come il tentativo di reinstaurare lo status quo smorzando qualsiasi velleità di cambiamento in tal senso.
Eccola, la contraddizione. La prima donna Presidente non è femminista. Rifiuta il nome “Presidentessa”, propizia una mentalità patriarcale e non è, pertanto, percepita come una paladina della categoria femminile. Giorgia Meloni è leader del suo partito, ora sarà leader dello Stato, ma non è leader delle donne che cercano un riscatto. Tutto questo, naturalmente, rimanendo prudentemente sulla superficie del discorso, senza entrare in un merito che per il momento non esiste, non avendo Meloni ancora avuto occasione di agire, in un modo o nell’altro. Sarà quindi opportuno dare il beneficio del dubbio, per quanto le sue idee politiche non sembrano ben conciliarsi con la retorica femminista.

Occorre però riflettere su che cosa significa essere donna e femminista. Le due cose devono necessariamente andare di pari passo? Ammettiamo che Meloni favorisca la mentalità patriarcale: questo la squalificherebbe come esempio di donna al potere, al punto da non doverci rallegrare se finalmente una donna raggiunge una posizione apicale? La donna di successo deve essere anche in toto femminista?
Del resto, il femminismo combatte diverse battaglie, e se anche alcune di queste non trovassero il favore di Meloni, altre sicuramente potrebbero, come il semplice diritto delle donne di lottare per scalare ogni gerarchia lavorativa, di cui Meloni è direttamente simbolo e che, di sicuro, non la trova contraria. Per il resto, siamo nel campo delle idee: si può pensare che una donna femminista debba necessariamente essere progressista e continuare a lottare per sempre maggiori diritti, o si può ritenere che i traguardi raggiunti siano quelli giusti e sufficienti, conservarli e persino difenderli dal nuovo che avanza.
Ognuno avrà i propri paletti e traccerà la sua personale linea di confine tra diritti acquisiti e diritti da acquisire. In ogni caso, Giorgia Meloni è un interessante, controverso esempio di donna di successo, e interessante è la divisione che genera nel mondo femminista. Si desiderava una donna al potere? Eccola.