Assange: nel bene e nel male

25 aprile 2022, la Festa della Liberazione in Italia. A Cagliari in piazza Yenne, un gruppo di persone si riunisce per “festeggiare” ma anche per protestare: le associazioni DonneambienteSardegna e Sardegna Pulita chiedono a gran voce la liberazione del più noto giornalista d’inchiesta degli ultimi anni, l’australiano Juliane Assange. A detta degli organizzatori l’arresto di Assange è “la morte dell’informazione libera e il bavaglio della libertà di tutti”. Ma non sono gli unici: già nel 2019 Roger Waters gli dedicava la sua “Wish you were here” cantandola davanti all’ufficio Affari Interni di Londra. E nel 2021 dichiarava:
«Per anni ho diffuso i video di Wikileaks ai miei concerti. Stavo commettendo lo stesso crimine di Assange che non è affatto un crimine.»

Ed è proprio Wikileaks la piattaforma al centro delle accuse di violazione dell’Espionage Act, da parte del governo degli Stati Uniti.
L’epopea giudiziaria
Giornalista, hacker e programmatore. Assange, classe 1971, nel 2007 è tra i promotori del sito web che, tra le tante cose pubblicate, rileva anche centinaia di documenti top secret del governo statunitense, inerenti le guerre in Afghanistan e in Iraq oltre che sui rapporti delle ambasciate USA e sulle schede dei prigionieri a Guantanamo. Tra i video diffusi più noti, Collateral Murder, l’esecuzione aerea del 12 luglio del 2007 avvenuta a Baghdad durante la guerra in Iraq, da parte dell’esercito degli Stati Uniti nei confronti di civili iracheni disarmati e in cui persero la vita 18 persone.

Dal 2010 è in corso l’inchiesta condotta dal Grand Jury di Alexandria in Virginia e negli Stati Uniti è ufficialmente considerato come “nemico pubblico”. Dopo l’arresto nel 2019, nei confronti del fondatore della piattaforma sono stati presentati 17 capi di accusa. Secondo il Dipartimento di Giustizia le azioni di Assange hanno messo a repentaglio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e portato benefici ai “nemici dello Stato”. Attualmente, rischierebbe circa 175 anni di carcere. Secondo l’accusa, la decisione di pubblicare i nomi dei cittadini afgani e iracheni, dei giornalisti e dei leader religiosi che fornivano informazioni agli Stati Uniti ha seriamente esposto queste persone. Il 4 gennaio del 2021 una giudice britannica aveva respinto la richiesta di estradizione fino alla sentenza del 10 dicembre che aveva ribaltato quella precedente, accogliendo il ricorso del team legale americano. Una storia che al momento sembra essersi conclusa il 20 aprile 2022, dopo l’emissione dell’ordine formale di estradizione negli USA da parte della Westminster Magistrates’ Court. Un’udienza durata solo sette minuti e condotta dal giudice Paul Goldspring.
L’accusa di stupro
Nell’agosto del 2010 una donna lo accusa di aver approfittato del sonno per stuprarla, mentre si trovavano a Stoccolma per una conferenza: una dichiarazione che conduce al suo arresto nel dicembre dello stesso anno, per poi essere rilasciato su cauzione fino alla richiesta di estradizione da parte della Svezia. L’invito a presentarsi in tribunale è fissato per giugno del 2012. Al contrario, Assange si rifugia nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra; la preoccupazione principale è proprio quella di essere estradato negli Stati Uniti.

Dal 2017 al 2019: il Russiagate e l’arresto
Nel 2017 esplode il cosiddetto Russiagate, l’inchiesta giudiziaria nata a seguito del sospetto coinvolgimento del Cremlino nelle presidenziali statunitensi del 2016. Assange è accusato di aver collaborato con il governo russo per condizionare le elezioni. Inoltre, Donald Trump JR avrebbe chiesto a Wikileakes informazioni su Hilary Clinton, come riportato dall’inchiesta a firma The Atlantic. Quello stesso anno la Svezia archivia le accuse di stupro e dichiara che riaprirà il caso solo se Assange rientrerà nel paese entro agosto del 2020. Nel frattempo nel 2018 il giudice britannico conferma il mandato di cattura che si concretizza dopo l’espulsione dall’ambasciata dell’Ecuador.

2022: l’ordine formale di estradizione
Con l’ordine di estradizione, spetta ora alla ministra degli Interni Priti Patel, dare il via libera finale al trasferimento dell’attivista negli Stati Uniti. Una decisione che dovrà essere presa entro 28 giorni dalla sentenza del 20 aprile. Un conto alla rovescia che è dunque già cominciato. Nel caso in cui la ministra opterà per l’estradizione, Assange sarà trasferito dal carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh, dove è rinchiuso da tre anni, a uno negli Stati Uniti. E il forte rapporto che lega i due paesi fa pensare che la decisione della ministra sarà a favore del volere statunitense.

L’appello di politici e giornalisti
Il 23 aprile centinaia di persone si sono riunite a Place de la Monnaie a Bruxelles, per un ultimo disperato appello contro l’estradizione di Assange. Come riportato da Ansa, sul palco della manifestazione sono intervenuti l’ex leader dei Labour Jeremy Corbyn e la moglie di Assange, l’avvocatessa Stella Moris.
A detta dei due in gioco ci sarebbero gli stessi “valori della democrazia”, sottolineando come la questione sia “un grosso problema anche per l’Europa”. Anche un gruppo di 19 parlamentari italiani ha rilasciato una lettera a favore della liberazione del giornalista australiano, inviandola direttamente al governo inglese. Tra i firmatari esponenti di Pd, M5s, Italia Viva, Psi, Leu e Gruppo Misto. Tra chi ha aderito all’iniziativa, anche la giornalista ed ex parlamentare Luciana Castellina. Ma Castellina non è l’unico membro del giornalismo italiano ad aver appoggiato la causa: insieme a lei molti volti noti tra cui il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, che ha espresso il suo sostegno durante un intervento a Radioradio:
«Assange è l’uomo che ci ha consentito di sapere alcuni orrori della guerra e credo che in questo contesto abbiamo bisogno di persone che ci rendono più liberi tramite l’informazione…la Libertà di Stampa non è una maglietta che ti sfili la sera e la indossi quando fa comodo. L’America è stata un esempio per noi in tanti momenti di libertà di stampa e non si può rinchiudere Assange per aver perseguito proprio questo scopo. Ci sono dei valori che sono al di sopra anche delle leggi, in alcuni momenti e quelli per cui vale la pena di combattere».
