In mare si continua a morire: l’immigrazione in Italia
È successo nel giro di poche ore. Il Mar Egeo e le coste di due isole greche, Antikythera e Paros, sono i protagonisti dell’ennesima tragedia avvenuta in mare. A perdere la vita nel disperato tentativo di raggiungere l’Europa, 27 persone tra cui un neonato e tre donne. Le vittime e i sopravvissuti facevano parte di due imbarcazioni distinte affondate a breve distanza l’una dall’altra, nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.
Sono storie già sentite. Tragedie che si ripetono ogni anno. I responsabili di tutto ciò sembrano essere le bande di trafficanti che sfruttano la disperazione di queste persone, disposte a dare tutto quello che possiedono pur di partire verso terre più sicure delle zone di guerra e povertà dove vivono. E mentre politici e personaggi noti chiedono ogni anno a gran voce la creazione di corridoi umanitari legali, non avendo altra scelta molti finiscono per imbarcarsi su navi non conformi ai più elementari standard di sicurezza, superando il numero massimo di passeggeri e privi di giubbotti di salvataggio. Secondo i dati dell’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR), sono più di 116mila le persone richiedenti asilo che nel 2021 hanno attraversato il Mediterraneo per giungere in Europa. Il 55% si è recato illegalmente in Italia mentre il 35% in Spagna e il 7% in Grecia. Il resto si è diretto invece a Malta e Cipro. Sempre nel 2021 il numero di immigrati sbarcati sulle coste nazionali ha raggiunto la cifra di 64.632 mentre nel 2020 il numero dei residenti stranieri rappresentava l’8,5% dell’intera popolazione italiana.
Immigrati in Italia: i numeri
Anche in questo caso la pandemia ha influito molto. Con il lockdown nazionale avvenuto tra marzo e maggio del 2020, ad essere bloccate sono state anche le numerose pratiche delle richieste dei permessi di soggiorno. Secondo il “Rapporto statistico dell’immigrazione 2021” (fonte: Epicentro ISS) in riferimento all’anno precedente, si registra un calo consistente dei residenti stranieri: -26.400 rispetto al 2019. Tra i motivi il calo del numero dei nuovi nati e l’aumento dei decessi. Le nuove iscrizioni anagrafiche dall’estero sono diminuite del 33% rispetto al 2019. Infine i blocchi della mobilità internazionale dovuti al Covid sono un’altra causa che ha provocato un calo dell’ingresso di stranieri nella nazione.
Inoltre, secondo un sondaggio di Demos (Democrazia solidale) nell’ultimo periodo, caratterizzato dalla situazione pandemica, è calato sensibilmente il grado di preoccupazione degli italiani per gli sbarchi. Durante la campagna elettorale del 2018, al contrario, la questione migratoria era stata l’argomento centrale delle varie fazioni: da una parte c’era chi promuoveva il cosiddetto Ius Soli (la cittadinanza per chi è nato sul territorio italiano) e dall’altra chi descriveva i flussi migratori come una vera e propria “invasione”. La seconda idea era quella prevalente tra la maggior parte degli elettori, come si è potuto constatare dai risultati elettorali. Oggi invece l’idea che gli immigrati siano un pericolo per l’ordine pubblico e per la sicurezza sembra essersi ridimensionata: dal 46% del 2017 al 27% attuale. Per quanto riguarda lo Ius Soli, si è verificato un aumento delle persone favorevoli (75%) rispetto al 2017 (59%). Dopo il 2019 c’è stato anche un calo delle politiche rivolte ai respingimenti, in parallelo alla comparsa di un altra preoccupazione che sembra aver oscurato quella per gli immigrati: il Covid.
I dati degli sbarchi
A queste statistiche si affiancano quelle inerenti agli sbarchi illegali. Secondo i dati in possesso del Ministero dell’Interno il numero di migranti sbarcati sulle coste italiane è aumentato rispetto al 2019: si passa infatti dagli 11.439 ai 64.632 di quest’anno. Per quanto riguarda il 2021, agosto è il mese con il numero più alto di sbarchi (10.271).
Del totale degli immigrati, 15mila circa provengono dalla Tunisia seguiti da quelli provenienti dall’Egitto e dal Bangladesh. In aumento anche i minori non accompagnati che al 20 dicembre 2021 risultano 9.359 rispetto ai 4.687 dell’anno precedente.
Non solo sbarchi: i residenti stranieri in Italia
Se si consultano le statistiche fatte negli ultimi anni, si può verificare come i residenti stranieri sul nostro territorio non siano unicamente gli immigrati sbarcati illegalmente e che nonostante le cifre inerenti agli sbarchi siano in aumento, rappresentano una piccola percentuale della popolazione italiana: sono circa 5 milioni quelli presenti nella nostra nazione, di cui 2,5 milioni circa provenienti da paesi appartenenti all’UE. La parte originaria degli stati africani rappresenta il 21,9% (1 milione circa) e il 21,3% è composto dalle persone provenienti dall’Asia mentre il 7,4% è costituito dagli immigrati dal Centro-Sud America. Queste percentuali rappresentano però una buona fetta delle fasce più giovani del territorio nazionale, in un paese in cui la natalità è in calo. L’età media è infatti di circa 35 anni rispetto a quella italiana che si aggira intorno ai 46 anni.
I dati oscurati dagli stereotipi: dalla criminalità agli hotel di lusso
Nonostante i cambiamenti registrati nell’ultimo periodo, sono ancora in circolazione alcune credenze riferite agli immigrati. Tra queste le più comuni sono i soggiorni presso hotel di lusso e l’innalzamento del tasso della criminalità. In realtà, nel momento in cui i posti non sono più sufficienti, entra in vigore il cosiddetto sistema di accoglienza straordinaria (Cas) dove vengono valutate tutte le offerte di posti letto, comprese quelle che provengono da società alberghiere. Dato che questa accoglienza ha un costo non superiore ai 35 euro al giorno per persona, si può facilmente dedurre che le strutture messe a disposizione non sono di lusso. Questa cifra nasce inoltre dalla somma che il Ministero dell’Interno ha calcolato come spesa media quotidiana. Il sistema SPRAR (Sistema protezione per richiedenti asilo e rifugiati) è finanziato al 95% dal ministero che attinge le risorse dal Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Il fondo viene devoluto agli enti locali che si occupano dell’accoglienza e diviso in base alla stima dei 35 euro a migrante (45 per i minori). Si tratta di somme destinate a servizi d’identificazione delle persone, di pulizia personale e dell’ambiente, di erogazione dei pasti o di corsi di formazione.
Ai richiedenti protezione internazionale spetta invece il solo pocket money, un fondo compreso tra i 2,50 e i 7,50 euro a nucleo famigliare, più 15 euro di ricarica telefonica all’arrivo. Il cellulare è inoltre uno dei pochi oggetti che gli immigrati portano con loro, perché oltre ad essere indispensabile per comunicare con la famiglia è utile per rimanere aggiornati su tutte le informazioni inerenti il viaggio e i possibili rischi. Infine, oltre ad aver valorizzato il nostro territorio in molte occasioni, gli immigrati rappresentano solo un terzo del totale dei detenuti in Italia. Un numero in calo del 2% rispetto al 2018.
Queste statistiche sono utili per comprendere la reale situazione dell’immigrazione in Italia. Una condizione che ha sicuramente subito delle trasformazioni nell’ultimo periodo pandemico ma che continua ad essere al centro di molti dibattiti e fonte di preoccupazione soprattutto nei confronti dei milioni di minori non accompagnati che ogni anno perdono la vita in mare.