Da oggi non sarà più automatica l’attribuzione del cognome paterno ai figli, grazie all’illegittimità delle norme che lo sancivano. I bambini porteranno infatti il cognome di entrambi i genitori, a meno che loro stessi decidano diversamente.
Dopo decenni di attesa…
Una grande vittoria per tutti è stata raggiunta, finalmente, anche in Italia. L’articolo 262 del codice civile viene meno e la Corte chiarisce che d’ora in avanti la regola sarà che il figlio assuma il cognome di entrambi i genitori da loro concordato, salvo che questi decidano, in accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. Se dovesse mancare sintonia nella decisione, il bambino o la bambina avrà il cognome di entrambi. La Corte ha ritenuto inoltre «discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre» e spiega che «nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale». In alcuni paesi, tra cui la Spagna, attribuire ai bambini entrambi i cognomi è la normalità; in Italia invece, è sempre stato automatico che il nascituro fosse registrato all’anagrafe con il cognome paterno.
La parità di genere
Gli avvocati Giampaolo Brienza e Domenico Pittella, che hanno portato il caso davanti alla Corte Costituzionale, annunciano uno storico risultato, una piccola rivoluzione. E in effetti lo è: si supera oggi un retaggio antico sulla concezione della famiglia, che ha ormai le più variegate forme. Tramonta la potestà maritale, anacronistica e lesiva dei diritti delle donne, non più coerente con la tanto agognata parità di genere. Uomini e donne dunque sono rigorosamente sullo stesso piano, almeno per la scelta del cognome della prole. La Corte ha così scelto di giudicare incostituzionale l’obbligo del solo cognome paterno, rispettando le indicazioni della Corte di Strasburgo che aveva già dibattuto la norma in vigore e scegliendo di seguire il progresso e di sbloccare una battaglia durata decenni. Nel 2006 infatti la Corte aveva scritto che la trasmissione del solo cognome paterno era «il retaggio di una convenzione patriarcale della famiglia» e aveva esortato il parlamento a cambiare la legge. Fino ad oggi il Parlamento aveva temporeggiato con un ddl che giace da tempo in Commissione in Senato, procrastinato come al solito. Eppure sembra proprio che una piccola conquista ci sia stata davvero, anche se il cammino verso la parità di genere rimane ancora lungo.