Una voce fuori dal coro: testimonianze da San Pietroburgo

Come riportato nel documento del Congressional Research Service, il vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov avrebbe richiesto all’ente di gestione internazionale per la rete Internet (ICANN) di limitare l’accesso al web in Russia. Ma la corporazione pubblica no profit non ha l’autorità su accesso e contenuti né sulle decisioni riguardanti lo scollegamento dei domini.

A rispondere al viceministro invece ci hanno pensato 41 organizzazioni a difesa dei diritti digitali dei cittadini: con una lettera indirizzata al Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, esprimono preoccupazione per eventuali sanzioni che limiterebbero l’accesso al web per i cittadini russi.
Come conseguenza, la piccola percentuale di oppositori a Putin continuerebbe a diminuire e a rimanere disinformata.
Sebbene Biden sembri non appoggiare la proposta di Fedorov, le principali app quali Facebook e Instagram hanno già attuato delle limitazioni per gli utenti russi.
Ma la questione internet non è l’unico problema della Russia: secondo l’Institute of International Finance (IIF) il crollo previsto del Pil al 15% per il 2022 e al 3% per il 2023 farà tornare la nazione ai livelli di quindici anni fa. Ma se il conflitto continuerà e aumenteranno le sanzioni le previsioni potrebbero essere peggiori.
Mentre l’inflazione aumenta e i negozi continuano a chiudere, proseguono le proteste dei cittadini che combattono ancora contro Putin.
La redazione 2duerighe.com, si è messa in contatto con Maria (nome di fantasia) una giovane studentessa di San Pietroburgo che ci ha raccontato qual è la situazione all’interno della nazione.
Come parte della popolazione giovane russa, qual è il tuo approccio con i social, ora che le principali app hanno subito delle limitazioni?
Ad essere onesta il blocco di Instagram e Facebook è l’ultimo dei nostri problemi. Entrambe le app lavorano con la VPN (rete virtuale privata), forse al momento non così veloce come dovrebbe essere. La cosa più importante è che l’accesso alle app sia ancora consentito. Invece, la possibilità di condividere la tua vita quotidiana e altre cose che una volta erano normali non esistono più sui social. Nonostante ciò un gran numero di persone riceve informazioni da altri canali, come quelli di Telegram che al momento non è stato bloccato. Chi vuole sapere cosa accade fuori, in un modo o nell’altro, lo riesce a sapere.
Dall’introduzione delle sanzioni qual è la situazione economica in Russia?
Non sono un’economista ma da quello che vedo e quello che gli esperti dicono, siamo vicini ad una crisi di grande portata, che però qui in Russia è ancora “invisibile” e non tutti ne sono consapevoli.
Le conseguenze delle sanzioni non sono ancora percepibili a tutti i cittadini, dato che è passato ancora troppo poco tempo e molte catene di approvvigionamento non sono state interrotte e ci sono ancora molti prodotti disponibili nei magazzini. L’aumento dei prezzi però è già visibile: dal 20 al 200% in base al tipo di prodotto. Ad esempio, beni come zucchero e carta sono tra quelli con i prezzi più alti. Il motivo dell’aumento dello zucchero è dovuto certamente al panico che si è creato tra i cittadini, che hanno preso d’assalto i supermercati per fare scorte in vista di una riduzione della produzione, mentre l’aumento della carta è dovuto sicuramente alle forniture dei materiali per la produzione, provenienti in larga parte dalla Finlandia. Il prezzo per una fotocopia è triplicato. A mio parere la situazione peggiorerà, ma non sappiamo ancora quante scorte abbiamo a disposizione e come procederà la produzione interna. Per il settore finanziario sembra invece che abbiamo raggiunto il record del 1998.
Hai cominciato ad avere problemi a reperire beni di prima necessità e quanto è cambiata la tua vita dall’inizio del conflitto in Ucraina?
Il conflitto è cominciato “solo” da un mese e le conseguenze peggiori saranno visibili nel prossimo periodo. Non ho ancora avuto problemi seri con i beni di prima necessità, i supermercati sarebbero ancora pieni, se non fosse per il fatto che molti cittadini li hanno presi d’assalto per fare scorte. Quindi alcuni prodotti già sono introvabili sugli scaffali anche se mi dicono che i magazzini sono ancora forniti. Al contrario, la chiusura degli store dei principali brand ha provocato un aumento della disoccupazione: il problema non è fare a meno di un hamburger di McDonalds o di un capo di Zara ma rinunciare ad un lavoro che ti fa sopravvivere.

Conosci alcuni membri della tua famiglia o amici che sono scappati dalla Russia?
Certo, parte della mia famiglia e metà degli amici e delle persone che conosco. Molti artisti, musicisti, ballerini e scrittori russi hanno già lasciato il paese. Emigrare è un “privilegio” quindi i primi ad andarsene sono stati i membri della classe media. Tra gli altri, chi può lavorare da remoto come freelance e informatici o chi lavora per compagnie straniere e conosce più lingue. Ovviamente, gli oppositori politici sono in cima alla lista tra gli emigrati.
La repressione degli oppositori a Putin va avanti da anni così come le proteste. Hai mai preso parte ad una di queste?
Sì, ho partecipato alla prima della lunga serie di proteste contro l’arresto di Aleksej Navalny, il 23 gennaio del 2021.

Ed ora? Come sono cambiate le proteste dall’introduzione della Legge marziale? Molti di voi hanno paura di continuare a protestare?
No, è importante capire che non ci è stata imposta una vera e propria Legge marziale.
Nonostante ciò ci sono pene severe: nel nostro paese, è proibito menzionare anche la parola “guerra”. Nel frattempo le autorità stanno provando a mantenere l’illusione che tutto vada bene, che non ci siano proteste né problemi economici. Per questo motivo, le manifestazioni si stanno disperdendo il più possibile. Al momento chi protesta viene solo trattenuto per un determinato periodo. È vero che il sistema giuridico non può far fronte a tutte queste persone e molte di loro escono dalla detenzione solo con una punizione amministrativa o una multa. Ma gli attivisti, i giornalisti indipendenti e le persone conosciute dei media che lasciano dichiarazioni contro la guerra, si ritrovano ora con l’accusa di essere criminali quindi molti di loro hanno già lasciato il paese.
Personalmente, non vado più alle proteste da lo scorso inverno: nonostante ciò, ammiro chi lo fa ancora… per me è un bel gesto ma allo stesso tempo un “suicidio” e un “insensato sacrificio”.
Le proteste in un paese autoritario come la Russia, non hanno l’efficacia che possono avere in un paese democratico come il vostro. A costo di imprigionare metà popolazione, Putin continuerà con la sua politica.
Secondo i principali sondaggi, più del 60% dei cittadini russi sostiene Putin.
Purtroppo è vero. Dall’inizio del conflitto le preferenze hanno raggiunto il 70%. Questa è la più grande tragedia del nostro paese: non ci rendiamo conto di chi ci governa. Un giornalista una volta disse che il 30% di dissidenti in una dittatura è un grande successo per i valori democratici. Ma se vivi dentro un sistema totalitario, non ti sembra un grande traguardo. Un sistema dove le persone attaccano una Z sulla loro auto di loro iniziativa come segno di stima nei confronti di Putin.

Qual è la tua opinione personale sulla guerra, sulla situazione in Ucraina e il futuro della tua nazione? Come parte della minoranza che si oppone, come vi tenete aggiornati all’interno di un sistema mediatico in mano solamente a Putin?
Posso dirti che sono devastata. Ho convissuto per due settimane con ansia e attacchi di panico, seguite da apatia e letargia. Come ho già detto l’accesso alle informazioni non è un problema: anche se i media indipendenti sono stati bloccati, continuano a lavorare su applicazioni come Telegram e Youtube. Io ho ancora i miei profili attivi su Instagram e Facebook, il problema è che non sappiamo cosa fare con le informazioni che vediamo lì.
Come facciamo a continuare le nostre vite mentre le persone a Mariupol vengono uccise dai nostri missili?
Quando ho visto le foto della guerra per la prima volta, ho piano e ho avuto le palpitazioni…ora non sono più in grado di provare niente. Mi ripeto solo ogni giorno che c’è una guerra che sta continuando. Non mi sento in colpa personalmente, ma mi sento in colpa per non poter fare niente per cambiare le cose.

È anche importante capire che la propaganda è come un virus: noi, la minoranza, è come se avessimo un potente vaccino: il pensiero critico. Noi non crederemo mai ai comunicati del Cremlino: ogni giorno sento le “informazioni ufficiali” e le traduco nella mia mente, in base alla storia vera che ci nascondono.
Il problema è che c’è una maggioranza che è stata avvelenata dalla propaganda di Putin.
Chi crede che la Russia stia liberando l’Ucraina dai nazisti, lo crederà per sempre anche se avrà a disposizione tutte le documentazioni che provano il contrario “perché lo dice Putin in TV”.

Voglio anche sottolineare che la minoranza non è solo composta da giovani, infatti gran parte di loro sono fedeli al presidente.
Abbiamo già avuto casi di cittadini che denunciano altri cittadini per le loro posizioni politiche. Episodi che ricordano altre dittature.
Putin sogna il ritorno della “grande patria”: i concetti di “traditore dello stato” e “nemico della terra madre” sono tornati in auge.
Dunque, come ha detto una delle mie preferite politologhe, Ekaterina Shulman, “non vedo nessuno scenario positivo per la Russia”.