Caro bollette e benzina: il punto della situazione

#lucispente è l’hashtag partito dai social dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani. Comincia così la protesta dei sindaci contro il caro bollette: le luci dei principali monumenti si spengono per una notte. L’obiettivo è quello di “mettere in luce” una problematica importante che sta affliggendo famiglie, imprese ed enti locali. Ma preoccupa anche l’aumento del carburante. Ai primi di febbraio un pieno era aumentato di circa 15 euro: il 20,5% per la benzina e il 22,3% per il gasolio. Secondo l’Unione Nazionale Consumatori l’aumento del prezzo di benzina, luce e gas sta innescando una spirale inflazionistica molto pericolosa, creando problematiche alle famiglie e provocando di conseguenza gravi danni per la ripresa economica del paese.

I dati degli aumenti
Secondo il Codacons solo per i rifornimenti di carburante una famiglia spende in media 380 euro in più all’anno. L’aumento del carburante inoltre è conseguenza di altri problemi: ai costi di trasporto più elevati corrispondono prezzi al dettaglio più cari.
Il caro energia sta mettendo in ginocchio migliaia di aziende: secondo un’indagine dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) lo sviluppo economico è a rischio per un’impresa su quattro. Stiamo parlando del 27% delle aziende. L’aumento del costo dell’energia sta infatti squilibrando tutti i parametri economici nei contratti per la fornitura di beni e servizi o per la gestione di attività sociali, assistenziali ed educative delle cooperative italiane. Imprese che impiegano oltre un milione di persone nei vari settori che vanno da quello alimentare fino al turismo.

Ma quanto sono aumentate le bollette? Secondo Il Giorno stiamo parlando del 9,9% (+56 euro) per la luce e del 15,3% (+158 euro) per il gas.
Secondo le stime pubblicate da Repubblica, per una piccola impresa manifatturiera l’aumento delle bollette sembra essere passato dai circa 1.058 euro del 2020 ai 2.517 del 2021.
Per quanto riguarda la benzina, secondo i dati forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), il prezzo medio nazionale è salito di circa 1,80 euro al litro. Il diesel ha invece raggiunto la quota di circa 1,70 euro al litro. Attualmente dunque, in Italia i prezzi del carburante hanno raggiunto il picco massimo superando il record del 2014. Costi raddoppiati anche per il gas metano, tra i carburanti più economici. Già nel 2021 si era verificato un aumento della benzina di oltre il 15%. Un incremento che ha fatto slittare l’Italia in cima alla classifica dei paesi europei con i costi più alti.

I prezzi dell’energia: le cause dell’aumento
Le cause che hanno provocato l’incremento del costo dell’energia sono più di una.
Tra queste, la ripresa economica post-pandemia. Quest’ultima ha provocato un aumento drastico nello stesso periodo, delle risorse umane impiegate nelle varie imprese. Questo ha inevitabilmente portato ad un aumento della domanda e di conseguenza anche dei prezzi. Con il rallentamento delle restrizioni Covid poi, le persone hanno ricominciato a spostarsi. Di conseguenza si è verificato un drastico aumento della domanda di greggio.

Altro motivo sembra essere legato al clima: il lungo inverno dell’anno scorso ha impiegato maggiori quantità di energia. Infatti, dopo l’iniziale stabilità della stagione autunnale 2021, dalla seconda metà di novembre le quotazioni energetiche hanno visto importanti aumenti. Inoltre, molti additano la transizione ecologica tra le principali cause dell’aumento del prezzo del gas: stiamo parlando di una componente legata all’Emission trading system (Ets).

L’Ets è il sistema di quote creato per regolare la decarbonizzazione del settore industriale tra cui vi è anche quello termoelettrico. Un costo che dal 2005 equivale alla differenza del prezzo tra il carbone e il gas in modo tale da favorire quest’ultimo. Cifra questa che è ovviamente aumentata nell’ultimo periodo che però influisce solo del 20% del costo finale.
Una delle maggiori cause sembra essere invece quella legata a paesi quali Russia e Cina.
Le tensioni geopolitiche ad est protagoniste del caro bollette
La Russia è tra i maggiori esportatori di gas nel mondo e l’invasione dell’Ucraina potrebbe scatenare un aumento del prezzo di questa materia prima. Oltre a ciò, il mercato del gas naturale soffre anche della transizione ecologica in atto in Cina: il governo mira a raggiungere la neutralità di emissioni entro il 2060. Dunque sul vasto territorio cinese ci sarà un aumento di fonti rinnovabili e gas e a preoccupare è anche la forte alleanza con la Russia di Putin.

Recentemente tra i due paesi infatti c’è stato un accordo di 30 anni per la fornitura di gas da parte della Russia tramite un nuovo gasdotto. Rifornimento questo reso disponibile da Putin a prezzi nettamente inferiori rispetto a quello destinato per l’Europa. A gennaio inoltre, le forniture russe di gas per i territori europei hanno subito una riduzione del 40% che al momento sembra essersi stabilizzata al 20%.

L’Europa e l’Italia dunque, potrebbero rispondere a questa riduzione aumentando le importazioni da altri paesi come l’Algeria o la Libia o incrementando la produzione sul territorio nazionale. Assorisorse ha stimato che sotto i mari italiani ci sarebbero circa 90 miliardi di metri cubi di metano a basso costo.
L’incremento della produzione di gas come possibile soluzione
Secondo fonti vicine al governo, Draghi sarebbe al lavoro per autorizzare una maggiore estrazione di gas naturale, sebbene lo stesso Premier abbia dichiarato di voler dare priorità “ad una crescita equa e sostenibile potenziando le rinnovabili”. Ma incrementare la produzione di gas richiederebbe tempi lunghi e l’aumento dell’estrazione non sarebbe sufficiente per raggiungere il crollo dei prezzi energetici, determinati a livello europeo. A frenare gli entusiasmi, il report di Novenergia sul probabile raddoppio della produzione da circa 3 miliardi a 7 miliardi di metri cubi l’anno, per coprire almeno il 10% del fabbisogno. Inoltre, per individuare i giacimenti è stata elaborata una mappa con i vari punti del territorio in cui sarà possibile avviare la ricerca di idrocarburi (PiTESAI) che di fatto sblocca la moratoria delle trivelle imposta dal governo Conte.
Il piano del governo
Attualmente, in legge di bilancio ci sono quasi 4 miliardi di euro destinati ad aiuti per le famiglie e le piccole imprese. Di questi circa 1,5 miliardi provengono dalla prima mini tassazione degli extra-profitti, realizzati dagli impianti delle fonti rinnovabili. Altre risorse dovrebbero invece arrivare dalla destinazione dell’intero incasso dell’assegnazione delle quote di emissione di Co2. Un finanziamento che però non sembra bastare dato che i costi sono maggiori e in continuo aumento. 7 miliardi sembra essere la cifra massima che il governo stanzierà nel prossimo periodo e che si andranno ad aggiungere agli interventi già attuati nel 2021 di circa 5 miliardi. Un nuovo decreto di ampia portata preannunciato dallo stesso Draghi durante la conferenza a Genova del 9 febbraio.

Al momento il prezzo dell’energia elettrica è aumentato del 55% nei primi tre mesi dell’anno mentre il gas ha subito un incremento del 41,8%. Ma mentre Draghi tende a rassicurare, le varie forze politiche chiedono un intervento in tempi molto rapidi.