Colombia: la svolta di Petro

Una potenza mondiale della vita. Questo il nuovo futuro immaginato per la Colombia da Gustavo Petro e la sua vice, l’avvocatessa ambientalista e femminista Francia Marquez, eletti con il 50, 57% dei voti al ballottaggio delle presidenziali (rispetto al 47,16% dell’avversario, Rodolfo Hernandez). Lo slogan “vivir sabroso” che ha accompagnato la campagna elettorale, sta letteralmente per “vivere con gusto” e ha molto in comune con quello ecologista “buen vivir” che dal 2008 è entrato a far parte del sistema politico Sud Americano. Nella Movistar Arena di Bogotà, dove i due hanno festeggiato la vittoria, la Vicepresidente eletta ha dedicato la vittoria “a tutti gli uomini e le donne che hanno dato la vita per questo movimento e a tutti i leader sociali che sono stati assassinati in questo paese”.

Stando ai dati della ong Indepaz, solo da gennaio al 13 giugno 2022, i leader comunitari uccisi in Colombia sono stati 88. La conseguenza di un conflitto civile che dura da più di 50 anni che ancora non sembra essere finito, neanche dopo gli accordi di pace firmati a novembre del 2016 tra lo Stato e le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc).
Elezioni “trasparenti”
La vittoria dei due candidati progressisti, rappresentati dalla coalizione Pacto Historico, è stata accolta con soddisfazione da molti leader sudamericani, visto da molti come un segnale di rafforzamento della democrazia e delle forze progressiste in America Latina. Pareri positivi anche dalla Missione di osservazione elettorale (Moe) dell’Unione Europea che ha manifestato soddisfazione per lo svolgimento del secondo turno delle elezioni presidenziali, definite “trasparenti” dal capo della Moe, l’eurodeputato Javi Lòpez. Elezioni che a detta di quest’ultimo permetteranno di proseguire un’alternanza politica in un paese dove per due secoli il potere era monopolio di due soli partiti: il conservatore e il liberale. Un altro elemento positivo è stata l’alta affluenza alle urne: il 58% degli aventi diritto, una percentuale che non si registrava da molti anni seguita dal rapido riconoscimento della vittoria, da parte dello sconfitto Rodolfo Hernandez insieme ad un calo del noto processo di compravendita dei voti, molto probabilmente perché i due candidati non appartengono ai due partiti storici. Ma sono stati registrati anche aspetti negativi: i media, ad esempio, hanno mostrato una certa parzialità. Come riportato da Lòpez, nei media colombiani è emerso un 32% di giudizi negativi nei confronti di Petro e solo il 7% nei confronti dell’avversario Hernandez.

A sostegno di Petro, contro Petro
Ad appoggiare il nuovo Presidente anche il mondo del calcio: oltre 20 tifoserie popolari organizzate della Colombia si sono dette pronte a sostenere i progetti sociali del nuovo governo. Una notizia che è stata diffusa dalla stessa Vicepresidente Marquez sui suoi profili social:
«oggi ratifichiamo il nostro impegno a lavorare partendo dai pilastri delle tifoserie sociali per raggiungere la pace, non solo sulle tribune e nel calcio, per un paese più giusto dove tutti abbiano una vita dignitosa»
Le tifoserie colombiane, note anche per i loro atti di violenza, hanno avviato dal 2015 una serie di progetti per promuovere la pace e la giustizia sociale. Fra le prime a seguire questo percorso, la Guardia Albi-Roja Sur (Gars) dell’indipendente Santa Fe, tra le squadre della capitale di Bogotà. Già durante la campagna elettorale, la Vicepresidente era entrata in contatto con molte di queste realtà, tra cui anche quelle del calcio femminile. Il presidente Gustavo Petro (che si insedierà ufficialmente il 7 agosto) ha invece ricevuto una telefonata di congratulazioni dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden:
«mi è piaciuto molto il colloquio con Biden per due ragioni, primo per i toni molto amichevoli, direi da compagni politici e secondo perché lui ha detto di volere una relazione su un livello paritario»
Petro ha dichiarato che la rapida comunicazione con Biden è stata resa possibile grazie ai suoi contatti con l’ala più progressista del Partito Democratico Usa. Altro colloquio importante è stato quello il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, con il quale si è discussa la possibilità di riaprire i confini tra Venezuela e Colombia che però, come sottolineato dallo stesso Petro, non è un processo semplice che può avvenire nel giro di poco tempo. Le relazioni tra i due paesi confinanti sono tese da quando l’ex presidente non aveva riconosciuto Maduro come presidente legittimo, riconoscendo invece il leader dell’opposizione Juan Guaidò.
Ma la svolta politica colombiana non ha ricevuto solo consensi positivi: è recente la notizia dell’ambasciatore colombiano negli Stati Uniti, Juan Carlos Pinzon, che dopo i risultati delle presidenziali ha presentato le sue dimissioni dichiarando di non voler lavorare con il nuovo presidente per una “questione di principio” e auspicando che il nuovo governo prenda decisioni che non facciano retrocedere dalle conquiste fatte fino ad ora e che diano tranquillità al popolo colombiano. Ad esprimersi contro la nuova linea governativa, anche lo scrittore peruviano Mario Vargas, descrivendo la vittoria come “un incidente riparabile e correggibile nell’immediato futuro”.

Un passato da guerrigliero
Il gruppo guerrigliero colombiano dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) ha dichiarato la sua piena disponibilità ad andare avanti in un processo di pace con il nuovo governo:
«L’Eln mantiene attivo il suo sistema di lotta e resistenza politico e militare, ma anche la sua piena disponibilità ad avanzare in un processo di pace che di continuità al tavolo dei colloqui avviato a Quito nel febbraio del 2017»
Ha affermato il gruppo armato in una nota. Prima di Petro, il processo di dialogo era iniziato con il governo di Santos per poi interrompersi con quello di Ivàn Duque nel 2019 dopo che il gruppo aveva attaccato una scuola di cadetti, uccidendo 23 persone. Durante la campagna elettorale, Petro aveva dichiarato di essere disposto a riprendere il dialogo con queste realtà, proponendo allo stesso tempo di smantellare pacificamente i gruppi successori del para militarismo e quelli legati al traffico di droga. Realtà, quelle guerrigliere, a cui apparteneva lo stesso Presidente prima di essere sindaco di Bogotà, prima di essere definito progressista. Petro è infatti un ex guerrigliero del Movimento 19 aprile (M-19), un gruppo rivoluzionario armato attivo in Colombia tra gli anni 70 e 80 che cessò la lotta armata solo nel 1990, dopo aver firmato un accordo di pace con il governo, per poi trasformarsi in un partito politico: l’Alleanza Democratica M-19.

Da lì ci fu un lungo processo di riappacificazione tra governo e guerriglieri che culminò nel 2016, con l’accordo tra il governo e il gruppo armato Farc. Il Movimento nacque proprio in risposta ai presunti brogli elettorali alle presidenziali del 1970, che portarono alla vittoria dei conservatori. Il passato di Petro è stato dunque aspramente criticato da una parte, per le lotte violente compiute dall’M-19 e dall’altra ha paradossalmente rafforzato la sua posizione, proprio per quella stessa lotta al conservatorismo e alla corruzione dei governi passati.
Quello che sta accadendo in quest’ultimi anni in America Latina è comunque un fenomeno di rilevanza mondiale: un cambio di rotta ai vertici del potere in favore delle sinistre. Già lo scorso dicembre in Cile, il giovane politico appartenente al movimento studentesco, Gabriel Boric, aveva sconfitto sia l’estrema destra di Josè Antonio Kast che i partiti alla guida della politica cilena degli ultimi trent’anni. Prima di lui, c’era stata la vittoria di Pedro Castillo in Perù e in seguito in Honduras con Xiomara Castro. Tra i paesi ancora in mano alle estreme destre, il Brasile di Jair Bolsonaro che però già mostra le prime crepe: a pochi mesi dalle elezioni di ottobre l’opposizione di Luiz Inancio Lula da Silva, sarebbe in vantaggio di 10 punti. Se anche in Brasile ci sarà un cambio di governo, la sinistra sarà la maggiore rappresentante del Sud America. Un processo politico cominciato circa due anni fa e che a fine del 2022 potrebbe raggiungere il suo culmine.
