Il terremoto politico di Sinn Féin

La leader del Sinn Féin, Mary Lou Mcdonald, già parla di rivoluzione. Il partito nazionalista irlandese, ed ex braccio del movimento terroristico repubblicano (Ira), ha infatti raggiunto un risultato storico: ha vinto le elezioni della scorsa settimana conquistando il 24,5% dei consensi.

Si è votato per rinnovare i 90 seggi del parlamento unicamerale del paese, a cui lo statuto del Regno Unito garantisce una parziale autonomia dal parlamento britannico: con un’affluenza del 63,6%, il partito nazionalista ha conquistato ben 27 seggi, superando i 25 del principale partito unionista (il Partito Unionista Democratico-DUP). Il Sinn Féin però non potrà avere la maggioranza assoluta dei seggi (80) in quanto ha scelto di presentare i suoi candidati solo in 42 distretti, ma avrà il diritto di nominare il primo ministro.
Il sistema politico irlandese
Il sistema politico dell’Irlanda del Nord è caratterizzato da una sorta di diarchia: vi è un primo ministro e un vice primo ministro che governano insieme e se uno dei due si dimette, automaticamente termina l’incarico anche del secondo. Dunque, anche se i due nomi possono trarre in inganno, le due cariche hanno lo stesso potere. La vittoria di Sinn Féin, con la conseguente conquista del posto di primo ministro, sarebbe quindi “simbolica” ma potrebbe comunque portare a degli importanti cambiamenti.

Per quanto riguarda il sistema elettorale invece, si segue quello del “singolo voto trasferibile”: i votanti mettono in lista di preferenza diversi candidati e tramite successivi riconteggi, alcuni voti possono essere assegnati a candidati segnati sulla scheda al secondo posto o in quelli successivi e i risultati raggiunti in questi giorni riguardano solo le “prime preferenze”.
Irlanda del Nord: una storia complessa
L’Irlanda del Nord è sempre stata terreno di scontro tra due fazioni: gli unionisti e i nazionalisti. L’attuale sistema politico è frutto degli accordi del Good Friday nel 1998 dopo trent’anni di guerra civile. Un sistema che permise alle due fazioni di governare insieme e raggiungere accordi in base agli interessi dei rispettivi elettorati.
Ma dal 1921, anno di nascita dell’Irlanda del Nord, la carica di primo ministro è sempre stata ricoperta da un unionista, mentre quella di vice primo ministro da un nazionalista. Da oggi invece, i nazionalisti fanno la loro entrata al governo non più con il ruolo di vice primo ministro, ma con la conquista della guida del governo. Un partito, quello di Sinn Féin, con una storia particolare quanto controversa.
Sinn Féin: la storia di “noi stessi”
Il Movimento nazionale irlandese diventa partito nel 1905 per iniziativa del giornalista A. Griffith. Sinn Féin (che in gaelico irlandese sta per “noi stessi”) prese parte all’insurrezione armata della Pasqua del 1916 e agli avvenimenti che condussero alla proclamazione dell’indipendenza dell’Irlanda nel 1921 e che sancì la divisione dell’isola.

Ha mantenuto a lungo stretti legami con l’Irish Republican Army (Ira) fino a prenderne le distanze all’inizio del 21° secolo con la netta condanna al ricorso della lotta armata e a seguito del quale ha registrato una netta crescita dei consensi. Il suo storico leader, Gerry Adams, fu protagonista della svolta più moderata e favorevole avvenuta nel Venerdì Santo del 1998, giorno degli storici negoziati politici. Nonostante ciò, lo stesso Adams è stato più volte accusato di aver fatto parte dell’Ira anche se sia lui che il Sinn Féin non sono mai stati coinvolti in episodi violenti dalla firma degli accordi.

Oggi, McDonald si è rivelata la scelta più giusta: la candidata si è unita al partito dopo gli accordi del ’98 e sembra non avere niente a che fare con il passato violento del partito.
Il sogno dell’Irlanda unita: vicino alla realtà?
L’uscita del Regno Unito dall’Europa secondo molti potrebbe aver ulteriormente fomentato sia gli indipendentisti scozzesi a Edimburgo che i nazionalisti repubblicani a Belfast. Nei prossimi anni potrebbero concretizzarsi quindi sia il referendum per l’indipendenza scozzese che quello per l’unificazione dell’Irlanda, sotto la repubblica di Dublino.
Nel prossimo periodo invece, potrebbe esserci lo scontro con Bruxelles per la revisione del protocollo nordirlandese, l’accordo che impone controlli commerciali che hanno portato all’aumento dei costi delle aziende nordirlandesi.
Il governo di Boris Johnson potrebbe ricorrere all’articolo 16 e uscire unilateralmente dall’accordo, togliendo i controlli doganali sul Mar d’Irlanda. Ma per proteggere l’integrità del mercato unico, l’Unione Europea potrebbe applicare delle sanzioni agli scambi commerciali con il Regno Unito.
Per McDonald, il referendum per la riunificazione potrebbe avvenire nell’arco di cinque anni o al massimo “in questo decennio”. Ma secondo la legge inglese, spetta ad un membro del governo britannico, il segretario britannico per l’Irlanda del Nord, il compito di indire un referendum “se gli sembrerà possibile che una maggioranza degli elettori potrebbe esprimere questo desiderio”.
