Greta, dove sei?

«L’umanità deve fare delle scelte essenziali, deve contrastare con forza il cambiamento climatico. Sono decenni che la scienza ci ha avvertito che i comportamenti umani stavano mettendo le basi per un aumento vertiginoso della temperatura del nostro pianeta», con questo discorso il premio Nobel per la Fisica 2021 Giorgio Parisi ha ispirato una delle tracce dei temi della maturità di quest’anno. Il suo commento a questa notizia è stato «Non mi sembra che i politici abbiano ascoltato il mio discorso, spero di più negli studenti». La traccia tecnico-scientifica inserita tra i temi d’attualità ha rappresentato un’occasione straordinaria di riflessione per tutti gli studenti italiani.

Premio Nobel Giorgio Parisi
Economia e clima
Già solo nei 18 mesi passati si sono verificate tempeste, incendi, siccità, alluvioni nel mondo, e ovunque si siano verificate il risultato è tragicamente simile, persone ferite o perdute, case ridotte in macerie e infrastrutture distrutte. Tra siccità e alluvioni, temperature a 50° e nevicate di maggio, il tempo non sta finendo, è già finito e centrale in quest’emergenza è che il cambiamento climatico non rappresenta più un cupo scenario, ma un tragico trend da considerare nel processo politico decisionale. Quando i leader guardano alle proiezioni economiche, guardano a previsioni che non scontano i danni che il cambiamento climatico infliggerà. Parlare di economia oggi significa discutere di quanti danni la stessa economia subirà se non si arriverà puntuali all’appuntamento del 2050, il cosiddetto Turning Point. Nei prossimi anni, l’attenzione al rischio climatico, all’integrità e alla responsabilità degli impegni climatici, continuerà a crescere, nella dichiarazione riportata da Reuters e Bloomberg, il grande asset manager ha affermato che “prevediamo che entro il 2030, almeno il 75% degli asset societari e sovrani di BlackRock gestiti per conto dei clienti sarà investito in emittenti con obiettivi basati sulla scienza o equivalenti“. Ciò significa che la definizione di obiettivi concreti per il 2030 sarà un requisito fondamentale per la maggior parte delle reti di gestori di patrimoni come la Net Zero Asset Managers Initiative, una rete che mira a raggiungere le emissioni nette zero nei loro patrimoni e di un’altra coalizione denominata Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ), lanciata nell’aprile 2021 per fornire un forum per accelerare la transizione verso un’economia globale a zero emissioni.
Nascono in tale solco grandi organizzazioni indipendenti guidate dagli alti valori espressi dall’economia civile e dal pensiero ri-generativo, filosofi moderni al servizio del marketing rigenerativo con l’intento di favorire futuri prosperi per le comunità locali e rinnovate strategie di investimenti in finanza sostenibile, considerati non un costo bensì un necessario arricchimento prospettico. Il momento d’urgenza ispira anche la stampa nel suo complesso continuando ad assegnare sempre più attenzione e visibilità al tema ineludibile del cambiamento climatico, rilanciando in primo piano l’approfondimento su una questione tanto centrale per il nostro futuro in uno scenario seguito dalla pandemia da Covid 19, cosiddetto di policrisi, che richiede l’adozione urgente di misure drastiche da parte dei governi, stretta collaborazione e scambio di informazioni tra istituzioni internazionali per la mobilitazione di importanti risorse per fornire servizi pubblici di supporto.

La danza delle api
Dal monitoraggio Coldiretti https://www.coldiretti.it/meteo_clima/siccita-soccorso-acqua-per-le-api-negli-alveari-roventi emerge uno scenario in cui gli allevatori di api, mucche e galline si trovano in disastrose difficoltà a causa del contesto climatico e dell’agricoltura intensiva. La scomparsa massiccia degli insetti desta da alcuni anni serie preoccupazioni perché con esse rischiano tutti gli ecosistemi. Affinché funzioni bene, un ecosistema ha bisogno di una molteplicità di elementi vegetali e animali, ognuno di questi gioca un ruolo fondamentale: le piante forniscono rifugio e cibo per gli animali, gli alberi danno ombra e sostanze nutritive al suolo con la caduta di foglie e frutti, gli animali erbivori e carnivori contribuiscono alla “rigenerazione” dell’ambiente naturale. Togliere anche uno solo degli elementi provoca inevitabilmente la distruzione dell’intero ambiente. Tale correlazione tra surriscaldamento e biodiversità ispira in particolare da alcuni anni svariati progetti di arnie urbane sparse in tutto il mondo. Le città si stanno riconvertendo in “alveari operosi” cercando di trasformarsi sempre di più in luoghi di fermento e azione, laboratori di pratiche virtuose e collettive, di comunità in transizione verso stili di vita sostenibili.
Per salvare gli alveari dal clima torrido – spiega Coldiretti – gli agricoltori stanno abbeverando artificialmente le api con secchi d’acqua e galleggianti di sughero e polistirolo sui quali poggiarsi senza rischiare di affogare. Le famiglie di api, in quanto macrorganismo rappresentano ottimi indicatori biologici in grado di segnalare il danno chimico dell’ambiente in cui vivono, attraverso l’alta mortalità nel caso dei pesticidi e attraverso i residui che si possono riscontrare nei loro corpi, o nei prodotti dell’alveare, nel caso degli antiparassitari, di metalli pesanti e altri agenti inquinanti. La città provano ad attrezzarsi per avere delle sentinelle sempre vigili a monitorare lo stato di salute dell’aria.
«Davanti casa sul muretto ho una fila di arnie che mostro come primo passaggio quando vengono a trovarmi le scolaresche, interrogato sulla eventuale pericolosità del mio mestiere, invito gli ospiti a sedersi e ad osservarle. Basta semplicemente aprire un’arnia che si vede principalmente la loro danza, le api per informarsi reciprocamente sulla collocazione e la ricchezza delle fonti di cibo si impegnano in danze complicate, è una forma di condivisione e comunicazione delle informazioni sociali, efficacissima. La natura insegna così, innanzitutto facendosi osservare.»
Nicola Coriglione, è un giovane allevatore d’api che vive invece in campagna, dedicandosi alla sue comunità d’insetti nel suo podere pisticcese in Basilicata e alleva api da quando era ragazzo. La sua passione ha inizio sin dagli anni del liceo prima con un’attività di autoconsumo, poi, anche grazie alle idee illuminate di una amica tedesca, trasformata in attività da reddito che produce i mieli di sulla e trifoglio premiati nel concorso “Tre Gocce d’Oro 2019”, organizzato dall’Osservatorio nazionale Miele. Prodotti tra la fascia ionica e l’alta montagna questi mieli biologici vengono lavorati presso un laboratorio realizzato con le moderne tecniche di bio-architettura e sono stati inseriti nella Guida “Grandi Mieli d’Italia”. Gli apiari sono collocati in svariati poderi della Basilicata dove l’agricoltura intensiva è del tutto assente, in aziende biologiche e biodinamiche e in zone selvagge della regione e della provincia di Taranto. Nel suo laboratorio l’allevatore utilizza macchinari moderni per estrarre a freddo il miele dai favi, e riutilizza la cera prodotta dai suoi sciami. La sua testimonianza è un felice incontro, al confine tra poesia e concreta sostenibilità.
«Le api sono insetti sociali, non si alleva un’ape ma una famiglia di api, avremmo tantissimo da imparare osservandole, intanto sono tutte sorelle e sono tutte femmine, come anche le comunità delle galline e delle mucche e questa caratteristica animale lasciandomi tutt’altro che indifferente mi ha permesso di riflettere sull’essere umano, sullo spazio tolto alla capacità delle donne che ha permesso di far prevalere invece aggressive logiche di potere che hanno distrutto l’economia.»

La crisi climatica secondo gli allevatori non rende più possibile vivere di allevamenti d’api come quindici o venti anni fa. E’ la drammatica conferma di molteplici studi a confronto e di quello che gli entomologi dicono da anni sul calo sia dell’abbondanza che della diversità degli insetti. Un calo confermato anche per gli impollinatori come i bombi e le api mellifere, le cause per la maggior parte sono di origine umana, prima tra tutte l’avanzare dell’urbanizzazione, la deforestazione e, soprattutto, del cambiamento climatico.
L’appello di un Nobel
Ma nonostante l’ecosistema stia concretamente collassando e gli animali stiano provando a comunicare, sono troppo scarse le azioni per mitigare i recenti drammatici avvenimenti. «Non si tratta di salvare il Pianeta, ma di salvare noi stessi“, ha affermato con lucidità il premio Nobel Parisi. Secondo il suo pensiero è giunto il momento di affrontare con decisione le misure più efficaci per contrastare il cambiamento climatico, il cui costo troppo spesso lo pagano i più poveri, “le risposte dei governi non sono state all’altezza e hanno avuto luogo catastrofi naturali delle quali siamo stati “spettatori attoniti” perché si tratta di disastri che “in futuro potrebbero avvenire su una scala ancora maggiore» aveva tuonato qualche settimana fa. Si è rivolto principalmente ai più giovani, Il Prof. Parisi e al fondamentale ruolo che la scienza avrà per affrontare questa cruciale sfida grazie alle soluzioni dei talenti nello sviluppo di nuove tecnologie. “Bloccare il cambiamento climatico con successo richiede uno sforzo mostruoso da parte di tutti. È un’operazione con un costo colossale non solo finanziario, ma anche sociale, con cambiamenti che incideranno sulle nostre esistenze. La politica deve far sì che questi costi siano accettati da tutti. Chi ha più usato le risorse deve contribuire di più, in maniera da incidere il meno possibile sul grosso della popolazione. I costi devono essere distribuiti in maniera equa e solidale tra tutti i paesi» Così si concludeva, prima dei recenti drammi e degli urgenti provvedimenti da prendere a causa dell’emergenza idrica, il discorso integrale di Parisi, un discorso grave ma anche ricco di speranza perché scelto principalmente per spronare alla consapevolezza di un altro futuro, le sue particolarmente care e giovanissime generazioni.
