Quando il cibo fa paura: i racconti-denuncia delle ”farfalle” della ginnastica ritmica

La pubblicazione di una testimonianza, quella di Nina Corradini, classe 2003, ex farfalla della nazionale italiana, ex giovane promessa della ginnastica ritmica. Dietro ai sorrisi, al trucco e ai costumi si nascondeva una vita che va oltre i “sacrifici” richiesti in questo sport, quelli che si fermano alle tante ore di allenamenti e al tempo ristretto per lo studio e la vita privata. La routine di Nina (all’epoca minorenne) come quella di molte altre che hanno testimoniato dopo di lei, come Anna Basta, Sara Branciamore, Victoria Polidori, Chiara Ferri, Angela Simonelli, Erika De Simone e tante altre che hanno preferito usare un nome di fantasia, cominciava in coda alla farmacia per comprare i lassativi o al bagno per vomitare prima del controllo alla bilancia che si faceva quotidianamente nelle palestre della Federginnastica. La denuncia è rivolta alle loro allenatrici, accusate di averle fatte ammalare di anoressia, una malattia diffusissima tra i più giovani e in crescita dopo il periodo pandemico nel nostro paese.
«Mangiavo sempre meno, ma ogni mattina salivo sulla bilancia e non andavo bene: per due anni ho continuato a subire offese. Ci pesavano in mutande davanti a tutti, sempre dalla stessa allenatrice che segnava i dati su un quadernino ed emetteva il proprio giudizio. Cercavo di mettermi ultima in fila, non volevo essere presa in giro davanti alla squadra. L’allenatrice mi ripeteva ogni giorno “vergognati”, “mangia di meno”, “come fai a vederti allo specchio?”. Mi pesavo 15 volte al giorno, il lassativo mi disidratava e non mangiando, non avevo più forze. Mi ammalavo, avevo poco ferro nel mio corpo. Una volta sono svenuta a colazione, ma le allenatrici mi hanno fatto andare lo stesso in palestra, pensavano fosse una scusa.»
(Nina Corradini, 19 anni. Intervista per La Repubblica).

Da Abodi al caso giudiziario
Dalla prima testimonianza pubblicata su Repubblica, ne sono seguite altre, tanto da far scattare approfondimenti giudiziari oltre ad attirare l’attenzione del Governo, come è stato possibile vedere da un incontro di qualche giorno fa, tra il neoministro dello Sport Andrea Abodi, il Presidente del Coni, Giovanni Malagò e quello della Federginnastica, Gherardo Tecchi. Attualmente, il caso è finito sul tavolo del sostituto procuratore di Brescia, Alessio Bernardi dopo l’esposto presentato dalla Corradini e dalla Basta, in cui però non compaiono nomi di allenatori o dirigenti.

Il lato oscuro dell’Accademia di Desio: si aggiunge la testimonianza di Giulia Galtarossa
La storia della Corradini, risalente a quando lei aveva solo 12 anni, è molto simile a quella delle tante atlete che hanno denunciato dopo di lei e il luogo protagonista dello scandalo è la prestigiosa Accademia di ginnastica a Desio, cittadina della Brianza. Nella giornata di giovedì, in seguito all’incontro tra Abodi e i Presidenti del Coni e della Fgi, è arrivato l’annuncio del commissariamento dell’Accademia, con la nomina di commissario al Vicepresidente vicario della Fgi, Valter Peroni che per il prossimo periodo avrà a carico responsabilità quali la supervisione dell’attività sportiva e la verifica del rispetto delle disposizioni in materia di tutela dei tesserati, nonché l’idoneità e la congruità dell’attività formativa. Inoltre dovrà individuare entro e non oltre dieci giorni un’apposita risorsa da proporre come Presidente Federale con il compito di vigilare sul rapporto degli atleti e tecnici presso l’Accademia che segnali senza indugio eventuali anomalie e relazioni, ogni sessanta giorni al Commissario l’attività svolta. In più, il Presidente dovrà coordinarsi con il Presidente del Comitato regionale FGI Lombardia, Oreste De Faveri.
Ma a denunciare le violenze psicologiche all’interno dell’Accademia è anche un’altra stella della ginnastica ritmica, Giulia Galtarossa.
«A Desio mi svegliavo ogni mattina con la consapevolezza che mi avrebbero pesato. L’aspetto peggiore erano i commenti che seguivano i controlli. Se venivi preso di mira non ti lasciavano tregua. Sono arrivati a pesarmi anche 4 volte al giorno ed era diventato un problema anche bere mezzo litro d’acqua dopo ore di allenamento. Una volta mi hanno dato una dieta e alla fine c’era scritto un messaggio per me: “abbiamo un maialino in squadra”»
Nel frattempo la Federazione ginnastica italiana è già intervenuta con una nota chiarendo l’intenzione di non tollerare “alcuna forma di abuso” mentre il Presidente Tecchi ha chiarito che “questa storia sarà valutata dagli organi competenti in modo attento e particolare”.
La lettera di Marta Pagnini
Nei giorni seguenti alle prime denunce, Ansa ha pubblicato la lettera scritta da un’altra ex farfalla, ad oggi giudice internazionale, l’ex capitana delle Farfalle Azzurre Marta Pagnini. Quest’ultima non è tra le vittime degli abusi psicologici di Desio ma ha comunque deciso di dire la sua sulle denunce nei confronti della Fgi. L’atleta ha voluto precisare come uno sport come la ginnastica ritmica sia una scelta “non facile” per delle ragazze minorenni che cominciano questa disciplina giovanissime, anche a 7 anni. Uno sport che richiede grande disciplina e molte rinunce:
«la grande disciplina che viene presto appresa dalle atlete, fin dai primi giorni in palestra e senza distinzione di livello: dalla pettinatura, alla postura, dalla cura del proprio corpo al rispetto per le compagne e per gli insegnanti mi hanno portato a dover affrontare tanti ostacoli, alcuni fisiologici classici del percorso di ginnasta, altri assolutamente inevitabili e che hanno lasciato piccole o grandi ferite nel mio cuore di bambina, adolescente e poi donna.»

La Pagnini ha raccontato di essersi rivolta privatamente ad uno psicoterapeuta e ad un nutrizionista. Figure che, come tiene a precisare, sono entrate tra lo staff della Nazionale negli ultimi anni. Un progresso importante che avrebbe portato grandi risultati nella tutela delle atlete. Per quanto riguarda i disturbi alimentari, la Pagnini ci tiene a ribadire che non sono presenti soltanto nella Fgi ma riguardano molti adolescenti (circa 3 milioni di persone solo in Italia). Infine, l’atleta ha colto l’occasione per esortare chiunque si trovi in queste condizioni a denunciare, sottolineando come, sempre la Federginnastica si sia attivata negli ultimi mesi mettendo a disposizione il cosiddetto Safeguarding Officer, ovvero un esperto del settore che potesse aiutare le ginnaste in difficoltà, proteggendole da violenza e abusi. Una figura che però è stata quasi del tutto assente nelle esperienze delle atlete che hanno denunciato.
La ginnastica ritmica, come altri sport simili, richiede molto sacrificio e porta inevitabilmente a condurre uno stile di vita diverso da quello delle proprie coetanee. Ciò che però non deve essere sorpassato è il confine sottile tra la parola “sacrificio” e “violenza” e dalle numerose testimonianze, questi due termini sembrano esser diventati sinonimi. Ma come tutti i processi giudiziari, bisognerà aspettare la sentenza finale per poter trarre una conclusione da questa spiacevole storia.