Usa-Cina opposte dal virus: nuovi equilibri e l’Italia si guarda intorno

Usa–Cina: il Covid19 accende la nuova guerra fredda
Nel rapporto Usa-Cina gli attriti c’erano già prima: da un lato gli Usa che stanno ridefinendo la loro egemonia e dall’altro la Cina imperialista. Il virus ha fatto precipitare la situazione in un momento in cui per Pechino è l’anno della Via della Seta e per Washington quello che conduce alle elezioni.
Poste le questioni precedenti, come il 5G. Posto che gli Usa sono in difficoltà e hanno un debito enorme con la Cina. Posto che la Repubblica Popolare Cinese è un regime autoritario e ad aprile 2020 ha avuto una crescita economica eccezionale. Posto tutto questo: con la pandemia si giocherà una battaglia nella composizione degli equilibri globali futuri.
Lo scontro più importante sarà su chi riuscirà a stabilire la verità riguardo alla natura del virus. Se SARS-CoV-2 fosse di origine naturale la Cina continuerebbe la sua crescita sfruttando il ritardo causato dall’epidemia sugli altri paesi; al contrario se questa pandemia fosse nata da un virus creato in laboratorio o i cinesi avessero qualche colpa per la sua diffusione, l’America ne godrebbe. Entrambe hanno le ragioni per cercare di far prevalere la propria.
La verità sul virus, probabilmente, rimarrà la nostra verità, quella scritta dai nostri vincitori, coloro che prevarranno e riusciranno ad imporre la loro prospettiva. Questo terremoto geopolitico è molto forte e si sente più in Italia che negli altri stati. Per noi è arrivato un momento cruciale: decidere da che parte stare. A ovest gli Usa sovranisti, a nord l’Europa esigente, ad Est prima la Russia ambigua e poi la Cina inarrestabile.
Trump tratta con le multinazionali per farle rientrare in patria
Il virus ha accelerato le dinamiche di scontro tra Stati Uniti e Cina. Ma già negli ultimi anni qualcosa si stava muovendo. Gli Usa con l’elezione di Donald Trump hanno cambiato faccia e politica estera. Poco prima di finire il suo mandato Obama cercava di far passare il TTIP e il nuovo presidente qualche anno dopo ha imposto dei dazi commerciali sull’import-export di prodotti agroalimentari tra l’Europa e l’America.
Il comportamento degli Stati Uniti è radicalmente cambiato anche con il resto del mondo, nel modo stesso di presiedere la leadership mondiale. Il soft power americano è diventato diverso. Questo è avvenuto per mezzo della politica di Trump, scontrosa, assolutista, col vero obiettivo di concentrare le proprie forze: un modo per gestire l’avanzata cinese.
Xi Jinping, invece, ha nella Nuova Via della Seta un progetto concreto pronto per essere trattato con gli stati europei. La Cina è penetrata nel mercato del vecchio continente già con gli acquisti di diversi colossi in vari settori. In più ha creato delle aziende nazionali preziose, perfino nella telefonia. Negli ultimi trent’anni la Cina è passata dall’essere il paese della manodopera ad uno stato con un indice GDP PPP – ovvero il PIL rapportato alla possibilità d’acquisto – di gran lunga superiore a quello americano.
Ci sono stati i dazi commerciali trai due paesi, poi la querelle internazionale sul 5G con tutta la classe politica americana contraria a Huawei per i suoi alleati. In un momento in cui l’America prende la rincorsa e la Cina cavalca la Via della Sete, è arrivato il virus ad accendere la rivalità trai due blocchi.
Trump invita fermamente tutte le aziende delocalizzate in Cina a rientrare, è già in contatto con la Intel e sta facendo pressioni su Apple e Samsung; accusa il governo di Xi Jinping, che si difende. Gli Usa fanno un passo indietro verso la globalizzazione mentre la Cina si potrebbe offrire come creditore per i paesi in difficoltà. Il virus ha accelerato le divergenze trai due blocchi, in un mondo che sembra dovrà schierarsi.
La verità sul virus sarà quella di chi vince
Sarà che gli Usa non vogliono pagare il debito verso la Cina o che quest’ultima nasconde qualcosa, ma la verità sul virus diventa sempre più importante perché condurrà i vari stati ad una scelta: con chi stare? Accettare che gli Usa etichettino il virus artificiale con la carica di Montagnier e i suoi No VAX, pronti a svelarci le colpe della Cina, oppure che il SARS-CoV-2 è di origine naturale.
Sarà un gioco sporco e duro questo. In Italia emittenti come Tgcom accusano la Cina dall’inizio. Qualche settimana fa anche CNN ha iniziato ad incolpare il governo di Xi Jinping. Giorni dopo Trump ha rivelato che l’intelligence dei Five Eyes stava elaborando un rapporto sulle colpevolezze dalla Cina. Questi documenti non sono stati diffusi, ma è ovvio che c’è un’azione dietro. Un’azione mediatica e d’intelligence volta a scoprire i segreti di Pechino, anche nel caso in cui non dovesse averli.
Nel frattempo, grande parte della comunità scientifica, anche italiana, continua a sostenere la tesi secondo cui il virus sia di origine naturale. Ma quello che avverrà sarà una definizione della nostra verità stabilita dai nostri vincitori. Saranno molteplici, dalle manifestazioni mediatiche alle azioni di lobbying, i modi con cui uno cercherà di incolpare e l’altro di difendersi. Per ora è così, il virus è naturale secondo la scienza.
Non è prevedibile quanto tempo ci vorrà prima che le organizzazioni internazionali pertinenti riconoscano una verità definitiva riguardo al nuovo coronavirus e alla sua diffusione. Si afferma che il virus è naturale ma qualcuno potrebbe fare pressioni affinché questa posizione venga messa in discussione o viceversa rafforzata. Da un lato gli Usa con un interesse, dall’altro la Cina con un diverso obiettivo.
È facile così che si creino due vulgate, come del resto sta già avvenendo all’interno di ogni singolo stato. Quella di chi crede a Montagnier o mette in dubbio la trasparenza cinese; e quella di chi non riconosce nessuna colpa a Pechino. Se le organizzazioni internazionali possono prendersi del tempo, gli stati no: loro sono costretti a scegliere in un tempo più strettamente definito se dialogare con uno o con l’altro, qualora dovesse sopraggiungere un veto, plausibile dato che è già successo.
Cambiano gli equilibri: cosa farà l’Italia?
Alcuni equilibri internazionali, come detto precedentemente, erano già cambiati prima della pandemia. Anche in Europa le cose da alcuni anni sono diverse. La crisi delle banche irlandesi, i governi tecnici italiani, il terrorismo, il trattamento riservato alla Grecia, lo strano rapporto con Erdogan, la scelta della Gran Bretagna: tante cose insieme hanno messo in crisi la coesione europea. In questa fragilità, amplificata da Covid19, potrebbe inserirsi la Cina.
In Italia i problemi causati dalla pandemia si sono sentiti molto di più che in altri paesi. La penisola è stato il primo paese europeo ad essere colpito seriamente. Doppio colpo, perché la nostra è un’economia che avanza molto lentamente e la decrescita prevista dalla Commissione Europea in questo 2020 sarà del 9.5%, quasi due punti in più della media europea.
Anche altri stati sono in difficoltà e chiedono aiuto alle istituzioni europee che stanno rispondendo positivamente, ma la Germania e gli stati del Nord pongono dei freni. Se l’Ue non riuscirà a trovare un vero compromesso e la situazione dovesse complicarsi, è probabile che si farà avanti la Cina. Gli Stati dell’Est europeo e non solo, hanno già dialogato con il governo di Xi Jinping in passato. Lo stesso governo italiano, anche se ha sempre tenuto fede all’alleanza atlantica, ha fatto delle aperture alla Cina. E’ consapevole, però, che accettare aiuti economici da Pechino è molto diverso e potrebbe significare distaccarsi dagli Usa.
L’Italia ha bisogno di uscire con le proprie forze da questa situazione non cedendo alle proposte di nessuno, giocando su più tavoli e non intrappolandosi in vincoli esterni. Cercare di aumentare il proprio potere negoziale in Europa, come il governo sta facendo, è la strada giusta per non essere schiacciati dalla contrapposizione dei due blocchi.
Il virus dà una spinta alle questioni più rivelanti della politica globale, inasprisce i rapporti tra Washington e Pechino. Le due potenze mondiali dovranno giocarsi la partita sull’affermazione della “verità”. Da lì si partirà per la definizione degli assetti. L’Italia, come altri, dovrà scegliere senza rimanere ingabbiata tra le due potenze. Gli Stati Uniti non sono simpatici da tempo e in questo momento lo sono ancora meno. La Cina è un regime autoritario e questo deve far paura.