Referendum Cannabis. Il raggiungimento delle firme riaccende il dibattito

A pochi giorni dal raggiungimento delle 500mila firme per il referendum a favore della legalizzazione della Cannabis, personaggi noti all’opinione pubblica si sono schierati in due parti distinte, esprimendo ognuno la propria opinione riguardo a questa particolare pianta, oggi classificata come droga leggera.
I cambiamenti dovuti alla tecnologia, nella società di oggi, hanno apportato modifiche in quasi tutti gli aspetti della vita dei cittadini. Sembra ormai che con un semplice smartphone, una persona possa vivere esperienze o informarsi su determinati fatti che fino a quel momento sembravano impossibili o per lo meno non facilmente raggiungibili da tutti. Il mondo tecnologico sembra quindi aver colpito ogni aspetto della vita sociale di tutti i giorni, compreso quello riguardante l’ambito legislativo. In Italia infatti, a partire dalla proposta di referendum a favore dell’ Eutanasia, è possibile firmare non solo recandosi fisicamente nei luoghi adibiti (che sia un banchetto o l’ufficio comunale) ma è possibile anche dare il proprio contributo restando comodamente a casa. Basta farlo tramite SPID ovvero il Sistema Pubblico di Identità Digitale.
Per farlo è necessario cliccare sul pulsante “firma con SPID” autentificandosi tramite la propria identità digitale (IdP) e una volta che il sistema verifica l’identità del firmatario si procede ad inserire la propria firma tra le liste del referendum.
Il Referendum
L’obiettivo iniziale era quello di arrivare a 500mila firme entro il 30 settembre. Quota che invece è stata raggiunta pochi giorni fa, con largo anticipo rispetto alla data di scadenza, grazie alla numerosa partecipazione di molti italiani che si sono schierati a favore della legalizzazione della cannabis. Tra i promotori che hanno lanciato la raccolta firme, spiccano i nomi di personaggi politici e associazioni note già da tempo all’opinione pubblica, schierati sulla linea della legalizzazione e che mandano avanti questo obiettivo ormai da anni.
La cifra minima che è stata raggiunta precisamente il 18 settembre, permetterà al quesito di essere sottoposto al voto popolare nella primavera del 2022. Il referendum è la prima raccolta firme in Italia tenutasi interamente online, sul sito referendumcannabis.it (a differenza di quella a favore dell’Eutanasia che oltre al sito disponeva anche di liste di firme cartacee).
«Adesso occorre raccogliere un ulteriore 15% in più di firme per essere certi di poter consegnare il referendum in Cassazione il 30 settembre. Il grande flusso di richieste sul portale ha a volte rallentato la raccolta».
Queste le parole del comitato che si è occupato della raccolta firme tramite cui si è giunti anche alla cifra di 145.000 euro, dato che ogni firma digitale ha il costo di 1,05 euro.
Tra i membri del comitato risalta il nome dell’Associazione Luca Coscioni fondata dall’omonimo personaggio politico (morto nel 2006 in seguito ad una sclerosi laterale amiotrofica), tra le altre associazioni possiamo leggere i nomi di Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione e Antigone affiancati da partiti tradizionalmente vicini alla battaglia per la legalizzazione della cannabis, quali +Europa, Possibile (fondato da Giuseppe Civati) e Radicali Italiani.
I pro: Civati e quel silenzio del PD
Giuseppe Civati è il fondatore di Possibile, nata come Associazione People nel 2013 per poi cambiare nome nel 2014. People è anche il nome della casa editrice fondata sempre da Civati che da anni ormai si fa portatrice di messaggi importanti, dando spazio ad autori di rilievo specialmente nel mondo della politica. Tra i libri pubblicati ce ne è uno che ben fa intendere quanto l’associazione sia attiva intorno a tematiche importanti come la legalizzazione della Cannabis: Legalizzala! questo il nome del libro scritto dallo stesso Civati insieme a Stefano Cantone e Francesco Foti: «La cannabis non è uno scherzo, eppure sostenitori del proibizionismo e benaltristi scherzano con le vite di milioni di persone e contribuiscono al giro di affari delle mafie… La cannabis legale migliorerebbe in qualità e sicurezza per i consumatori, costituirebbe un’entrata aggiuntiva che lo stato potrebbe e dovrebbe investire in prevenzione e salute».

Un argomento quindi molto caro al fondatore di Possibile che non ci ha pensato un attimo ad esporsi a sostegno del referendum, con uno sguardo critico anche verso il maggiore partito della sinistra (il Partito Democratico con Enrico Letta come segretario), criticandolo per il silenzio in merito all’argomento.
Un silenzio che però è stato interrotto da qualche post delle varie pagine gestite dalle formazioni dei giovani democratici sparse nel territorio, tra cui spicca ovviamente quello pubblicato dalla pagina nazionale dei GD e a cui si affiancano i post di qualche politico tra cui il parlamentare europeo Massimiliano Smeriglio: «La legalizzazione della cannabis avrebbe effetti positivi anche da un punto di vista occupazionale, creando oltre 350.000 nuovi posti di lavoro, e porterebbe un guadagno allo stato stimato in 6 miliardi di euro…»
I contro: Draghi si, droghe no.
Tra i maggiori oppositori spiccano personaggi di rilievo del mondo del centro destra come il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri:«Le siringhe servono per vaccinarsi non per drogarsi. L’erba deve stare nei prati, non nelle sigarette. Forza Italia lo dice con chiarezza: mai droghe legali. Draghi si, droghe no».
Queste le parole del senatore rilasciate ai tg nell’ Aprile del 2021, per ribadire la linea presa dal centro destra. Una posizione ribadita anche nei giorni del referendum da altri politici dell’ala destra come l’ex presidente del parlamento europeo Antonio Tajani che già dopo la sentenza della Corte di Cassazione che permetteva la coltivazione di cannabis all’interno della propria abitazione ma in quantità limitate e per uso personale, si era espresso contro ogni tipo di droga leggera, sostenendo che «tutti coloro che fanno uso di cocaina, eroina e acidi hanno cominciato facendosi una canna».

Cannabis terapeutica: uno studio scientifico
La cannabis terapeutica è una cura attiva in alcune parti del mondo da ben diciott’anni e secondo il National Institute for Clinical Excellence (NICE) migliorerebbe la qualità della vita dei pazienti che hanno potuto accedere al trattamento.
Secondo le ricerche condotte da un team di medici capitanato dal professore David John Nutt su 900 individui in Inghilterra, infatti, la pianta classificata come droga leggera migliorerebbe la qualità della vita di quei pazienti che soffrono di dolore cronico, sclerosi multipla, sindrome di Tourette, epilessia e stress da shock post traumatico. Dice lo studio: «Il 51% ha mostrato un miglioramento non solo nelle capacità di condurre una vita normale, una percentuale che raggiunge il 61,5% dopo tre mesi apportando miglioramenti anche in quei pazienti che soffrono di ansia, insonnia e depressione. Inoltre la mancanza di dati clinici ha dissuaso molti medici a prescrivere la cannabis terapeutica e queste nuove scoperte sono un grande passo avanti che aiutano a chiarire i benefici che questa pianta può avere su malati gravi».
Dunque la cannabis, nonostante i pareri contrari (tra cui chi ritiene che anche una legalizzazione possa continuare a giovare alle mafie tramite il riciclo di denaro e l’apertura di attività legali), sembrebbe avere molti benefici legati tanto alla salute di pazienti gravi quanto all’economia del Paese, portando un guadagno aggiuntivo allo stato e così permettendo la creazione di nuovi posti di lavoro. Nel frattempo, quali saranno le prossime mosse della politica?