Le morti sul lavoro sono inaccettabili per un paese moderno

A poco più di 24 ore dalla Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, in Campania si aggiunge una vittima: un operaio di 59 anni è precipitato dal tetto di un palazzo di tre piani, nel centro storico di Portici, nel Napoletano, mentre era intento a stendere la guaina sul lastrico solare. L’ennesima vittima che si va ad aggiungere a quelle di quest’anno: 677 gli incidenti mortali nei primi otto mesi del 2022, con una media di quasi tre vittime al giorno. Ma il settore dell’edilizia non è l’unico. Recente è la morte del rider di Glovo, Sebastian Galassi, ucciso a 26 anni in un incidente stradale mentre faceva una consegna. Per l’algoritmo che fissava ordini e tariffe, la mancata consegna ha portato alla disattivazione dell’account e al licenziamento automatico, seppur la piattaforma si sia giustificata definendo il messaggio dell’avvenuto licenziamento un “errore del sistema”.

I dati
Le 677 (ora 678) vittime di quest’anno rappresentano un calo del 12,3% rispetto al 2021, dove nel medesimo periodo le vittime erano 772. Stando ai dati dell’Inail diffusi dall’ Anmil, l’Associazione Nazionale dei lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, in occasione della Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, in totale gli infortuni sul lavoro nel periodo gennaio-agosto sono 484.561 (circa 2000 al giorno). Un aumento del 38,7% rispetto ai 349.449 dei primi otto mesi del 2021, mentre le malattie professionali hanno subito una crescita del 7,9% per un totale di 39.367 casi registrati. Dunque, quasi tre persone al giorno perdono la vita sul posto di lavoro nel nostro paese, con una media nazionale di circa 84 vittime al mese. I settori dove si muore di più sono quello dell’edilizia, seguito da quello dei trasporti e del magazzinaggio e quello manifatturiero.

E’ la Regione Lombardia a guidare la classifica delle morti sul lavoro: 107 (+0,9%) rispetto ai 106 dello stesso periodo del 2021. Le altre regioni che registrano il più alto numero di morti sono il Veneto con 65 (63 nel 2021) il Lazio con 63 (74 nel 2021) e il Piemonte con 60 (69 nel 2021). Le Regioni che hanno dimezzato o fortemente diminuito il numero di morti bianche sono invece il Friuli Venezia Giulia, l’Abruzzo, la Campania e la Liguria.
Voci dal mondo del lavoro e dalle istituzioni
Dopo la morte dell’operaio nel Napoletano, sono molte le voci provenienti dai sindacati che si sono espressi sulla vicenda. Dalla UGL, il Segretario Generale Paolo Capone e la Segretaria Regionale UGL Campania, Maria Rosaria Pugliese, hanno parlato “dell’urgenza di azioni concrete” oltre al promuovere la manifestazione “lavorare per vivere” volta alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e del Governo sul drammatico fenomeno delle morti bianche. Dalla Fillea Cgil Napoli, il Segretario generale, Giuseppe Mele, ha espresso la necessità di istituire una cabina di regia permanente che coinvolga istituzioni, sindacati, enti paritetici e centri di formazione, con il compito di mettere in campo ogni strumento possibile per porre un freno alla lunga scia di morti sul lavoro.
A Firenze invece, il 1° ottobre perde la vita un altro lavoratore, questa volta non nel campo edile ma nel complicato mondo di un tipo di lavoratori autonomi: quello dei riders. Sebastian Galassi è stato investito da un suv mentre stava effettuando una consegna in bici. Il giorno dopo la sua morte, la compagnia per il quale lavorava, Glovo, ha inviato una lettera di licenziamento per posta elettronica all’account del ragazzo per non aver rispettato i termini e le condizioni del contratto, cioè non aver portato a termine la consegna di cui è rimasto vittima. I genitori del ragazzo hanno ricevuto le scuse da parte dell’azienda, che aveva giustificato l’email come un errore di sistema e che si era offerta di pagare le spese del funerale. Il 5 ottobre c’è stato invece lo sciopero dei riders e della Cgil di Firenze, ribadendo la richiesta di contratti di lavoro regolamentati e salari più dignitosi. Una richiesta che viene ribadita da anni ma che non sembra aver trovato risposte efficaci dallo Stato.
I riders essendo lavoratori autonomi, cioè non direttamente subordinati all’azienda di delivery, non hanno diritto ad una copertura assicurativa per danni alla persona fisica, quindi nel caso dell’incidente stradale, il datore di lavoro non è tenuto a pagare i danni subiti e non godono di una retribuzione minima, ma il guadagno sarà quello a cottimo cioè in base al numero di consegne accettate e portate a termine.
La dignità del lavoratore comincia anche da qui: dagli stipendi, dalle tutele fino al rispetto delle norme. E come è stato ribadito dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella:
«lavorare non può significare porre a rischio la propria vita. L’affermazione dei diritti sui luoghi di lavoro oltre che essere un termometro della vita civile è un generatore di valore per la società, per i lavoratori e per le imprese»
