Addio alla Regina Elisabetta: Gran Bretagna in lutto

Le bandiere nazionali a mezz’asta ovunque, le campane suonate a morto, l’eco di 96 salve di cannone sparate da Hyde Park, i primi segnali esteriori di un Paese in lutto.
Lutto stretto per gli abitanti del Regno Unito e anche per coloro che, in tutto il mondo, hanno seguito e seguono con partecipazione le vicende legate alla dinastia reale dei Windsor e a quel punto fermo che in essa ha rappresentato Elisabetta. Incoronata regina di Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Ceylon e Pakistan – assumendo anche il ruolo di capo del Commonwealth – col nome di Elisabetta II nel giugno del 1953, lo era dal 6 febbraio del 1952 in seguito alla morte del padre, e da allora saldamente sul trono fino a ieri. Lilibet ha lasciato nel tardo pomeriggio di ieri, 8 settembre 2022, la sua amata famiglia e i suoi altrettanto amati – corrisposta – sudditi, dopo una vita pressoché interamente spesa al servizio della Corona, con grandissimo senso di responsabilità e autentica passione, delegando sempre il meno possibile, fisicamente presente e partecipe, fino alla fine. Un’Istituzione, granitica, che aveva fin qui resistito, oltre ai marosi di un Paese da ultimo in crisi sotto diversi punti di vista, segnato da un susseguirsi di scandali, anche a bordate ‘familiari’ come le scabrose vicende personali del principe Andrea o la grande ‘fuga’ dell’amato nipote della sovrana, il principe Harry.
La situazione precipitata in poche ore
Preoccupazione per il suo stato di salute l’aveva già destato il 7 settembre la decisione, per la prima volta nel corso del suo regno, di ricevere “per problemi di mobilità” il premier uscente Boris Johnson e la neo prima ministra, Elizabeth Mary Truss nella residenza reale, in Scozia, dove risiedeva da agosto, rompendo ogni tradizione. Le sue condizioni erano visibilmente peggiorate nel corso della mattinata di ieri, quando una nota del Palazzo reale aveva riportato che i medici della regina si dicevano “preoccupati” per lo stato di salute della sovrana tanto che era stata tempestivamente informata la famiglia. Di lì un crescendo di segnali funesti come l’interruzione del cambio della guardia a Buckingham Palace, indicato da un cartello davanti al palazzo, il messaggio del neo primo ministro Truss – “L’intero Paese è profondamente preoccupato per le notizie giunte da Buckingham Palace” –, subito emulato dal presidente della Camera dei Comuni, Lyndsay Hoyle, che si era detto “certo di esprimere i voti di tutto il Paese” nel manifestare l’auspicio che la sovrana possa riprendersi”. Messaggi di auguri e vicinanza alla monarca arrivano anche da parte del leader dell’opposizione laburista britannica, Keir Starmer, e dai capi dei governi locali di Scozia e Galles, Nicola Sturgeon e Mark Drakeford. Poi l’arrivo del principe Carlo, erede al trono britannico, con la moglie Camilla nella residenza scozzese per stare vicino alla madre, “Mummy” per lui come a volte affettuosamente la chiamava dopo “Her Majesty” anche in alcune situazioni ufficiali. Anche il principe William, peraltro, primogenito di Carlo e secondo in linea di successione, era partito immediatamente da Londra alla volta della Scozia senza la consorte Kate, rimasta a Londra con i tre figli della coppia, così come si era messo in viaggio anche Harry. Ma come ripotano i media inglesi pare che sono Carlo ed Anna, alla fine, erano vicini alla madre al momento della morte. Troppo tardi per gli altri, invece, che pure hanno raggiunto Balmoral, come anche gli altri due figli, Andrea ed Edoardo. In tilt era andato quasi subito anche il sito ufficiale della famiglia reale. E infine le prime immagini diffuse dai media inglesi sui gruppi di sudditi che andavano radunandosi davanti al castello di Balmoral, in Scozia, presidiato da agenti di polizia al suo ingresso. Aveva fatto sentire la sua voce l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, massimo dignitario della Chiesa anglicana di cui Sua Maestà è nominalmente capo, annunciando che le sue “e le preghiere di tutto il popolo della Chiesa d’Inghilterra e della nazione” erano in quel giorno per la regina, dove augurava che la presenza di Dio potesse dare forza e conforto a Sua Maestà, alla sua famiglia e coloro che l’avevano in cura a Balmoral. Come lui il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente dei vescovi cattolici di Inghilterra e Galles, che su Twitter manifestava la sua preoccupazione per la notizia della salute di Sua Maestà la Regina offrendo le sue preghiere per lei e la sua famiglia. Preghiere condivise subito anche dall’ex primo ministro britannico laburista Tony Blair che si era detto “profondamente preoccupato” e indirizzava le sue preghiere verso la sovrana e la famiglia reale. Anche l’Italia aveva condiviso la crescente preoccupazione, in primis attraverso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. A rafforzare l’allarme era stata anche la nota ufficiale diffusa dalla corte, dal contenuto irrituale se confrontato con l’understatement tradizionalmente riservato alle informazioni sulla salute dei reali, che lasciava intendere che qualcosa di serio potesse essere sul punto di compiersi. Per non dire poi dell’immediata adesione ad uno dei punti del protocollo in caso di morte della sovrana da parte dei giornalisti della BBC, che aveva cambiato la programmazione per seguire in diretta gli avvenimenti, subito vestiti di nero.
London Bridge is down
Si chiama così il piano da attuarsi in caso di morte della regina. Un piano che regola nei minimi particolari tutte le fasi relative alla morte della regina e quelle successive: come dovranno procedere la famiglia reale, le istituzioni, il corpo diplomatico, le forze armate e persino l’emittente pubblica Bbc che deve seguire una procedura definita per comunicare il decesso della sovrana. E purtroppo vi si è dovuto dare attuazione. “Sua Maestà è morta pacificamente oggi pomeriggio a Balmoral” – così recita l’annuncio ufficiale di Buckingham Palace diffuso alle 18,30 di ieri, ora locale, e seguito da parte della BBC da un minuto di silenzio e poi dall’esecuzione dell’ inno God Save The Queen –, mentre più intima e affettuosa la dichiarazione rilasciata dal figlio Carlo: “La morte della mia amata madre, sua maestà la regina, è un momento di grande tristezza per me e i membri della mia famiglia. Piangiamo profondamente la dipartita di una sovrana adorata e di una madre molto amata. So che la sua perdita sarà molto sentita nel paese, nel regno e nel Commonwealth, e da tantissime persone nel mondo. In questo periodo di lutto e di cambiamento, la mia famiglia ed io saremo rincuorati e sostenuti dalla consapevolezza del rispetto e del profondo affetto di cui godeva la regina”. E su questo c’è da scommetterci. Nelle ultime ore stanno arrivando messaggi di cordoglio da tutto il mondo, con esponenti del mondo della politica e non solo che hanno espresso la loro vicinanza alla famiglia Reale. Nel week end prevista ad Edimburgo una cerimonia per la regina, con il feretro espsoto per 24 ore e alla quale sono attese decine di migliaia di persone. La famiglia reale sarà presente alla funzione, nella Cattedrale di St. Giles. La Corte osserverà il lutto a partire da oggi e per sette giorni dopo la celebrazione dei funerali, la cui data non è stata ancora resa nota ufficialmente. Un lutto di Corte che deve essere osservato dai membri della famiglia reale, dal personale della famiglia reale, dai rappresentanti della casa reale in servizio ufficiale e dalle truppe impegnate nei compiti cerimoniali. Cosa altra rispetto al lutto nazionale i cui termini devono essere sanciti dal governo, ma che dovrebbero prevedere un periodo di lutto di dodici giorni con il feretro della regina esposto all’ossequio popolare nel Palazzo di Westminster e funerali solenni nell’abbazia di Westminster da tenersi il dodicesimo giorno. Lutto peraltro decretato anche in altri Paesi, come in Brasile dove il presidente Bolsonaro ha voluto destinare tre giorni al ricordo di quella che ha definito “la sovrana di tutti”, ricordando alcune sue parole, che invitano a prenderla ad esempio: “Quando la vita sembra difficile, i coraggiosi non si abbattono accettando la sconfitta, ma sono ancora più determinati a lottare per un futuro migliore”. E alcuni giorni di lutto nazionale ad ora decretati anche in India, in Danimarcale anche in India, in Danimarca, a Cuba e in Lbano. Intanto è ininterrotto il flusso delle persone comuni che con lacrime e fiori testimoniano omaggio e devozione alla loro regina nei luoghi simbolo della monarchia, in un clima per il resto di sospensione e attesa nello svolgersi di tutte le attività.
Una lunga vita per The Queen
È noto che solo Luigi XIV, il re Sole, rimase al trono più a lungo di lei, a regnare per 70 anni e 214 giorni, dal 6 febbraio 1952, all’età di 25 anni, a ieri sui suoi circa centocinquanta milioni sudditi. Proprio lo scorso giugno aveva celebrato, dopo aver perso l’amato consorte poco prima, il Giubileo di platino, e durante il suo regno aveva visto susseguirsi il governo di ben 15 ministri, l’ultima la leader dei tories, Liz Truss. Davanti alle sue finestre ha visto sfilare 14 presidenti USA e 7 Pontefici. Centinaia le mete in tutto il mondo dei suoi viaggi ufficiali e altrettante le cerimonie presenziate. Durante il suo regno ha assistito a importanti cambiamenti, tra i quali la devoluzione del potere nel Regno Unito, la vicenda del rimpatrio della costituzione canadese e la decolonizzazione in Africa con il rafforzamento del Commonwealth delle nazioni di cui è Capo. Il suo regno è stato il più lungo in assoluto per una regina. E lungo anche il suo matrimonio con il principe Filippo. Quel Philip Mountbatten, nato come principe Filippo di Grecia e Danimarca, divenuto poi duca di Edimburgo che, sposato il 20 novembre 1947 a Westminster Abbey a Londra, l’aveva lasciata nemmeno un anno fa, il 9 aprile del 2021. “My husband and me”: cominciavano così tutti i discorsi di Elisabetta II a testimoniare un amore immutato e anche la percezione della forza che le dava averlo accanto. Giudicata a volte come “fredda”, l’amore sembra essere stato piuttosto il leit motiv della sua esistenza di donna e di regina, come esternava lei stessa nel primo degli auguri natalizi trasmesso al Paese dalla televisione britannica, il 25 dicembre del 1957. “E’ sempre facile odiare e distruggere. Costruire e amare è molto più difficile”. In un altro discorso natalizio invece, ce lo ricorda l’esperta di retorica Flavia Trupia, la regina ammoniva che “Nessuno di noi ha il monopolio della saggezza, dobbiamo sempre essere pronti ad ascoltare e rispettare il punto di vista degli altri”. Era il 1991, dopo la Guerra Fredda, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avevano firmato un accordo storico che riduceva le loro testate nucleari di circa un terzo. E anche The Queen guardava al dialogo tra i popoli come una soluzione percorribile.
Icona, tra moda e humour
Possono non piacere i suoi tailleur, gli immancabili cappellini e soprabiti coloratissimi e sgargianti – “Devi essere vista per essere creduta” –, i suoi ombrellini trasparenti bordati e coordinati (esemplari unici, peraltro, realizzati dal londinese Fulton Umbrella), ma Elisabetta aveva il “suo” stile, che ne aveva fatto un’icona. Outfit studiati nei minimi dettagli e dagli accessori reiterati, vedi l’immancabile borsetta al braccio, dai quali si era discostata in pochissime occasioni – come nel caso del famoso abito fuxia con cui aveva ricevuto il presidente Nixon – si sono alternati agli abiti ufficiali e alle tiare e gioielli preziosissimi nelle tante sue apparizioni pubbliche, questi ultimi ad alimentare quell’aurea di forse anacronistica magnificenza ed inarrivabilità della figura reale. Fin dagli anni ’70, peraltro, la casa inglese aveva tentato un’opera di normalizzazione della famiglia reale, aprendo finanche le porte del palazzo alle riprese di un documentario, “Royal Family”, un’idea del Principe Filippo che fu un fallimento in realtà, sulla vita quotidiana dei membri della famiglia. Ma chi vuole una famiglia reale… normale? Non erano stati fatti i conti on le esigenze dell’immaginario del pubblico. Era il 1969, il documentario verrà addirittura bandito, poi, da Buckingham Palace. Più di recente i meme su Twitter, altri tentativi di avvicinare al pubblico una sovrana peraltro amatissima. Maggiormente di effetto dal punto di vista mediatico sono stati piuttosto alcuni accadimenti reali nella sua vita privata, su tutti i funerali della principessa Diana e poi quelli dell’amato consorte Filippo, e anche alcuni ironici video, come quello realizzato per cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra nel 2012, accompagnata dall’attore Daniel Craig nei panni di James Bond. Il cinema sembra non poter fare a meno di fare i conti con questa figura. Lo fa con la serie “The Crown” e con il film “The Queen”, dove come è giusto la fantasia forse supera la realtà e lascia libera l’immaginazione, ma si contano almeno dodici produzioni che si sono cimentate col racconto della regina. E non sarà finita qui.
God Save the King
Quattro i figli della regina, il primogenito Carlo nato nel 1948, Anna, avuta nel1950, poi Andrea, nel 1960 e infine Edoardo, nel 1964. Sarà Carlo, con il nome di Carlo III, ad essere formalmente proclamato re del Regno Unito, con Camilla regina consorte, domani, 10 settembre, con il giuramento di lealtà dei parlamentari nelle sue mani. Mentre per l’incoronazione solenne, i tempi saranno più lunghi, mesi probabilmente. Così riportano i giornali inglesi. Carlo sarà così tra gli eredi tra gli eredi al trono più anziani ad indossare infine la corona. Oggi dovrebbe incontrare a Londra il primo ministro Liz Truss. Alle 18 ore locale il suo primo discorso da re, preregistrato, sarà trasmesso dalla televisione inglese, in cui parlerà al Paese e fisserà anche presumibilmente anche l’agenda delle commemorazioni. Si apre un nuovo capitolo, sicuramente meno iconico, ma poi chissà, della lunga storia della monarchia.
E a Roma c’è modo per tutti di lasciare un segno di cordoglio
Non era naturalmente mancata l’espressione di cordoglio ufficiale da parte dell’Italia, a partire dal presidente Mattarella che ha ricordato ieri Elisabetta II come figura di eccezionale rilievo, capace di rappresentare così a lungo “milioni di donne e uomini un esempio di dedizione, mantenendo uno sguardo sempre rivolto al futuro e alle esigenze dei tempi che ha attraversato. Il popolo italiano e i suoi rappresentanti istituzionali – ha detto – che hanno avuto l’onore di incontrare la Regina Elisabetta II ne hanno potuto ammirare la straordinaria levatura e l’ineguagliabile personalità. Con sentimenti di intensa partecipazione al lutto della famiglia reale e del Regno Unito, rinnovo le espressioni del profondo cordoglio dell’Italia ed esprimo fervidi voti augurali per l’inizio del regno di Vostra Maestà“. Ma anche da noi le persone comuni potranno se lo desiderano esprimere il proprio personale cordoglio. L’Ambasciata Britannica ha predisposto presso la sua sede romana in Via XX Settembre un “libro delle condoglianze per Sua Maestà La Regina Elisabetta II”. Il pubblico potrà accedervi dal 9 fino al 18 settembre. Non sarebbe strano se saranno molte le pagine del libro ad essere riempite. Potenza dell’immaginario.